Il progetto di legge sul “radicalismo islamico” presentato dal ministro dell’interno francese costituisce una legge ad hoc contro la comunità dei musulmani francesi e sembra voler instaurare per legge il pensiero unico a detrimento degli stessi principi fondanti della Republique, e cioè i diritti dell’uomo. Ne abbiamo parlato con Aziz un dirigente associativo parigino.
Trascurando la problematica giuridica, che investe la legittimità costituzionale del progetto di legge, prima domanda che vorremmo farti è quella che si pongono i musulmani d’Europa che seguono la vicenda francese: come reagiranno i musulmani di Francia?
Siamo di fronte a due diverse reazioni da parte dei musulmani in quanto organizzazioni. Abbiamo il CFCM (Conseil Français du Culte Musulman) che tuttavia non rappresenta ufficialmente i musulmani perché è stato creato dallo Stato per cercare di risolvere ufficialmente i problemi legati al culto, mentre i musulmani hanno sempre risolto i loro problemi di culto da soli in modo indipendente per decenni. IL CFCM è al servizio dello Stato francese e degli Stati stranieri. Non ha mezzi finanziari o materiali per fare qualcosa. Non riceve alcun sussidio (paradosso francese: è lo Stato che lo crea ma non lo sostiene). La maggior parte dei dirigenti CFCM sono immigrati, sono accademici o leader aziendali e sono succubi dello Stato.
Le altre organizzazioni islamiche indipendenti guidate da musulmani francesi sono più critiche e stanno agendo, nei limiti dello loro possibilità, per denunciare questo disprezzo organizzato che si sta trasformando in razzismo giorno dopo giorno . Il terrorismo sta alimentando questo pericoloso sviluppo, inoltre e ci sono anche sempre più personalità politiche e artistiche musulmane che reagiscono alle ingiustizie che subisce la comunità
Oltre al fatto specifico del culto l’impianto del progetto colpirebbe, non solo surrettiziamente, l’intera società civile musulmana, le sue associazioni umanitarie, sportive, quelle che si occupano dell’alimentazione halal e finanche quelle che si gestiscono il culto. Sembra che il governo sia deciso a farla finita con qualsiasi forma organizzata che abbia una qualche valenza religiosa.
Sarà ancora possibile essere musulmani e praticanti in Francia se questa legge sarà approvata?
Di fatto nel dibattito attuale di tende a considerare ogni musulmano organizzato un islamista. E ogni islamista è potenzialmente terrorista o alimenta potenzialmente il terrorismo. Il musulmano organizzato diventa la quinta colonna al servizio del nemico. Le bugie del ministro dell’Interno sulle associazioni sono una concessione all’elettorato di estrema destra perché Macron sa che perderà le elezioni presidenziali. Nessuno dei suoi piani si è realizzato. Solo nel dossier del terrorismo può dare una dimostrazione di forza e di “rilevanza politica”.
Certamente la vita dei musulmani diventerà più complicata, ma conto sulla Francia fraterna che sempre di più si rende conto dell’inganno insito del disegno di legge che non viene più presentata come un contrasto al “separatismo musulmano” ma piuttosto tendente al rafforzamento dei principi repubblicani.
Ora questa Francia fraterna sta prendendo coscienza della questione e si rafforza l’idea che stiamo subendo un inganno politico in vista delle elezioni presidenziali a tutto vanaggio di Macron e del suo partito.
Tuttavia la vita dei musulmani continuerà nonostante i vincoli imposti da questo disegno di legge. La maggior parte delle associazioni musulmane sono organizzate in piena trasparenza e lo Stato non potrà spingersi troppo oltre, a meno che non creino aree assediate da leggi di emergenza … dopo aver cercato di introdurre leggi di emergenza. Ciò sarebbe possibile solo se il populismo si diffondesse in Europa, che ci riporterebbe ai tempi bui della storia europea.
Un’attenzione velenosa viene riservata ai bambini che potrebbero non poter più ricevere neanche un minimo di formazione religiosa poiché chi la impartisse sarebbe facilmente accusato di “pressions psycologiques ou physiquesur personnes vulnerables”. Ritieni che questo potrebbe realmente accadere e se sì, cosa potranno fare i musulmani di Francia che tengono alla trasmissione della loro cultura ai loro figli?
