L’attentato dell’11 Settembre è stata una tragedia su molti fronti: la perdita di vite in america, le menzogne del governo Bush che hanno portato alla morte di centinaia di migliaia di civili in Iraq e i miliardi di persone vittime della campagna d’odio anti-islamico di cui da allora siamo stati costretti a far parte, alcuni nel ruolo di spettatore ed altri nel ruolo di animale da circo.
L’odio vende perché spesso è basato su falsità. E‘ più facile usare stereotipi e luoghi comuni per suscitare la rabbia delle persone che impiegare tempo e risorse per ricercare e condividere informazioni veritiere e questo i venditori dell’odio lo sanno bene.
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Tacciati per quasi due decenni di essere estremisti, terroristi, marchiati dai predicatori dell‘odio, assurti a male per antonomasia, i musulmani di tutto il mondo si sono ritrovati ad affrontare una sfida dalle proporzioni titaniche e col potenziale di determinare la fine della civiltà islamica. Poche sono le comunità nella storia che possono vantare di avere la forza di poter resistere a tali sfide ed uscirne più forti.
Ogni sfida infatti presenta anche opportunità. La Ummah (comunità islamica in senso globale) è rimasta addormentata per decenni prima dell’attacco alle torri gemelle. Come un paziente appena svegliato da un coma, i musulmani sono stati costretti a svegliarsi dal coma provocato dallo shock inizialmente causato dalla fine del califfatto ottomano e dal tramonto (anche se sarebbe meglio parlare di evoluzione) del colonialismo.
L’attentato alle Torri Gemelle ha causato un risveglio shock che ha rivelato alla ummah un corpo ed una mente segnati dalla perdita di identità, perdita di risorse, un amore smodato per il materialismo e una perdita della fede, dovuto anche ai regimi dittatoriali secolari spesso “convenientemente“ anti-islamici ed amici di quella parte di Occidente malata, succubi delle ideologie neo-coloniali come fossero una droga.
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Oppressi ed umiliati i musulmani si sono rimboccati le maniche. Molte sono le iniziative che hanno visto i musulmani impegnarsi intellettualmente e nel sociale producendo molto valore a livello globale, in Europa e in Italia. Alcune di queste iniziative includono: l‘imprenditoria halal, molte iniziative educative mirate a comprendere la religione, dibattiti formali per difendersi ma anche criticare in maniera pro-attiva i detrattori ed altre ideologie e la creazione di canali di informazione con l’obiettivo di rafforzare la comunità con argomentazioni e risposte e per contribuire positivamente da musulmani e da cittadini in modo indipendente, etico e intellettualmente rigoroso.
Il giornale La Luce, in questi giorni compie formalmente il suo primo anno, ma le esperienze che hanno portato alla sua creazione hanno l’impeto represso di decenni. La voglia di dire la verità e dirla con forza, la voglia di rispondere alle deboli menzogne dei detrattori in modo definitivo, la voglia di onorare la comunità islamica, quella di arricchire culturalmente e socialmente la propria Patria liberandola dal giogo dell’odio e dell’inettitudine intellettuale, ed infine la volontà di parlare di sé senza elemosinare piattaforme e frasi amiche dagli orientalisti e dai predicatori dell‘odio.
Forza, verità e impatto sono tre concetti chiave che hanno guidato questo primo intenso anno di vita del giornale La Luce. Abbiamo difeso una sorella ed una concittadina (Silvia Aisha) da chi a causa della sua conversione all’Islam era pronto a rispedirla in mano ai terroristi senza troppi complimenti, abbiamo parlato dell’impatto del COVID-19 dando voce alle varie opinioni senza soffermarci solo sull’impatto economico ma parlando di quello sui nostri diritti e sul nostro animo, abbiamo svelato le falsità del regime coloniale israeliano basato sulla violenza nei confronti dei palestinesi, abbiamo parlato degli uighuri quando nessuno lo ha fatto, abbiamo criticato anche gli stessi musulmani quando necessario.
La Luce ha avuto il coraggio non solo di costruire ponti, ma anche di non costruirli come attività fine a se stessa con lo scopo di creare veri spazi di dialogo, scambio e di dibattito informato. Quando è stato necessario abbiamo avuto il coraggio di denunciare che invece che ponti essi erano miraggi o peggio trappole.
Infine, come autore de La Luce, ho trovato uno spazio aperto, amichevole, pronto ad ascoltare e condividere opinioni anche contrastanti purché valide e non uno spazio chiuso e con l’obiettivo di diffondere solo una campana. Ho trovato un laboratorio di idee ed un team di persone preparate, volenterose e sincere. E‘ stato, e continua ad essere, un onore immenso ricevere i messaggi di musulmani e non che non riescono a contenere la felicità per quell’articolo che finalmente affronti temi a loro cari, o che finalmente riesca a rispondere alle critiche deboli dei detrattori.
Il mio augurio finale è che La Luce aumenti ancora di più il suo impatto negli anni a venire, che ispiri tanti altri musulmani e non a prendere nelle proprie mani la propria vita e a diventare cittadini attivi e musulmani migliori, e mi auguro che in futuro si parli di questo giornale come parte integrante della storia italiana e della storia della sua civiltà islamica.