Thilo Sarrazin a lungo esponente di peso della SPD (il partito socialdemocratico tedesco) è stato espulso dal partito per aver ripetutamente assunto posizioni xenofobe ed islamofobe ma sono serviti dieci anni per farlo, questo perché Sarrazin ha goduto dell’appoggio di membri di primissimo piano della socialdemocrazia tedesca. Il caso sollecita una riflessione sul rapporto tra le sinistre europee e i musulmani.
Alla fine lo hanno espulso dal partito, SPD, la socialdemocrazia coniugata, quella di Willy Brandt al tempo suo e che oggi, destino sembra ineluttabile delle socialdemocrazie, è diventata una compagine di centro che gareggia in moderatismo con il partito di Angela Merkel con il quale governa da due anni e mezzo nella Grosse Koalition.
Thilo Sarrazin è stato un grand commis dello Stato tedesco, un economista più che un politico, che ha ricoperto importanti funzioni ai vertici del Deutsche Bahn, l’ente nazionale delle ferrovie tedesche e poi Finanzsenator, assessore alle finanze della città-stato di Berlino.
Ad onta della filosofia di welfare del SPD, Sarrazin si distinse per le sue posizioni “rigoriste” in merito ai sussidi di disoccupazione che a suo dire erano un modo per consentire alla gente di “tenere alta la temperatura del riscaldamento e aprire al contempo le finestre” e contro l’aumento delle pensioni di anzianità quando invece il governo avrebbe dovuto preparare i cittadini anziani a un “lento declino verso il livello di sussistenza”.
Quello che poi fece traboccare il vaso della pazienza del partito fu nel 2010 la pubblicazione di un suo testo, Deutschland schafft sich ab (la Germania si autodistrugge) nel quale sosteneva la necessità di chiudere le frontiere agli immigrati, in specie musulmani, in quanto avrebbero compromesso l’identità tedesca.
Le tesi sostenute gli attirarono ostilità nel suo partito e la simpatia della AFD (Alternative für Deutschland), la compagine nazionalista venata di nostalgismo che stava prendendo piede nello Stato federale, che lo invitò spesso a suoi convegni ed eventi.
Nel 2018, pubblicò una nuova esternazione “Feindliche Übernahme: Wie der Islam den Fortschritt behindert und die Gesellschaft bedroht (Sostituzione violenta: Come l’islam danneggia il progresso e minaccia la società) nel quale ribadiva le sue tesi.
In tale volume, l’autore indicava come una minaccia per la democrazia e il benessere della Germania la demografia degli immigrati musulmani, negava la loro possibilità d’integrazione arrivando fino a sostenere la necessità della loro esplusione manu militari se necessario.
Evidentemente troppo anche per un partito “moderato” e l’espulsione è stata inevitabile.
Ci si potrebbe chiedere perché c’hanno messo tanto ma la domanda più utile riguarda invece la relazione tra le comunità islamiche in Europa e le istituzioni politiche e le loro articolazioni ideologiche.
Per rimanere nella fattispecie tedesca abbiamo interpellato Belal El-Mogaddedi eminente membro della German Muslim League e Nezar Mahmoud, membro del the think tank European Muslim Network
La prima domanda che ci siamo posti è perché nonostante le sue sfuriate scioviniste e islamofobe datate 10 anni fa, l’espulsione definitiva dal partito ha richiesto così tanto tempo?
Belal El-Mogaddedi:
“La questione dell’espulsione da un partito è giuridicamente delicata in Germania. Gli ostacoli per espellere un membro di un partito sono molti. Ciò è dovuto all’esperienza della Germania con il nazionalsocialismo hitleriano quando la libertà di parola è stata calpestata. Sarrazin ha nascosto i suoi insulti razzisti, anti-musulmani e anti-islamici dietro quello che riteneva il diritto di esercitare la sua specifica comprensione della libertà di parola. Inoltre, Sarrazin aveva alcuni influenti sostenitori nel suo partito, che concordavano con parti della sua analisi sugli stranieri in generale, tra cui spiccano l’ex cancelliere Helmut Schmidt e Klaus von Dohnanyi, ex sindaco di Amburgo; entrambi membri di peso dell’SPD.
Nonostante la sua espulsione dal partito, Sarrazin utilizzerà tutti i mezzi legali disponibili per resistervi. Tuttavia, fino a una decisione finale del tribunale, la sua espulsione rimane in vigore. Se i tribunali decidessero che i suoi diritti sono stati violati, può rientrare nell’SPD. Vediamo cosa succede dopo. Questa storia non è ancora finita …”
Nezar Mahmoud:
“Il caso di Thilo Sarrazin è un ottimo esempio che mostra l’ambivalenza nell’establishment politico e mediatico tedesco, che non è riuscito a prendere una posizione chiara e unita contro il razzismo e l’islamofobia.
