Incredibile, a Nizza, Avignone e Lione, di terrorismo “islamico” nemmeno l’ombra: ecco i fatti

Nell’ultima settimana un’ondata di violenza si è abbattuta sulla Francia, trovandoci nel pieno della polemica tra il presidente Francese Emmanuel Macron da una parte e i musulmani francesi e il mondo islamico in generale dall’altra, la questione è subito stata etichettata come “terrorismo islamico” o “islamista” come le nuove disposizioni impongono. Ma la realtà dei fatti si rivela sorprendente. 

Si è subito rispolverata la retorica anti-islamica finita temporaneamente in soffitta causa covid ed esperti, intellettuali, politici e pure rappresentanti musulmani hanno ripreso a pontificare di ricette miracolose o scontri di civiltà.

Ma mettendo da parte il fuoco incrociato di dichiarazioni politiche tese a strumentalizzare l’accaduto e le analisi sociologiche pret a porter che riemergono tempestive in questi casi, e concentradosi esclusivamente sui fatti provati e gli elementi a disposizione degli inquirenti scopriremo una scioccante verità: di terrorismo di matrice religiosa in tutta questa vicenda non vi è nemmeno l’ombra. 

Cos’è successo a Lione? 

Un sacerdote ortodosso di nazionalità greca è stato gravemente ferito sabato da colpi di arma da fuoco, un’aggressione perpetrata da un uomo solo in fuga, il cui movente è rimasto sconosciuto domenica.

Intorno alle 16 di sabato 31 ottobre, i residenti della chiesa e una pattuglia della polizia municipale hanno sentito due detonazioni vicino alla Chiesa greco-ortodossa nel 7 ° arrondissement di Lione.

Un uomo è fuggito dal retro dell’edificio, lasciando il sacerdote gravemente ferito. Il religioso è poi stato ricoverato d’urgenza e domenica in prognosi riservata. È stato colpito al fegato da un colpo di fucile a canne mozze.  La vittima è Nikolaos Kakavelakis, 52 anni, è un rappresentante ufficiale della Chiesa greco-ortodossa a Lione e a causa del suo stato di salute, non ha ancora potuto essere ascoltato dagli inquirenti.

Secondo un funzionario del culto ortodosso della città, questo sacerdote greco “non celebrava in questa chiesa da più di un mese”, ma “viveva ancora sopra dove c’è alloggio”. Alcune fonti della polizia citano la personalità “controversa” del sacerdote.

Il presunto attentatore di Nizza Brahim Aoussaoui

Il procuratore della Repubblica di Lione, Nicolas Jacquet, che sabato aveva fermato un sospetto, l’ha rilasciato perché malgrado la persona corripondesse alla segnalazione dei primi testimoni “non era in possesso di armi al momento del fermo”. E domenica è risultato evidente che non fosse coinvolto nei fatti. Secondo gli inquirenti invece, in seno alla comunità ortodossa locale c’erano molte tensioni, in particolare il prete, Nikolaos Kakavelakis, 52 anni aveva da tempo degli scontri con un fedele che avevano portato a denunce reciproche.

L’ex fedele, divenuto persona non grata della chiesa dove ha officiato la vittima, è stato condannato nel 2018 per diffamazione dal tribunale penale di Lione.

Un’indagine è stata aperta dalla Procura di Lione per “tentato omicidio” e affidata alla direzione interregionale della polizia giudiziaria, le cui “indagini proseguono attivamente”.

Cos’è successo ad Avignone? 

Un uomo di 33 anni è stato ucciso dalla polizia giovedì mentre brandiva una pistola in una strada nel quartiere Montfavet di Avignone.
Presentato inizialmente a torto come un attivista islamista che gridava “Allahu Akbar”, quest’uomo in realtà sarebbe appartenuto al movimento identitario ( di destra) ma anche questa pista è ancora incerta e al vaglio. Secondo il procuratore di Avignone, è soprattutto la sua storia psichiatrica a spiegare la sua azione.

“Ovviamente, era soprattutto qualcuno molto psicologicamente disturbato …” Philippe Guémas, il procuratore di Avignone sta ancora cercando, questo venerdì mattina, di districarsi in questa vicenda. 

Intorno alle 10 di giovedì, la polizia ha ricevuto una telefonata che li informava della presenza di un uomo armato in strada, un uomo che portava un’arma a pistola e minacciava gli automobilisti nel quartiere di Montfavet, a 2 km dal centro di Avignone. Sul posto, la polizia trova un uomo molto agitato che, velocemente, si precipita verso di loro, brandendo la sua arma. Viene subito colpito e ucciso. 

Perché si parla subito di terrorismo? 
La radio francese Europe 1 ha immediatamente affermato che l’individuo in questione ha gridato “Allahu Akbar” mentre attaccava la polizia, solo che l’individuo non ha mai detto quelle parole.

