L’età di Aisha e la narrazione islamofoba su Islam e pedofilia smentita dalla Storia

Nel corso dei millenni la ricetta per giustificare le violenze si è basata perlopiù su un ingrediente primario: de-umanizzare per odiare, odiare per brutalizzare. Questo non significa certo soffocare nel perbenismo e nel politicamente corretto qualsiasi critica a comportamenti non consoni con il sano sviluppo psicologico ed intellettuale della persona. La critica è uno degli strumenti chiave di analisi di un’idea e della sua validità. Quando questa però viene deturpata da un’agenda che a priori mira a distruggere senza analizzare con sincerità i disastri avvengono.

Esempi sono i genocidi dei regimi nazi-fascisti e comunisti ma anche le violenze odierne che in nome di alcuni ideali giustificano il bombardamento indiscriminato di combattenti e non, come gli USA, o che nel nome di un’ideologia politica giustificano l’internamento di un intero popolo come fa la Cina.

Fra gli attacchi più infimi che sono stati utilizzati per demonizzare l’Islam e i musulmani e giustificare violenze e politiche di oppressione vi è la critica all’età del matrimonio fra il Profeta Muhammad (pbsl) e la madre dei Credenti Aisha. La bassezza non è certo legata all’oggetto della critica, essa è invece legata all’enorme ignoranza storica che ha dato origine alla stessa. Rispondiamo dunque a questa debole critica anacronistica.  

La critica

In sintesi, l’argomentazione di chi usa l’età di Aisha afferma che il fatto che il Profeta Muhammad (pbsl) abbia sposato Aisha quando lei era molto giovane è immorale e quindi il Profeta non deve essere seguito e la sua affermazione di essere Messaggero divino sarebbe invalidata. Chi persiste nel seguire il Profeta nonostante ciò appoggia tale supposta “immoralità” o è ignorante e, in entrambi i casi, la de-umanizzazione viene giustificata e dunque l’odio.

Tralasciando le teorie moderne che fissano l’età di Aisha intorno ai 13 anni, la narrazione a cui fa riferimento la critica è riportata dalla raccolta di racconti profetici autentici di Bukhari e Muslim, in cui è Aisha stessa a ricordare di essersi sposata a 6 anni ed aver consumato il matrimonio a 9 anni ed di aver vissuto con il Profeta fino alla morte di lui 9 anni dopo (Bukhari, libro 67, hadith 70).

Il primo punto di risposta è il seguente: il Profeta Muhammad (pbsl) non fu mai criticato per il suo matrimonio con Aisha, né dai politeisti che tentarono di ucciderlo e di tacciarlo di menzogna per anni, né dai critici medievali non musulmani la cui unica vocazione era screditare il Profeta, né da autori ed intellettuali più tardi fino al XX secolo. I politeisti Quraysh tentarono in ogni modo di screditare il Profeta ma nessuno di loro lo accusò di essere immorale per essersi sposato con Aisha proprio perché al tempo era una pratica normale.

“Gli abusi che subì dagli idolatri Quraysh furono brutali. Non risparmiarono alcuna opportunità per demonizzarlo, divorziarono le sue figlie, esiliarono e bloccarono l’accesso al cibo per il suo intero clan per tre anni. Per quanto riguarda l’assalto fisico, ‘Uqba b. Abi Muayayt lo strangolò da dietro mentre pregava in pubblico, Abu Jahl ordinò che gli intestini di cammello venissero scaricati su di lui mentre si prostrava, ‘Utayba b. Abi Lahab gli sputò addosso e altri lo picchiarono inconsapevolmente.” (Elshinawi e Suleiman, 2017)

I critici medievali furono ancora più velenosi nei loro attacchi. La de-umanizzazione era necessaria per giustificare le crociate contro i “saraceni” del resto. Il clero cattolico dipinse un’immagine orribile del Profeta mentendo, storpiando i testi e cercando ad ogni modo di intaccare la validità dell’Islam. La promessa della remissione dei peccati da parte di Papa Urbano II e del clero cristiano in generale e la sete per le ricchezze dei musulmani promossa dalla propaganda di individui quali Bernard di Clairvaux fecero gola a molti in Europa (Frankopan, 2016: 137-144) e vere e proprie campagne con le peggiori fake news vennero messe in piedi da predicatori dell’odio quali Pietro l’eremita per giustificare il massacro dei musulmani (Hagenmeyer, 1879).