Mentre alcuni leader politici all’interno del Partito socialdemocratico hanno chiesto la sua esclusione già nel 2010, non va dimenticato che le pubblicazioni razziste di Thilo Sarrazin sono state molto popolari: i media gli hanno dato una grande eco e ha goduto dell’attenzione del pubblico, tra cui anche il sostegno dei membri del Partito socialdemocratico tedesco.
Di conseguenza, il primo tentativo di escluderlo dal partito è fallito, a causa del sostegno di Sarrazin da parte della leadership locale del partito nel suo collegio elettorale a Berlino. Inoltre l’ex cancelliere Helmut Schmitt ha descritto il primo tentativo di esclusione come “una sciocchezza”.
Solo dopo ulteriori pubblicazioni razziste, il Partito socialdemocratico ha avviato un altro tentativo di escludere Thilo Sarrazin nel 2019. Il tribunale arbitrale interno al partito di Berlino sostiene la decisione per la sua esclusione, tuttavia Thilo Sarrahin fa appello contro questa decisione. Potrebbero volerci altri anni prima di un risultato finale.”
Come sta andando l’inserimento / integrazione della comunità islamica nella Bundesepublik? e in particolare quella dei profughi turchi e siriani?
Belal El-Mogaddedi:
“Ho un’opinione molto personale su questo tema. Non accetto né “integrazione” né “inserimento”. Integrazione o inserimento in COSA ??? Non esiste una cultura tedesca in quanto tale, in cui io come musulmano devo integrarmi. Chi solleva lo slogan “Integrazione” non può dirmi di cosa si tratta. Non esiste una cultura generale in Germania, con la quale TUTTI i tedeschi si identificano. Secondo me, chiunque si attenga alle leggi della Germania e accetti che la base della convivenza sia la Legge fondamentale della Germania, il “Grundgesetz” è INTEGRATO, che sia un migrante o no! Punto!
La vera domanda nascosta è la seguente: i musulmani possono permettersi di vivere come musulmani praticanti in Germania, pur accettando la Legge fondamentale come denominatore comune? Certo che possono! La stragrande maggioranza dei turchi e dei siriani o di altri gruppi musulmani arrivati decenni o pochi anni fa in Germania sono cittadini rispettosi della legge con i loro specifici background culturali, convinzioni religiose e caratteristiche individuali. Sono rispettosi della legge e produttivi. Non sono loro il problema. Il problema risiede all’interno dell’establishment politico tedesco e di parti dell’opinione pubblica tedesca che non considera la Germania un paese di immigrazione, nonostante oltre il 25% di tutti i tedeschi abbia un background migratorio. C’è una forte sfumatura razzista in questa discussione, spinta da media molto influenti ed elementi islamofobi in TUTTI i partiti politici.”
Nezar Mahmoud:
“In generale, l’inserimento di persone di origine turca dal loro arrivo negli anni ’60 e ’70, nonché di siriani arrivati durante la crisi dei rifugiati nel 2015, è una storia di successo sottovalutata. Le persone di origine turca sono state fondamentali nello sforzo di ricostruzione dell’industria tedesca dopo la seconda guerra mondiale, pagano le tasse, i loro figli e nipoti frequentano le scuole e le università tedesche e hanno ampiamente accettato la cittadinanza tedesca. Sono parte integrante della società tedesca.
Tuttavia la continua esperienza di discriminazione e regolari attacchi letali mostrano anche la reazione della società tedesca verso la presenza di persone con background migratorio: l’intero spettro dagli atteggiamenti razzisti latenti nella vita pubblica va da quella ordinaria alle sacche di radicalismo estremo. Un recente attacco nella città di Hanau nel marzo 2020 ha prodotto 9 vittime che avevano precedenti di immigrazione. Ovviamente parti della società tedesca lottano ancora pesantemente contro questa integrazione / inserimento di successo di persone di origine turca e vogliono continuare a stigmatizzarle come “altre”.
Anche l’arrivo dei rifugiati siriani nel 2015 e la reazione dell’opinione pubblica in Germania esemplificano l’ambivalenza: una parte della società tedesca ha accolto apertamente queste vittime della guerra e ha mobilitato un’incredibile ondata di solidarietà. Un’altra parte della società tedesca è rimasta profondamente scioccata dal fatto che il cancelliere conservatore Merkel abbia consentito l’immigrazione di circa un milione di rifugiati principalmente siriani. Di conseguenza, il partito di destra AFD è emerso e ha rapidamente ottenuto un significativo successo politico.”
Come valuti l’atteggiamento delle altre forze politiche, esclusa l’AFD nei confronti della comunità musulmana? Quale potrebbe essere il futuro della rappresentanza politica dei musulmani in Germania?
