La preghiera del venerdì non significa moschea abusiva: la Cassazione da ragione ai musulmani di Oggiono

Ad Oggiono, in provincia di Lecco, si ripropone l’annosa questione della mancanza di luoghi di culto riconosciuti per la preghiera dei musulmani. Anche nel comune lombardo di 9000 abitanti si è posta appunto l’esigenza dei fedeli musulmani di svolgere la preghiera comunitaria. 

E così anche ad Oggiono come in numerosi comuni del Nord Italia il Comune ha contestato alla comunità islamica locale nella persona di Omar Sylla,  un cittadino ivoriano e presidente dell’associazione di aver modificato indebitamente la destinazione d’uso di un immobile verso luogo di culto. 

Ieri la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con cui la Corte D’Appello di Milano aveva condannato Sylla a 3000 euro di multa per violazione delle norme edilizie. 

La Cassazione ha stabilito che il fatto che il venerdì si svolga la preghiera all’interno dei locali dell’associazione non costituisce di per sè un cambiamento della destinazione d’uso. 

La comunità islamica di Oggiono ha usato i locali in questione per 13 anni fino a quando 5 anni il sindaco della cittadina non ha ingaggiato una battaglia legale per far chiudere l’associazione. 

Ibrahim Sylla, vicepresidente dell’associazione ci spiega che: “la nostra associazione svolge moltissime attività, soprattutto la nostra preoccupazione è insegnare la nostra religione ai bambini, ai nostri figli, poi occuparci della comunità a livello sociale e culturale, ci occupiamo delle feste per le nascite, dei matrimoni, aiutiamo chi è in difficoltà, abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con la cittadinanza però l’amministrazione ci ha perseguitato solo perchè facevamo la preghiera.” 

Il locale oggetto della sentenza ora non è più occupato dalla comunità che come spiega Ibrahim: “si sta organizzando per trovare un’alternativa per continuare le attività.”

L’associazione e il suo presidente avevano avuto ragione in primo grado ma dopo la Corte d’Appello aveva dato ragione al comune, ora la Cassazione dice che è tutto da rifare. 

In tutta Italia, per sopperire alla concreta impossibilità di realizzare luoghi di culto i musulmani compiono le loro preghiere in locali associativi. Che questa attività sia accessoria o meno rispetto alle altre attività associative, le autorità municipali spesso contestano l’utilizzo dei locali per attività difforme dalla destinazione d’uso urbanistica.

Il Viminale ha censito oltre 1200 “strutture islamiche” che sopperiscono alla mancanza di spazi adeguati per i 2 milioni e mezzo di musulmani in Italia (tra cui circa un milione di cittadini italiani). 

 

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