Lo scorso weekend era iniziato con il pressing del Comitato Tecnico-Scientifico sul Governo per prendere nuove misure restrittive. Siamo arrivati a domenica sera che la montagna ha partorito il topolino: Conte ha vietato il calcetto e le sagre paesane.
Prima della solita diretta serale festiva però i principali quotidiani hanno iniziato a raccontare di dati rassicuranti sulla pandemia, in controtendenza col panico diffuso fino a venerdì scorso.
Venerdì 16 ottobre il Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) si è reso protagonista di un pressing sul Governo per una “stretta prima del weekend”. Vista la popolarità di Conte per la predisposizione degli italiani a farsi chiudere in casa, il PD ha anche provato ad intestarsi la decisione di un nuovo lockdown, chiedendo un vertice urgente per decidere nuove misure restrittive.
Poi però tra sabato e domenica i principali quotidiani, dopo 8 mesi di terrorismo pandemico e di gogna per i negazionisti, hanno cominciato a diffondere notizie incoraggianti sull’andamento della pandemia.
Open ha magicamente trovato esperti che si chiedono “Il coprifuoco serve davvero?” rispondendosi che non ci sono evidenze scientifiche dell’efficacia di quello che sembrava dover essere il fulcro del dpcm atteso per il week-end.
Repubblica ha pianto per la “normalità perduta” e per “gli effetti negativi della quarantena”. Ma il più scandaloso è stato Il Fatto Quotidiano che ieri in prima pagina ha avuto il coraggio di titolare con “BASTA PANICO”.
I fantomatici dati sulla seconda ondata che ci stanno sbattendo in faccia da agosto improvvisamente sono diventati rassicuranti. Ha iniziato così a prendere piede la compassione verso le vittime economiche del lockdown, forse per rendere più accettabile il cambio di rotta del governo.
Il gestore di un locale sui Navigli a Milano ha trovato spazio su Il Fatto Quotidiano per dire che il coprifuoco è una vergogna e stranamente Scanzi non gli ha vomitato addosso, infatti in serata Conte se ne è lavato le mani demandando il coprifuoco ai sindaci.
Open invece ha dato voce alle palestre sul baratro del lockdown, e la chiusura delle palestre era l’altra misura attesa, che Conte ha trasformato in una semplici minaccia per palestre e piscine. Nel frattempo si è iniziato anche a sdoganare la tanto vilipesa strategia svedese dell’immunità di gregge. Lo hanno fatto anche Il Fatto ed il Corriere della Sera.
La ciliegina sulla torta però è stata il dott. Franco Locatelli, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha sconfessato i grafici mostratici finora e ha detto che la crescita dei contagi non è (più) esponenziale. Essendo Locatelli membro del Comitato Tecnico-Scientifico, che venerdì pressava Conte per nuove misure restrittive, possiamo dichiarare ultimata la chiusura del cerchio-bottismo.
Forse tanto negazionisti non sono allora i 40 mila scienziati e medici che si sono dichiarati contrari al lockdown ed a favore dell’immunità di gregge, soprattutto adesso che il virus ha perso carica virale, come sostiene da mesi il prof. Zangrillo. O forse il problema è che non si può più eludere la crescita vertiginosa dei nuovi poveri.
Fatto sta che quello che troppo spesso è sembrato un fare secondo logica, e che da 8 mesi ci viene propinato come scienza, in questo week-end si è mostrato come un autotreno impazzito che compie una sterzata ad U in autostrada.
E’ evidente che non c’è stato accordo tra Regioni e Governo centrale, e con 15 Regioni su 20 guidate dalle forze politiche che in Parlamento sono all’opposizione non poteva essere altrimenti. A queste poi si deve aggiungere la Campania che solo nominalmente è a guida PD, perché il governatore De Luca fa regno a sé. Però se non si è riusciti a trovare una quadra con 20 regioni, come può funzionare demandando il coprifuoco agli ottomila comuni italiani?
Molti sindaci sono i fermento e accusano il governo di fare lo scaricabarile sui comuni, a maggior ragione perché sembra che nel DPCM non ci sia nessuna chiarezza su questa delega ai primi cittadini. Dalla bozza al testo definitivo si perde per strada infatti la frase: “I sindaci dispongono la chiusura al pubblico” e ogni menzione ai sindaci.
Restano vietati il calcetto e le sagre paesane. E poi i convegni, che sono un po’ l’emblema dell’emergenza democratica conseguente alle misure restrittive. Non ci sono più infatti spazi sociali oltre alla movida, che resta comunque permessa, ed il trasporto locale resta affollato.