Belal El-Mogaddedi:
“L’atteggiamento dei cosiddetti partiti democratici nei confronti dei musulmani è del tutto ambivalente. Esempio: il parlamento tedesco è composto da 709 membri. Di questi solo 58 sono musulmani. La percentuale più alta di questi musulmani si trova nel partito “Die Linke”. La percentuale più bassa è nella CDU / CSU. Tuttavia, di questi musulmani NESSUNO è collegato alla base della vita musulmana in Germania, alle moschee, ai centri culturali islamici. Quasi nessuno di questi parlamentari pratica la propria religione.
Troviamo pregiudizi contro i musulmani praticanti in tutti i partiti, compreso il Partito dei Verdi. Ad esempio:recentemente un gruppo di musulmani praticanti e molto attivi che erano membri del Partito dei Verdi ad Amburgo hanno ricevuto ordini di espulsione dal Partito sulla base del loro sostegno a un ente di beneficenza musulmano legalmente registrato e molto attivo in Germania, che le agenzie di sicurezza considerano essere “salafita”. Il pregiudizio anti-musulmano è presente in misura diversa in tutti i partiti politici in Germania.
Gli organi di rappresentanza musulmani in Germania sono diversi e riflettono i diversi background culturali dei musulmani in Germania. Gli organismi più forti per numero sono quelli dei turchi, rappresentati da DITIB e Milli Görüs. Tuttavia, quello più influente e culturalmente più diversificato è lo ZMD, il Consiglio Centrale dei musulmani in Germania.
Il problema, almeno secondo me, che abbiamo noi musulmani in Germania è che non siamo finanziariamente autosufficienti e autosufficienti. La stragrande maggioranza dei programmi condotti dagli organismi di rappresentanza musulmani è finanziata con denaro pubblico. Non esiste un sistema “WAQF” autosufficiente in atto, che potrebbe creare un livello di attivismo musulmano senza prendere in considerazione le richieste avanzate dalle agenzie di donatori pubbliche. Finché questo problema non verrà affrontato, i musulmani in Germania avranno solo un’influenza limitata nella configurazione dei (loro) affari pubblici.”
Nezar Mahmoud:
“L’emergere del partito AFD e le sue vittorie schiaccianti è uno shock enorme per il sistema politico in Germania. Non è stato immaginato che 70 anni dopo la morte di Hitler potesse esistere in Germania un altro partito populista radicale, palesemente razzista. In soli due, tre anni l’AFD è diventata la terza potenza più forte nel Bundestag tedesco (parlamento federale) e ha superato i partiti tradizionali come i Verdi e il Partito Liberale.
Da allora, la leadership politica consolidata in tutti gli altri principali partiti – forse per disperazione o nel tentativo di una nuova strategia – oscilla tra due reazioni estreme: da un lato l’opposizione totale all’AFD per sostenere l’immagine di una Germania moderna e liberale dall’altro cerca d’imporre un’ agenda di destra per placare i propri elettori populisti.
In questo ambiente di demagogia alimentato dai social media, non solo le minoranze etniche e religiose vengono sempre più attaccate e uccise, come nel caso precedentemente citato nella città di Hanau nel marzo 2020 e la sparatoria in una sinagoga ebraica nella città di Halle nel 2019. Ma anche i leader politici che prendono posizione coraggiosamente a favore del multiculturalismo e dei rifugiati sono direttamente presi di mira dagli estremisti di destra: i casi più famosi sono il presidente distrettuale Walter Lübcke nella città di Kassel e un membro del Partito cristiano conservatore che è stato ucciso a giugno 2019. Henriette Reker è stata gravemente ferita nell’ottobre 2015 (insieme ad altre quattro persone), un giorno prima di essere nominata sindaco della città di Colonia.
Di frone a questa esplosione di attacchi di destra, l’attuale dibattito pubblico in Germania si concentra sulla questione se queste atrocità siano atti di individui isolati (teoria del lupo solitario) o se organizzazioni clandestine stiano minacciando la sicurezza pubblica e siano già riuscite a infiltrarsi nell’esercito tedesco e nelle forze di polizia.
Di conseguenza, è ancora più difficile per le comunità musulmane essere ascoltate e ottenere il sostegno pubblico alle loro preoccupazioni. I leader di tutto lo spettro politico sanno che potrebbero pagare un prezzo elevato nell’attuale clima di aperta islamofobia.
Qual è la prospettiva per le comunità musulmane sulla questione della rappresentanza politica? Dal mio punto di vista personale, trovare un interesse politico più ampio e un’efficace contro-strategia contro l’epidemia di populismo è una questione urgente non solo per i musulmani in Occidente, ma per tutte le minoranze e anche per l’intera società occidentale. Questa crisi porta in superficie varie questioni complesse, profonde e inconsce, che animano una frustrazione e ribellione collettive. Posso solo immaginare che il percorso per affrontare queste sfide richiederà, tra i tanti elementi, una nuova volontà di onestà e integrità, coraggio per ampie alleanze civiche e fiducia per sollevare la questione della spiritualità e della compassione.”