È di pochi giorni fa la notizia che il TAR competente ha rigettato l’obbligo della vaccinazione antiinfluenzale per gli ultra 65enni e per tutto il personale sanitario disposto dall’assessorato alla sanità della Regione Lazio. Il respiro di sollievo tirato da molti medici alla notizia della sentenza, come di uno scampato pericolo, mi è sembrata la cosa più notevole di tutta la vicenda.
Ho esperienza diretta di alcuni che già avevano preparato varie strategie per evitare l’obbligo. Ma come, coloro che in questi giorni, a causa dei miasmi dell’epidemia in atto, somministrano con zelo il vaccino antiinfluenzale alla popolazione dovrebbero, a rigor di logica, essere ben contenti di vaccinarsi? Alle mie orecchie l’obbligo vaccinale per i medici infatti, suonava già prima della sentenza quanto mai inopportuno ed in ogni caso inutile.
Qualcuno di questi colleghi da me interrogati mi ha risposto facendomi notare come l’obbligatorietà in quanto tale è da ritenersi un atto illegittimo e lesivo dell’incolumità personale per di più ricattatorio, altri contestano un presunto subdolo scopo da parte dell’amministrazione della sanità regionale di volersi premunire dal far ammalare i medici per timore di perdere forza lavoro e non per il bene degli operatori, infine alcuni, entrando in merito alla questione strettamente medica, mi hanno fatto notare come secondo loro, un vaccino che copre al meglio nel 30% dei casi, costituisca una spesa che non vale l’impresa. Non sarà infatti questa misura che potrà impedire il sovraffollamento dei pronto soccorso e forse gli stessi soldi sarebbero potuti essere spesi in modo migliore per interventi strutturali sul sistema assistenziale.
Continuando però il mio ragionamento, mi è venuto da concludere che se la classe medica stessa in qualche modo, per le più varie ragioni, è scettica se non francamente contraria a sottoporsi alla vaccinazione antiinfluenzale, sarà giusto che gli amministratori della sanità e la società tutta, tengano conto di questo sentimento e si pongano un ragionevole dubbio sulla opportunità della vaccinazione del caso. E visto che siamo in tema credo, sarebbe giusto indagare anche se tali riserve esistano solo per questa vaccinazione o si estendano totalmente o in parte anche alle altre, ovvero a quelle vaccinazioni che gli stessi medici somministrano obbligatoriamente a tutti i bambini.
In ogni caso, la notizia peggiore riguardo al vaccino antiinfluenzale è un’altra. Secondo una recente analisi, il vaccino in oggetto non sarebbe per nulla protettivo nei confronti della infezione da COVID19, come creduto in un primo momento, al contrario vi sarebbe, specie nei paesi europei, una maggiore mortalità per COVID19 negli ultra 65 vaccinati contro l’influenza. Come giustificarsi ora con tutti gli anziani che in questi giorni hanno fatto file interminabili per accaparrarsi una dose di vaccino? Possibile che nessuno dei nostri dirigenti sanitari sia al corrente di questo studio? Si, me lo chiedo anche io come se lo sta chiedendo chi legge.
Non tutti sanno che esiste un meccanismo chiamato “Immunità eterologa” secondo cui una infezione o anche un vaccino per una determinata malattia può influire sul sistema immunitario provocando immunità per una seconda e diversa malattia o al contrario interferire con i meccanismi di difesa contro una seconda e diversa malattia o ancora scatenare delle reazioni autoimmunitarie. In parole povere non sappiamo a chi e quali effetti collaterali possano dare i vaccini, mentre gli effetti benefici non sono sempre certi. Al di la quindi delle diverse giustificazioni addotte dai medici che non hanno intenzione di vaccinarsi contro l’influenza, credo che la maggiore consapevolezza che gli addetti ai lavori inevitabilmente hanno riguardo all’opportunità delle vaccinazioni, giustifichi ampiamente il loro atteggiamento nei confronti dell’obbligo vaccinale e credo che queste stesse riserve debbano essere oggetto di riflessione e monito per tutti.