20 settembre 1870: la Breccia di Porta Pia e la questione romana dimenticata

Il 20 settembre di 150 anni fa l’esercito del Regno d’Italia entrava a Roma mettendo fine allo Stato Pontificio. Roma sarebbe diventata la Capitale d’Italia e la Chiesa Cattolica sarebbe rimasta senza uno Stato per 60 anni. Fu il Fascismo nel 1929 a ristabilire in favore della Chiesa gli equilibri con cui si era temporaneamente conclusa la “questione romana” tra il 20 settembre del 1870 e il 13 maggio del 1871.   

E’ di questi giorni un tentativo della Commissione Parlamentare per Roma di impegnare Governo ed Amministrazione Capitolina perché la città abbia poteri e risorse adeguate al suo ruolo, ed un conseguente assetto istituzionale. Nel frattempo Roma si avvia alla scadenza elettorale delle elezioni amministrative del 2021 come se non fosse la Capitale del paese ma solo una delle sue metropoli, semplicemente la più grande tra queste. Il 3 febbraio 2021 ricorrono infatti i 150 anni da quando l’ex capitale imperiale è diventata la Capitale d’Italia ma nessuno ad oggi ha predisposto le celebrazioni di una ricorrenza per la quale ormai possiamo dire che sostanzialmente non ci sarà alcuna celebrazione.

Né il Governo né l’Amministrazione Comunale si sono degnati di organizzare per tempo qualsivoglia iniziativa, a differenza di quanto fu messo in campo nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Eppure nel 1861 dai confini del Regno d’Italia restavano fuori le regioni del nordest ed il territorio del Lazio, che allora era lo Stato Pontificio. Particolarmente sentita nel Risorgimento era la “questione romana” e cioè il ruolo che la città di Roma avrebbe dovuto avere nell’Italia unificata, ed il ruolo da conferire al Papa. Il punto di vista degli ideali risorgimentali su questa questione divergeva da quello della Chiesa, per ovvi motivi, e quando a Roma si insediò il Triunvirato di Mazzini, alla guida della “momentanea” Repubblica Romana del 1849, il Papa era già scappato a Gaeta (Regno delle Due Sicilie). De galli non possono stare nello stesso pollaio.

Il Triumvirato della Repubblica Romana del 1849. Da sinistra: Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi

La Breccia di Porta Pia e la fine dello Stato Pontificio

Con la Breccia di Porta Pia, il 20 settembre del 1870 lo Stato Pontificio cessava di esistere ed il Papa non aveva più un territorio su cui esercitare il suo potere temporale. Il 3 febbraio 1871 la Capitale fu spostata da Firenze a Roma ed il 13 Febbraio del 1871 fu emanata la Legge sulle Guarentigie cioè una legge dello Stato italiano che stabiliva il ruolo del Papa e della Chiesa Cattolica sul territorio del Regno d’Italia. La caratteristica principale di questa legge rispetto ai Patti Lateranensi siglati nel 1929 (che comprendono il famoso Concordato) sta nel fatto che la Legge sulle Guarentigie era una legge dello Stato a cui la Chiesa doveva sottostare.

I Patti Lateranensi invece sono un accordo tra due stati in quanto, mediante i Patti stessi, avveniva il passaggio cruciale del riconoscere alla Chiesa un territorio su cui nasceva lo Stato Vaticano, 60 anni dopo la scomparsa dello Stato Pontificio, e venivano concesse a questo nuovo stato delle prerogative sul territorio italiano. Durante i 60 anni in cui era rimasta senza uno stato la Chiesa Cattolica aveva condotto una sistematica attività sovversiva. Nei Patti Lateranensi è scritto che con essi per la Chiesa si considera “composta in modo definitivo e irrevocabile la questione romana”, e in effetti dopo 90 anni le cose stanno esattamente come allora. Con la nascita della Repubblica, fondata sulla Resistenza anti-fascista, non venne minimamente intaccato questo risultato che la Chiesa aveva conseguito durante il ventennio fascista e che fu sottoscritto, per conto del Regno d’Italia, da Benito Mussolini in persona. 

Immagine commemorativa dei Patti Lateranensi. Da sinistra verso destra: Vittorio Emanuele III, Papa Pio XI, Benito Mussolini

 

Il popolo non conosce la sua Storia

Le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia nel 2011 avevano messo in luce la confusione diffusa nel paese sugli avvenimenti cruciali della sua Storia contemporanea. Non poche persone pensavano che quelle in corso fossero le celebrazioni della nascita della Repubblica (circa 90 anni di confusione). Per la ricorrenza della Breccia di Porta Pia il paese sarà invece concentrato sul referendum costituzionale e sulle varie elezioni regionali e comunali mentre il Comitato Roma 150, nato con l’obbiettivo di promuovere le celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale, ha ben pensato di mantenersi nel solco della confusione storica collegando i 150 anni dalla Breccia di Porta Pia (1870) al museo cittadino sulla Shoah (1933-45).

Un diverso punto di vista su Roma non-capitale

Totalmente assente, nei già pochi dibattiti sul tema, un’analisi che metta in relazione l’ingombro costituito dallo Stato Vaticano con l’anomalia tutta italiana della scarsa considerazione, anche istituzionale, che il paese mostra nei confronti della sua capitale rispetto a quanto avviene invece all’estero per le altre capitali europee. Eppure l’ingombro in questione è di rilevanza costituzionale! Per salvaguardare i Patti Lateranensi, nella fase costituente della Repubblica, fu deciso di inserirli nella Costituzione (con la benedizione del segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti).

Non solo quindi si decise di onorare un patto sottoscritto da Mussolini nel 1929, che era in antitesi con gli ideali risorgimentali su cui ci diciamo essere avvenuta l’Unità d’Italia, ma ci si adoperò per rendere più difficile all’Italia la decisione (già politicamente improbabile) di recedere da esso. Un accordo tra due stati può cessare di esistere anche se uno dei due decide unilateralmente di non rispettarlo, ma per far ciò dal 1948 all’Italia è necessario anche il cosiddetto procedimento aggravato perché la cosa si configurerebbe come revisione costituzionale.

In questo caso quindi è la Costituzione anti-fascista a tutelare quei privilegi che durante il regime fascista erano stati concessi, e venivano garantiti, dal Duce in persona (il Re era ormai una figura notarile). Difficile quindi che il paese celebri i 150 anni di qualcosa che da 90 anni cerca più o meno consapevolmente di cancellare dalla propria Storia.