Il 2 ottobre di un anno fa andava on-line il quotidiano La Luce, un nuovo giornale generalista che pubblica soprattutto contributi di autori musulmani ma che raramente parla di religione. L’inedito è costituito proprio da questi musulmani che parlano senza filtri accademici o politici, quindi fuori dallo schema in cui devono giustificarsi per la propria religione sempre sotto processo mediatico.
Quando mi è stato proposto di dare il mio contributo al progetto editoriale La Luce non ci ho pensato due volte, ho accettato subito ed ho iniziato a scrivere.
Ho avuto la possibilità di pubblicare ogni cosa che ho avuto voglia di scrivere, ma soprattutto mi sono divertito ogni qualvolta c’è stato da proporre un punto di vista alternativo al pensiero unico: su Greta, sul rapporto tra il Papa e il mondo islamico, sull’intervento militare in Siria da parte della Turchia (che pizza leggere Repubblica e Il Manifesto che parlano del “sultano”), sul giornalismo mondiale che pende dai tweet di Rita Katz con le rivendicazioni ISIS, sull’overdose di memoria a cui siamo stati sottoposti con l’ascesa mediatica di Liliana Segre, sui dpcm di Conte, sul diritto al culto dei musulmani, e su tante altre cose. Ma mi sono divertito anche a scrivere di uno strano tipo di musulmano, molto diffuso.
Una delle caratteristiche di questo giornale sono i suoi autori musulmani, tra cui io, ma il vero inedito sono i musulmani che non giocano nel ruolo di scimmiette in TV in occasione degli attentati, quando vengono chiamati a giustificarsi della propria religione, e questo quando non vengono indotti a gareggiare in materia di riformismo religioso di stampo modernista, oppure in grottesche iniziative di contrasto al fantasma della radicalizzazione (tutte cose che fruttano tanto nell’indotto accademico).
Liberi dalla gabbia politica, mediatica ed accademica costruita intorno a noi si è sprigionata una forza nuova, a mio avviso di utilità collettiva, che ha dimostrato di non necessitare di alcuna sorveglianza speciale, perché noi musulmani non siamo dei minorati.
Eppure finora ogni nostra iniziativa sembrava dover avere dei padrini esterni, fossero essi professori (non musulmani!) o finanche la digos. Nella migliore delle ipotesi era necessaria una manifesta normalizzazione del musulmano di turno, o peggio una dissimulazione della religione, per essere ammessi nel club della normalità.
La Luce supera tutto questo, grazie a Dio! E sono pienamente convinto del valore aggiunto che la nostra etica religiosa può dare alla società civile.
Singolare ed indicativa è stata la vicenda di Silvia Aisha Romano che, palesando di avere non poco sale in zucca, al suo rientro dalla lunga prigionia ha rifiutato di rilasciare interviste costringendo i media a parlare per giorni della rava e della fava, e lasciando gli editori in fila sotto casa con la proposta di un libro di memorie. Quando ha deciso di parlare della sua esperienza Silvia ha scelto La Luce come veicolo per le sue dichiarazioni esclusive, quelle che tutti avrebbero voluto da lei, e tutti i media rimasti a bocca asciutta hanno dovuto (tutti!) rilanciare o criticare aspramente la nostra intervista a Silvia, quasi tutti però etichettando La Luce come “blog” (l’invidia di qualche giornalista che non è riuscito ad intervistare Silvia si è manifestata in maniera feroce).
Più in generale La Luce, che è un quotidiano regolarmente registrato, viene tendenzialmente indicato dagli addetti ai lavori come blog, sito web o al massimo rivista, e spesso come emanazione dei Fratelli Musulmani. Questa secondo me è una nota di merito per il giornale, perché vuol dire che siamo accerchiati da nemici, spesso di bassa lega anche se si tratta di rinomati docenti, che non sopportano la nostra voce libera. Chi per odio nei confronti dell’Islam, chi per sentimenti anti-religiosi, e chi per paura di veder ridimensionato il proprio business camuffato da orientalismo o da buonismo.
Nei limiti del possibile, su alcune tematiche divisorie La Luce ha presentato più punti di vista, come nel caso del Referendum per il taglio dei parlamentari o in occasione della riapertura delle moschee nella cosiddetta fase2 della pandemia. Il tutto facendo leva su contributi volontari, benché ci vengano attribuiti non meglio definiti finanziamenti (magari!).
Mi fermo qui perché incensare me e ciò a cui tengo mi viene fin troppo facile. Vi anticipo però che è in canna un colpo che potrebbe far tanto, ma tanto, discutere di noi. E senza l’utilizzo di nudi in prima pagina, e nemmeno di barbe e veli, che poi sono due facce della stessa medaglia acchiappaclic.
Tutti i miei articoli sono a questo link, ve ne propongo 5:
- Le donne tagliate fuori dal potere tecnologico: Una ricetta per cambiare
- Oggi si è corsa la Maratona di Erbil: Cosa significa correre nel Kurdistan
- C’era una volta Beirut: La convivenza levantina secondo Amin Maalouf (recensione del libro “Il naufragio delle civiltà”)
- Storia del contributo matematico della civiltà islamica al mondo moderno
- Il rapporto tra musica ed emozioni secondo l’ex PFM Franco Mussida
La Luce sia con voi!!!