Il Procuratore di Avignone Philippe Guémas nel video che potete vedere qui sotto smentisce categoricamente che l’attentatore abbia gridato “Allahu Akbar” e che il fanatismo religioso sia all’origine dell’azione. 

 

Giovedì pomeriggio, Le Monde fornisce informazioni nella sua “diretta” dedicata all’attacco del Nizza, Il principale quotidiano francese assicura che l’individuo in questione ha minacciato un commerciante magrebino affermando di far parte del movimento di estrema destra “Generation Identitaire”. Il pubblico ministero di Avignone non è in grado di confermare questa informazione. Precisa, tuttavia, che “la pista terroristica è stata esclusa”

Ma secondo il procuratore l’attacco troverebbe la sua origine nel disagio psichico dell’aggressore: “Soprattutto, quest’uomo aveva una storia psichiatrica”. 

Sui social scoppia la polemica però, diversi utenti  sono indignati dal fatto che i media non equiparino questo fatto ad un attacco terroristico in quanto l’autore dei fatti ha pronunciato un discorso politico contro i maghrebini. 

Il procuratore di Avignone indica che le indagini continueranno per cercare di scoprire se l’uomo avesse “motivazioni ideologiche” nel suo agire o se abbia agito a causa della sua storia psichiatrica.

Cosa è successo a Nizza? 

Tre persone sono state uccise giovedì, di cui almeno due all’interno della basilica di Notre-Dame-de-l’Assomption a Nizza durante un attacco con un coltello il cui principale accusato è un giovane tunisino da poco in Europa che è stato gravemente ferito e arrestato dalle forze dell’ordine dopo che avrebbe cercato di aggredire gli agenti gridando “Allahu Akbar”. 

Le vittime sono tre parrocchiani che erano presenti nella chiesa, nel cuore di Nizza. La prima vittima, trovata vicino all’ingresso principale, ha 60 anni e ha un taglio alla gola molto profondo ha riferito la procura. 

L’aggressore ha poi massacrato a morte il sacrestano. Vincent L., 55 anni, padre di due figlie mentre la terza vittima è una donna di 44 anni fuggita dalla basilica e morta in un ristorante vicino a causa di molteplici ferite.

Il presunto autore dell’attentato sarebbe Brahim Aoussaoui, un tunisino di 21 anni, identificato da un documento della Croce Rossa italiana. Secondo le prime indagini, è arrivato in Europa da Lampedusa il 20 settembre, prima di approdare sulla terraferma a Bari il 9 ottobre, il soggetto era totalmente sconosciuto all’intelligence. 

La famiglia del sospettato, risiede a Sfax, nel centro della Tunisia e di fronte alla notizia è rimasta del tutto incredula, nel corso di un’intervista rilasciata all’ Agence France Presse ha raccontato di un ragazzo perso nell’alcol e nella droga che solo di recente avera ritrovato la pratica religiosa.

Aveva detto alla famiglia di essere andato in Francia perchè in Italia non c’era lavoro e la sera prima dell’attentato alla chiesa aveva mandato alla famiglia alcune foto del luogo all’aperto dove avrebbe passato la notte, un comportamento ritenuto molto strano per una persona che si accinge a compiere un attentato terroristico. 

L’antiterrorismo francese ha immediatamente aperto un’indagine per “omicidio e tentato omicido di stampo terroristico” e “associazione terroristica criminale”, ma al momento non esistono elementi che proverebbero la matrice religiosa dell’orrendo crimine. 

Il doppio standard 

Nei primi due casi sebbene si sia voluto parlare precipitosamente di “terrorismo islamico” si è capito quasi subito che il movente non aveva niente a che fare con il fanatismo religioso. In entrambi i casi si è chiamata in causa il grave disagio psichico degli attentatori e si è derubricata la vicenda a un atto isolato. 

Eppure sia nel caso di Avignone che nel caso di Lione, applicando gli stessi standard impiegati quando c’è di mezzo un musulmano, gli estremi per parlare di “terrorismo cristiano ortodosso” o di terrorismo di estrema destra ci sarebbero tutti. 

Sia ben chiaro, qui non si contesta la scelta delle rispettive procure di escludere il terrorismo e di non politicizzare le due vicende, già troppa grazia che non si attribuisca ai musulmani una sparatoria tra ortodossi o un’aggressione xenofoba, si contesta la strumentalizzazione di ciò che è successo a Nizza che ha tutte le caratteristiche dell’atto di follia individuale slegato da ogni rivendicazione. 

Viene da chiedersi poi come mai nel caso del tunisino sia noto il nome, la fotografia e la storia famigliare e migratoria del presunto attentatore, mentre quasi nulla è trapelato sugli autori e sospettati degli altri due casi. 

C’è un’altra questione di cui bisognerebbe discutere: la Francia ha evidentemente dei grossi problemi di disagio sociale e di sicurezza che le autorità si ostinano a nascondere sotto il tappeto del terrorismo “islamico” al posto di ammettere il fallimento del proprio modello e di affrontare la situazione.