“I crociati aprirono gli stomaci dei morti perché qualcuno disse che a volte i musulmani ingoiavano il loro oro per nasconderlo. Più tardi, quando i cadaveri furono bruciati, i crociati cercavano l’oro fuso che si aspettavano di vedere scorrere sul terreno.” (Hull, 1999)

Tale fu la brutalità che durante la caduta di Gerusalemme ad opera dei Crociati, culmine questa delle campagne di odio appena descritte, i cumuli dei corpi di musulmani raggiungevano l’altezza delle abitazioni e “nessuno di loro fu lasciato in vita. Né donne né bambini furono risparmiati” (Frankopan 2016:136). Nonostante tutto ciò, in nessuna delle critiche, delle de-umanizzazioni e degli attacchi attuati troviamo un riferimento all’età di Aisha. Questo non è attribuibile ad una ignoranza dei testi islamici, anzi, vi erano veri e propri sforzi per tentare di scovare il fatto demonizzante e giustificare le violenze. Pietro il venerabile ad esempio, abate di Cluny ed uno dei maggiori teologi in Francia al tempo delle crociate, lavorò per tradurre il Corano con il fine di mostrare quanto “deviato, vergognoso e pericoloso” fosse l’Islam (Frankopan, 2016:147).

Rivendicare la storia sull’ignoranza anacronistica

Un altro interessante testo è quello del teologo inglese Pridaux Humphrey La vera natura dell’impostura pienamente mostrata nella vita di Mahomet del 1697. Il testo analizza in chiave apologetica ed anti-Islam la vita del Profeta Muhammad (pbsl) utilizzando fonti islamiche con il fine di provare appunto la presunta impostura del Profeta. A pagina 52 del testo, Pridaux parla del matrimonio di Aisha con il Profeta. In quella che per Pridaux avrebbe dovuto essere un’occasione perfetta per attaccare moralmente il Profeta avviene l’ovvio, nessun attacco. Anzi, lo stesso Pridaux prende premura di spiegare con cura perché Aisha avesse sposato da giovane il Profeta anticipando addirittura di un anno l’età del consumo del matrimonio, ed equiparandola con la norma del tempo e del luogo facendo anche riferimento a come ciò fosse una pratica normale in un’area vasta del mondo allora conosciuto.  (Pridaux, 16997:52)

Estratto dal testo di Pridaux

“(Dopo la morte della prima moglie Khadija, Muhammad) prese al suo posto altre due mogli, Ayesha, la figlia di Abu Beker; e Sewda, la figlia di Zama; e poco dopo aggiunse loro Haphsa, la figlia di Omar; in tal modo, diventando genero di tre dei principali uomini del suo partito, li rese con quell’alleanza, ancor più saldamente legati al suo interesse. Ayesha aveva allora solo sei anni, e quindi non consumò fino a due anni dopo, quando lei aveva otto anni pieni. Perché è normale in quei paesi caldi, come in tutta l’India, che è nella stessa fascia climatica dell’Arabia, che le donne siano mature per il matrimonio a quell’età e che abbiano anche figli l’anno successivo.” (Pridaux, 1697:52).

La lezione storica è chiara: persino in un testo scritto specificatamente per attaccare il carattere e la veridicità del Profeta solo 300 anni fa la differenza di età fra Aisha (r) ed il Profeta (pbsl) era considerata la norma ad un tale livello da non considerare il fatto un elemento degno di essere usato come attacco ad hominem.

Con una naturalezza simile a quella di Pridaux, il celebre storico Edward Gibbon, vissuto nel XIX secolo, commenta sul matrimonio fra Aisha ed il Profeta al capitolo 50 de La storia del declino e della caduta dell’Impero Romano con le seguenti parole:

“Ciò che è abbastanza singolare è che esse (le mogli del Profeta) erano tutte vedove, tranne Ayesha, la figlia di Abubeker. Era senza dubbio una vergine, poiché Mahomet ha consumato le sue nozze (tale è la maturità prematura del clima) quando aveva solo nove anni. La giovinezza, la bellezza, lo spirito di Ayesha, le diede un superiore ascendente: era amata e fidata dal profeta; e, dopo la sua morte, la figlia di Abubeker è stata a lungo venerata come la madre dei fedeli”     (Gibbon, 1776)

