L’assassinio dell’insegnante Samuel Paty in Francia ha aumentato la stretta della politica contro l’Islam, Macron non attendeva altro che una scusa per poter spingere ulteriormente il discorso anti-islamico le cui caratteristiche ricordano tristemente quelle antisemite dei regimi fascisti nel secolo scorso.
La politica francese, sia a destra che a sinistra, ha aumentato sempre di più la narrativa e le misure islamofobe negli ultimi anni, prima attaccando le donne musulmane con misure restrittive sul velo che de-facto hanno reso più difficile, ed in alcuni casi bloccato, l’accesso all’educazione di base e al mondo del lavoro. Poi, identificando qualsiasi musulmano praticante come potenziale terrorista e più recentemente ne ha parlato come di un nemico interno invisibile e sempre in agguato, quello che Macron ha chiamato “Islam separatista”, etichettando così tutti quelli che considerano lo Stato come inferiore in grado di gerarchia rispetto a Dio.
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L’uso raccapricciante di termini come “guerra e nemico” in riferimento ai musulmani è stato seguito da veri e propri blitz contro varie organizzazioni della società civile – fulcro della società democratica occidentale – non connesse all’assassinio dell’insegnante ma semplicemente per “lanciare un messaggio”, come ha affermato lo stesso Ministro degli Interni Gérald Darmanin.
I blitz sono stati lanciati contro “decine di soggetti che non hanno necessariamente un legame con le indagini ma ai quali vogliamo mandare un messaggio chiaro: (…) non un minuto di tregua per i nemici della Repubblica!”, ha affermato in un’intervista per Europa 1.
Nel mirino della crociata anti-islamica francese vi sono anche organizzazioni importanti come CCIF (il Collettivo contro l’islamofobia in Francia), che il governo ha minacciato di dissoluzione portando l’organizzazione ad appellarsi alla Corte dei diritti umani delle Nazioni Unite. CCIF non l’unica, insieme ad essa vi sono altre organizzazion come la moschea Omar, l’istituto “apprendere e comprendere”, “Ummah carità” ed altre.
Nella dichiarazione in merito alla questione, CCIF ricorda alcuni dei discorsi che nella sua lotta contro l’islamofobia ha criticato in ambiente politico come l’uso del termine Reconquista in riferimento all’impeto promosso dallo spettro politico francese contro i musulmani. L’uso del termine, infatti, fa riferimento agli eventi storici che seguirono la Reconquista cristiana e che fu accompagnata da anni di persecuzioni e torture contro musulmani ed ebrei, oltre che dalla loro espulsione dalla penisola iberica. CCIF critica anche i risultati di un questionario online diffuso dai canali Cnews e Sud Radio, conosciuti per le loro tesi estremiste anti-islamiche, in cui l’opinione di un piccolo gruppo di 1002 persone favorevoli allo scioglimento del CCIF sono state presentate come “l’opinione dei francesi” in modo totalizzante e fuorviante.
L’intensificarsi della repressione contro i musulmani in Francia non era inaspettata anche prima dell’assassinio di Paty. Il primo ministro francese Castex annunciava l’introduzione di una legge per “combattere il comunitarismo islamico dopo l’estate”. Tutti gli altri elementi che hanno portato alle tensioni attuali come la censura nelle sale cinematografiche francesi di film come “Soumaya” contro l’islamofobia e in favore del diritto delle donne musulmane, il divieto di accesso a servizi di base come la casa di riposo discriminando in base alla religione anche per le suore (a causa del velo), l’aperta ostilità anti-religiosa di leader politici contro la religione, e le violenze della polizia contro i musulmani in stile George Floyd lasciano ben poco spazio per definire la Francia come uno Stato democratico e liberale.
“Democratica” la fu anche la Germania di Hitler, ma la democrazia non è mero consenso e gli attacchi alle libertà ed ai diritti fondamentali di tutte le persone di fede in Francia ricorda in modo inquietante i nazismi ed i regimi ateocratici comunisti. Questa sembra essere dunque l’identità della nuova Francia del XXI secolo, quella della prima ateocrazia occidentale.
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