Giovedì 17 settembre al Parlamento francese è andato in scena un episodio di odio anti-religioso nei confronti della rappresentante dell’Unione degli studenti in Francia (UNEF) Maryam Pougetoux.
Pougetoux è stata scelta dall’UNEF per rappresentare gli interessi degli studenti francesi davanti all’Assemblea Nazionale ed in particolare per aprire un’inchiesta parlamentare sugli effetti del COVID-19 sui giovani.
Durante l’audizione, Anne-Christine Lang, parlamentare del partito del presidente Macron, Republique en Marche, ha denigrato la rappresentate UNEF perché indossava il velo e ha usato la sua influenza per boicottare l’audizione facendo uscire con lei altri parlamentari.
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Il gesto carico di odio nei confronti della giovane donna musulmana chiamata a rappresentare i giovani e gli studenti francesi ha fatto emergere le contraddizioni interne al partito di Macron.
La parlamentare Sandrine Morch infatti, dello stesso partito di Lang e moderatrice e presidente dell‘incontro, ha affermato di non voler permettere di deviare l’attenzione dal tema dell’inchiesta alla questione del velo. Infatti, la legge non permette ai parlamentari ed al personale dell’edificio di indossare simboli religiosi ma è la stessa ad esentare i visitatori dal divieto.
La presidente dell’UNEF Melanie Luce ha criticato con forza l’accaduto e molti utenti online hanno attaccato la Lang, che da parte sua ha continuato ad attaccare online la ragazza per il velo che indossava definendolo come simbolo di sottomissione.
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Visti i trascorsi coloniali e l’attuale neo-colonialismo ed estremismo anti-religioso che caratterizza le istituzioni e la politica francese, non è difficile capire il motivo di tale violenza ed accanimento nei confronti di un capo d’abbigliamento. Lungi dall’essere una critica al velo come simbolo di sottomissione, gli attacchi sono più legati all’oggetto di tale sottomissione.
Nessuna persona religiosa ad esempio negherebbe che il velo, la kippah o la tonaca siano simboli di obbedienza. Il problema per le istituzioni francesi è che l’oggetto di questa obbedienza non è lo Stato ma il Creatore.
Si racconta che Luigi XIV, il cosìddetto Re Sole e colui che contribuì a consolidare la monarchia assoluta in Francia, dissé “lo Stato sono io.“ Si racconta anche che Caligola fece flagellare il mare in tempesta in preda alla follia e all‘arroganza perché esso gli fu disubbidiente.
Nella stessa vena di hubris oggi le istituzioni francesi sembrano urlare accecati da una follia simile a quella di Caligola che “lo Stato è dio.“ Lo Stato francese è però un idolo perverso che pretende dalle sue suddite donne di mostrare in pubblico parte di ciò che esse reputano una parte del corpo intima e personale come segno di sottomissione.
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