La storica, ricercatrice presso la Royal Society canadese, autrice ed esperta sul ruolo delle donne nel medioevo Margaret Wade Labarge (m. 2009) commenta su quella che fu la tendenza storica nei secoli quando si parla di età di matrimonio affermando

“Bisogna ricordare che molte vedove medievali non erano anziane. Le eredi importanti erano spesso sposate nell’età compresa fra i 5 e i 10 anni e si ritrovavano vedove in adolescenza” (Labarge, 1997:52)

Nella ricerca pubblicata da Richard Wortley, direttore dell’istituto di scienze per la sicurezza e il crimine presso l’University College, e Stephen Smallbone, professore presso la scuola di criminologia e giustizia criminale della Griffith University, i due esperti ricordano che

“Nelle società europee medievali e della prima età moderna, l’età del matrimonio è rimasta bassa, con casi documentati di spose di appena sette anni, anche se i matrimoni in genere non sono stati consumati fino a quando la ragazza non avesse raggiunto la pubertà (Bullough, 2004). […] Bullough riporta in caso del 1689 di una sposa di 9 anni in Virginia.

 All’inizio dell’Inghilterra del diciannovesimo secolo, era legale avere relazioni sessuali con una giovane di 10 anni.” (Wortley e Smallbone, 2012:10)

L’età di consenso, ricordiamolo, definisce il momento dal quale la relazione intima viene considerata lecita e valida per legge a prescindere dalla differenza di età fra le parti se le stesse hanno raggiunto la soglia dell’età del consenso. Quest’età in passato era legata principalmente alla pubertà e la tendenza non è sempre stata quella di ritardare l’età del consenso. In Inghilterra ad esempio l’età di consenso era di 12 anni nel 1275 e fu ridotta a 10 nel 1576. In America l’età media di consenso era anche fra i 10 ed i 12 anni (Marshall Cavendish, 2010:54) ed oggi in Italia l’età di consenso è di 14.

Il giurista, economista e giudice supremo della Corte d’appello degli Stati Uniti Richard Posner, nel testo di analisi sulle leggi statunitensi in materia di relazioni intime Una guida sulle leggi americane sul sesso osserva che: La legge che regola l’età di consenso è cambiata in modo drammatico negli USA in questo secolo. La maggior parte degli Stati codificò un’età del consenso statutaria durante il diciannovesimo secolo, e l’età consueta era di 10 anni”. (Posner e Silbaugh, 1996:44

Nel XVIII secolo, il giudice britannico e parlamentare John Comyns spiega nella monografia A Digest of the Laws of England che “una donna non può contrarre matrimonio prima dei 7 anni” e che “tale è il tipo di matrimonio nel quale la moglie può essere data in sposa: se compie i 9 anni e qualsiasi sia l’età del marito, ma non prima dei 9 anni. (Comyns e Kyd, 1822:215). Il giurista e giudice William Blackstone nel XVIII secolo in Inghilterra sottolinea nel suo celebre trattato sulla legge inglese The Commentaries on the Laws of England che l’età del consenso è di 7 anni (Blackstone, 1765).

L’autore e professore di sociologia Anthony Cortese ricorda nel suo testo Opponendo i discorsi d’odio che:

“nel 1962, l’istituto di legge americana raccomandava di fare scendere l’età del consenso – cioè l’età sotto la quale le relazioni intime sono definite come stupro – in ogni Stato fissandola a 10 anni (Katchadourian e Lund 1972:439). In realtà, fino alla metà degli anni ‘60, l’età legale di consenso a Delaware era di 7 (Kling, 1965:216). Dunque, un uomo di 50 anni poteva legalmente avere relazioni intime con un giovane o una giovane di 7 anni.” (Cortese, 2006:85).

Anche la mediatrice della corte suprema minorile e delle relazioni domestiche dello Stato della Virginia Maureen Dabbagh conferma come Cortese che nel XIX secolo in America l’età del consenso era di 10 anni e 7 a Delaware (Dabbagh, 2011:128).

La risposta sharaitica

La shari’a ha una quantità di strumenti chiave che permetteno di guidare in modo sano e attraverso diversi contesti, tempi, società e bisogni la definizione dell’età in cui il matrimonio è consentito. La shari’a utilizza concetti estrapolati dal Corano e dalla tradizione profetica (Sunnah) quali

  • Il balaagh, presente nel Corano e che fa riferimento alla maturità fisica caratterizza da segni quali il ciclo mestruale ed altri;
  • Il rushd, la maturità mentale minima richiesta per compiere una scelta intenzionale;
  • L’urf, che indica sia gentilezza e affetto che tutte quelle pratiche la cui accettazione dipendono anche dal consenso culturale e societario del tempo e del luogo;
  • La dhar wa la dhirar, è uno dei principi cardini shara’itici secondo il quale qualsiasi cosa resa lecita non deve portare ad un danno fisico o psicologici delle parti interessate.

