Mahmoud Dicko è il leader più carismatico ed influente dell’attuale scena politica in Mali, paese che ha recentemente vissuto un colpo di Stato militare e che per ragioni strategiche è di vitale importanza per la Francia.
Leader religioso ed ex presidente dell’Alto consiglio islamico, ha un suo movimento il Coordinamento dei movimenti, associazioni e simpatizzanti dell’imam Dicko (Cmas), ora ha chiesto alla giunta militare al potere dopo il colpo di Stato del 18 agosto di conferire la presidenza del paese ad un civile entro il 15 settembre.
La richiesta nelle intenzioni di Dicko dovrebbe, soddisfare la richiesta della Cedao, la Comunità economica dell’Africa Occidentale.
“Se la comunità internazionale, inclusa la Cedeao, ora pensa che la presidenza di questa transizione debba essere assegnata ai civili, diamola ai civili”, ha detto Dicko, escludendosi dalla corsa. “Il Mali è pieno di dirigenti, uomini integri, troviamo questo raro uccello”, ha detto Dicko in un’intervista rilasciata all’emittente statale “Ortm” riportata dall’Agenzia Nova. E chissà che Dicko non si riferisca al suo fedelissimo portavoce del movimento 5 giugno Issa Kaou Djim.
La giunta militare ha nominato un comitato incaricato di preparare la transizione ad un governo civile e democratico che vede la partecipazione di venti membri provenienti dalla società civile. Il comitato ha consegnato ai militari un documento che riassume le proposte risultato delle consultazioni con la popolazione svolte nei capoluoghi di tutto il paese.
A proposito del ruolo di Mahmoud Dicko, il carismatico leader musulmano che riscuote un grande sostegno tra la popolazione maliana, abbiamo interpellato Aboubacar Issoufou Batasaye un giornalista originario del Niger, attento oservatore delle dinamiche politiche e culturali del Sahel.
Gli abbiamo chiesto se questa presenza che ha preoccupato le cancellerie occidentali può significare una radicalizzazione in senso “islamista” del movimento di protesta che i militari hanno interpretato e forse cavalcato e quale potrà essere il futuro politico di Dicko.
“Credo che Mahmoud Dicko, faccia ormai parte del passato- ci ha risposto– E’ certamente un leader religioso popolare e ascoltato nel milieu dell’intellighezia musulmana maliana, ma le carte del gioco non sono nelle sue mani. Questo colpo di Stato sembra sfuggire alle dinamiche usuali di quelli che si sono succeduti in questa parte dell’Africa e cioè l’ispirazione francese. Due fatti tra tutti: tra i manifestanti che plaudivano i golpisti, si sono visti cartelli che ringraziavano la Russia e il primo ambasciatore ricevuto dalla giunta militare che ha assunto il potere è stato quello di Putin”.
“Ci stai dicendo che ci sia stata un benedizione da parte del Cremlino?
“In questi tempi di globalizzazione, la Francia sente la sua precarietà nell’Africa francofona, soprattutto perché tutte le grandi potenze cercano di difendere i loro interessi ovunque si trovino, quindi è molto probabile che anche la Russia si stia conivolgendo, come ad esempio del Mali, per tornare in Africa. Non dimentichiamo che fin dai tempi di Moussa Traore (presidente in seguito di un colpo di stato dal 1968 al 1991 ndr) ci sono legami tra l’establishment maliano e la Russia, che già IBK aveva stretto accordi militari con quella potenza e che uno dei maggiori esponenti del “Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo” al potere dal 19 agosto aveva ricevuto recentemente una formazione ospitata da Mosca”