In un comunicato stampa congiunto dell’11 maggio Jamie McGoldrick, coordinatore umanitario nei territori palestinesi occupati, James Heenan, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani e Genevieve Boutin, rappresentante speciale dell’UNICEF nello Stato di Palestina hanno fatto appello al rilascio immediato di tutti i bambini palestinesi dalle detenzioni israeliane al fine di salvaguardare il loro diritto alla vita, anche alla luce dei rischi rappresentati dall’epidemia di Coronavirus.
Nonostante ciò, il 24 luglio l’organizzazione dei diritti umani Defense for Children International – Palestine ha fatto un ulteriore appello in quanto a fine giugno i bambini palestinesi detenuti nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani erano ancora 151 di cui quattordici di 14-15 anni e il 79% detenuti all’interno di Israele, che equivale ad un trasferimento illegale in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.
Inoltre, dall’inizio della crisi Covid-19 quasi tutte le visite in carcere sono state cancellate e ai bambini sono stati negati i contatti con le loro famiglie e con gli avvocati, provocando loro un’ulteriore difficoltà e sofferenza psicologica.
Il 2 aprile scorso, seppur questi bambini non avessero diritto a telefonate regolari, a seguito di una petizione all’Alta Corte di giustizia di Israele, i servizi carcerari israeliani hanno emesso un ordine temporaneo che gli consentisse di parlare al telefono con le loro famiglie per 10 minuti una volta ogni due settimane per la durata della crisi Covid-19.
Nonostante il provvedimento, i bambini nel carcere di Megiddo (nord di Israele) hanno potuto chiamare le loro famiglie solo una volta l’8 aprile, e ai bambini nella prigione di Ofer (Cisgiordania) non è mai stato permesso di usare il telefono, secondo l’organizzazione dei diritti umani israeliana, HaMoked. A fine giugno, 89 bambini erano detenuti nelle sole carceri israeliane di Ofer e Megiddo, secondo i dati dei servizi carcerari israeliani.
Israele ha ratificato la Convezione dei Diritti del Bambino nel 1991, impegnandosi ad attuare tutti i diritti e le protezioni inclusi nel trattato, compreso il fatto che l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione primaria in tutte le decisioni che riguardano i bambini, e la detenzione deve essere usata solo come una misura di ultima istanza per il periodo più breve possibile.
Israele ha la peculiarità di essere l’unico paese al mondo che detiene e persegue sistematicamente i bambini nei tribunali militari, privando così questi imputati minorenni dei diritti e delle protezioni fondamentali del giusto processo.
In particolare, ogni anno Israele detiene e persegue tra 500 e 700 bambini palestinesi nei tribunali militari. Quasi tre bambini palestinesi su quattro detenuti dalle forze israeliane subiscono una qualche forma di violenza fisica, secondo i dati raccolti da Defense for Children International- Palestine.
E’ riprovevole come le forze di occupazione israeliane abbiano continuato e continuino a violare i diritti dei bambini palestinesi, attraverso arresti, detenzioni, atti denigratori, violenze fisiche e verbali e persino omicidi, senza essere perseguite, nonostante i vari appelli fatti dalla comunità internazionale.
Ad esempio, come riportato dal Centro Palestinese per i Diritti umani (Palestinian Centre for Human Rights), il 13 maggio le forze di occupazione israeliane, durante un raid nel campo dei rifugiati al-Fawar nell’Hebron del sud, hanno ucciso un bambino dopo averlo colpito con arma da fuoco alla testa mentre era sul tetto di casa sua. In seguito, le forze israeliane hanno sparato altri proiettili indiscriminatamente contro alcuni giovani che lanciavano delle pietre, ferendo quattro persone tra cui un bambino.
Successivamente, il 26 giugno, in occasione della Giornata Internazionale a sostegno delle vittime della tortura, il centro per i diritti umani Al Mezan ha riportato 91 testimonianze relative alla tortura e agli abusi sui bambini palestinesi che tentavano di attraversare la zona cuscinetto imposta da Israele, o area ad accesso limitato, a Gaza.
Questa documentazione mostra esempi di tortura e trattamento o punizione crudele, inumana e degradante (CIDTP) che hanno avuto luogo nel periodo 2015-2019, comprese aggressioni verbali e fisiche, attacchi da parte di cani militari e immobilizzazione in posizioni dolorose, durante la custodia cautelare dei bambini.
Al Mezan ha riportato come dei 91 bambini, 34 hanno denunciato abusi verbali e sei hanno riferito di essere stati trattenuti in posizioni dolorose per lunghi periodi di tempo, una tecnica di tortura ricorrente negli interrogatori israeliani. Durante il loro arresto, 33 bambini hanno riferito di essere stati picchiati e 27 hanno detto di essere stati attaccati da cani militari. Ottantatré hanno riferito di essere stati costretti a togliersi i vestiti in modo umiliante prima del loro arresto, con molti rimasti nudi per la durata del loro trasferimento al centro di detenzione, e 85 bambini hanno riferito di essere stati bendati anche per quel periodo.
Le forze israeliane al muro di separazione tra la Striscia di Gaza e Israele hanno sparato munizioni vere in 66 casi e quattro bambini hanno riferito di essere stati feriti anche prima del loro arresto. Il monitoraggio e la documentazione di Al Mezan in quel periodo mostrano che i militari uccisero otto bambini nella zona cuscinetto che stavano tentando di lasciare Gaza.
Il divieto della tortura è assoluto e, sebbene Israele abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (UN CAT), ad oggi, la legge israeliana non include il divieto o la criminalizzazione della tortura.
Perciò, le diffuse tendenze degli attori statali e dei militari che torturano e abusano i palestinesi, compresi i bambini di Gaza, continuano a essere denunciate con impunità.
Le denunce degli abusi di potere nei confronti dei bambini palestinesi, di torture e trattamenti o punizioni crudeli, inumane e degradanti, insieme alla situazione attuale dei bambini detenuti nelle carceri israeliane è estremamente allarmante.
Questo costituisce una gravissima violazione del diritto internazionale che deve suscitare in ciascuno di noi un sentimento di solidarietà e un desiderio di giustizia per i responsabili di tali reati.
La comunità internazionale ha il dovere etico e morale di porre fine alle pratiche di tortura e maltrattamenti commessi da Israele contro i bambini palestinesi.
I bambini palestinesi sono bambini come tutti gli altri e ogni bambino rappresenta un gioiello prezioso dell’umanità da proteggere e difendere. Ogni bambino è innocente, indipendentemente dalla sua origine, e perciò merita di vivere in libertà.
I bambini palestinesi hanno il diritto alla loro sacrosanta libertà: la libertà di vivere un’infanzia serena, senza incorrere nel terrore e nella violenza delle forze occupanti.