Questi e altri principi, a differenza della scelta cieca e arbitraria della maggioranza, permettono di adeguare l’età del consenso a seconda dei bisogni delle diverse società nei diversi tempi evitando con eleganza il rischio di discriminare le differenti culture con fare neo-coloniale, demonizzando chi ha pratiche differenti. Al contempo la shar’ia traccia dei chiari limiti oltre il quale il rispetto dei diversi contesti non è possibile in quanto l’atto diviene oggettivamente immorale. Questi sono i casi in cui le parti coinvolte ricevono dei danni fisici o psicologici, la pubertà non è stata raggiunta, non si è in grado di intendere e la pratica è estranea alla cultura specifica.

E’ grazie a questi principi chiari che l’Islam può dire con serenità che l’età del matrimonio che per millenni è stata normale oggi è da evitare. Ciò non è il caso in quanto la società secolare ha arbitrariamente deciso che è così, ma perché oggi ad esempio l’aspettativa di vita è molto più lunga e perché sposarsi troppo presto porterebbe ad un danno in quanto dal punto di vista culturale l’età in cui si è considerati maturi è più tardi ed in quanto il matrimonio prematuro impatterebbe negativamente il percorso di studi del giovane o della giovane e così via.

Questa riflessione è impossibile in un quadro d’analisi puramente secolare e liberale. Movimenti come quelli LGBTQ obbligano i bambini a sfilare in pride iper-sessualizzati; quella che per alcuni anni è stata identificata come pedofilia viene oggi sempre più normalizzata come normale tendenza sessuale (Vogt, 2018); e viene consentito di violentare il naturale sviluppo psico-fisico dei bambini attraverso terapie ormonali facendo appello ad una sessualità che di norma dovrebbe anche essere guidata da una società sana. Con lo stesso principio ad esempio, si potrebbe bloccare la naturale crescita fisica dei bambini che si “identificano” con altre specie in linea con l’ideologia trans-specie che sempre più prende piede (Graves-Browne, 2016), questa del resto è una naturale conseguenza del distacco fra la realtà biologica ed il coerente, sano e funzionale processo pedagogico che dovrebbe promuoverlo, arricchirlo e realizzarlo.

Conclusione

Abbiamo ampiamente analizzato e risposto all’anacronistica critica dei detrattori dell’Islam che mirano a minare l’integrità etica e morale del Profeta Muhammad (pbsl) utilizzando le fonti classiche ed autenticate e facendo un excursus storico relativamente approfondito.

Il matrimonio, il romanticismo e la sessualità nell’Islam non sono visti come mero sfogo passionale fra due persone. Esse sono viste come istituzioni divine e sacre con importanti ripercussioni affettive ma anche comunitarie e societarie.

Perché si è ritardata l’età di consenso oggi? I contraccettivi, l’aspettativa di vita più lunga, un percorso educativo lungo e fortemente istituzionalizzato ed incentivato, l’accesso maggiore delle donne al mondo del lavoro, la cultura della pianificazione familiare, e la cultura odierna che porta la persona ad affrontare situazioni che richiedono maturità in età più tarda. Questi sono solo alcuni degli elementi che spiegano come oggi in media l’età di consenso sia più tarda e sono anche gli elementi che aiutano a spiegare la differenza fra l’età di consenso fra diversi Stati e diverse aree del mondo.

La tradizione islamica riporta episodi di vita quotidiana fra il Profeta ed Aisha e da essi emerge l’immagine di una delle storie d’amore più belle mai riportate nella storia. Una storia di affetto, di sfide, di allegria e complicità, di famiglia, di conoscenza, di crescita, di rispetto e tanto altro. Ai detrattori che tentano di macchiare la purezza di questo amore non resta dunque che la vergogna degna di chi con ignoranza si macchia di uno dei crimini più alti quando si parla di storia: l’anacronismo. Essi sono come chi sputa al sole, lo sputo torna addosso ed essi rimangono umiliati ed accecati dalla brillantezza del sole.

Riferimenti: