Era l’Agosto di un anno fa quando il dottor Rashid non voleva lasciare la mano della propria figlia Zainab di soli sei anni. Non voleva lasciare che i medici spegnessero le macchine che aiutavano la figlia a respirare. La polizia britannica della regione del Northumberland, chiamata dall’ospedale, non ha voluto sentire ragioni e ha fatto ciò che ha creduto essere il proprio dovere.
In questi giorni è stato pubblicato dai media il video che mostra il dottor Rashid Abbasi, un medico esperto di malattie respiratorie e che ha lavorato per oltre trent’anni per il servizio sanitario britannico e la moglie Aliya, anche essa medico, che vengono allontanati in modo coatto ed energico e a tratti insolente, dal letto della propria figlia, per permettere ai medici di interrompere il supporto respiratorio di un caso ritenuto oramai incurabile. I genitori ritenevano esserci ancora possibilità di cura per la piccola Zaynab affetta da una rara malattia genetica.
LA LOTTA DI UNO SCIENZIATO CONTRO LA SCIENZA
Non è stata la prima volta che il dottor Rashid ha problemi simili con la polizia e non solo. Già nel Febbraio 2019 fu arrestato in un altro ospedale perché rifiutava di lasciare il reparto in cui era ricoverata la figlia.
Questo caso, per quanto toccante ed emblematico delle infinite possibili considerazioni sul fine vita, contiene però un elemento che lo rende ancora più difficilmente risolvibile. I genitori della piccola sono entrambi medici e già in due precedenti occasioni, nel 2016 e nel 2018, nel corso di precedenti ricoveri di Zaynab presso reparti di terapia intensiva, i medici avevano proposto di porre fine ai trattamenti, ma i nostri erano di idea differente e grazie alla loro insistenza ottennero che la piccola fosse trattata con alte dosi di steroidi: la loro idea si rivelo giusta. Ciò nonostante entrambi sono stati segnalati dai servizi sociali con l’accusa di aver ostacolato i trattamenti di Zaynab, di aver somministrato farmaci non prescritti e di aver somministrato troppo ossigeno.
PROPAGANDA SCIENTISTA
L’idea che la scienza ufficiale sia come un monolite capace di un’unica voce dovrebbe essere stata superata da tempo, se non fosse altro per l’evidente pluralità di opinioni che ci ha mostrato la recente epidemia. Che poi questa cosiddetta scienza ufficiale sia sempre e comunque superiore a tutte le altre, è evidentemente più un pregiudizio ideologico che un argomento scientifico. Di questa scienza si sta evidentemente facendo un uso sempre più strumentale , la mentalità che sottende certi atteggiamenti sprezzanti e che possono sembrare impietosi, come quelli mostrati nel video, si nutre proprio di questa propaganda scientista. Negazionisti, complottisti, no vax, sono alcuni dei tanti appellativi con cui zittire chi lotta per il diritto alla propria autodeterminazione in materia di salute.
Nonostante, almeno nel nostro paese, la legge sul fine vita abbia affrontato il problema in modo sicuramente non superficiale, tanto che verosimilmente situazioni come quella mostrata nel video non potrebbero accadere, rimangono degli aspetti ideologici che non risparmiano nessuno a prescindere dall’ambito legislativo all’interno del quale ci si muove e che minacciano la libertà di cura.
Questo caso non è tanto emblematico delle difficoltà delle decisioni che riguardano il fine vita quanto di una mentalità scientista che può fornire il terreno per atteggiamenti inumani nei confronti di chi voglia curarsi diversamente. La fallibilità di qualsiasi scienza deve essere messa in conto. L’obbligatorietà di un qualsiasi trattamento deve presupporne l’infallibilità, diversamente saremmo di fronte alla riduzione dell’uomo a puro oggetto.
PROVE DI FASCISMO SANITARIO
Intanto presso la camera dei deputati il 15 Luglio scorso è stata presentata una proposta di legge concernente “i reati di istigazione a disobbedire alla legge elettorale, di isolamento sociale o affettivo e di istigazione alla rinuncia o al rifiuto dei trattamenti sanitari” (Proposta di legge C. 2592), sarà bene sorvegliarne i lavori.