Come ho già detto a maggior parte le associazioni musulmane lavorano in piena trasparenza e quindi i corsi per bambini non si fermeranno. Continueranno a operare, con ulteriori vincoli forse, ma la realtà è che lo Stato non ha il diritto di intromettersi nelle lezioni di religione e tanto meno possono farlo le scuole pubbliche. Certamente non potranno attaccare un punto così sensibile come il diritto di trasmettere una cultura, una lingua, una religione. Nonostante la tentazione populista di certi politici….
Altro aspetto inquietante è la volontà di isolare la comunità minacciando anche quei soggetti associativi non musulmani che potrebbero essere solidali. Questo condurebbe inevitabilmente a dare spazio alle tendenze “radicali” a quelli che dicono “non c’è dialogo con i non musulmani”‘
Anche nelle ore buie del Vichy, durante l’occupazione nazista, un segmento di Francia resistette alla persecuzioni delle minoranze in generale e allo sterminio degli ebrei in particolare. L’isolamento dei musulmani all’interno della società francese, che molti paventano, mi sembra molto improbabile. Sta succedendo l’opposto. Abbiamo sempre più non musulmani, intellettuali, giornalisti, ecc. che non solo si dissociano ma condannano la psicosi alimentata da molti partiti politici e dall’attuale governo. Alcuni media (mainstream) la diffondono perché sono al servizio di ideologie intolleranti. Questo dà la l’impressione che tutta la Francia stia demonizzando i musulmani. La maggior parte dei media francesi, come nel resto del mondo, sono proprietà di sodali di personaggi politici o di persone che sono profondamente implicate ideologicamente (Le Point, Marianne, Current Values, L’Express, Le Figaro, CNews, BFM, ecc.) e hanno dichiarato una vera “guerra” contro il “nemico interno”. Inoltre, la maggior parte di queste testate sono media commerciali e il rumore fa parte del loro “business”. La commistione di politica e affari non sempre fa cose buone. In tempi di crisi, la disinformazione diventa uno strumento per la massiccio manipolazione dell’ opinione pubblca
Anche se ci sembra evidente che l’obiettivo primario siano i musulmani anche le altre comunità religiose dovrebbero considerare il rischio di essere le prossime vittime di questo laicismo esasperato. Ci sono reazioni specifiche da parte loro e ci potrebbe essere un’alleanza tra i diversi credenti per contrastare questo ateismo di Stato sostanzialmente intollerante e violento?
Ricordiamoci innanzitutto che l’ateismo di Stato è solo circostanziale. Baubérot uno specialista della laicità francese dice che si tratta di un “catto-secolarismo”. La prova è che anche i protestanti non hanno gli stessi privilegi delle istituzioni cattoliche. Anche i cattolici oggi si sentono minacciati da questo discorso e pertanto i ministri e il presidente della Repubblica continuano a inviare messaggi rassicuranti alle altre religioni. Nel nuovo disegno di legge contro i “separatisti islamici” abbiamo persino una modifica alla legge del 1905 che consentirà ai protestanti di avere la possibilità di gestire proprietà immobiliari per finanziare i loro culti. I musulmani per lo più provenienti da comunità socialmente deprivate (con una minoranza di classe media che sta lentamente emergendo) non possono acquisire nessuna proprietà diversa da quelle del loro culto (moschee) che peraltro impiegano anni ad autofinanziare. La disgrazia di alcuni diventerà la fortuna di altri. Questo è il doppio discorso sulla laicità. Deve essere intransigente con i musulmani e adattarsi ai bisogni degli altri. Quindi le cose non sono così chiare. Tanto più che uomini e donne di altre religioni non sono indifferenti a ciò che accade ai musulmani.
Ai tempi della proibizione del hijab, rimproverai all’allora UOIF di aver avuto un atteggiamento quasi passivo nei confronti di quel provvedimento che andava a colpire una fascia debole della vostra comunità, ci fu risposto che si era trattato di un sacrificio che avrebbe avuto come contropartita la loro legittimazione da parte del potere e che avrebbe portato vantaggi sul medio e lungo periodo. Alla luce di quello che sta avvenendo come giudichi quell’atteggiamento e quella risposta?
Quella che una volta si chiamava UOIF e che oggi è Musulmans de France, è l’emblema di questo Islam di notabili universitari o dirigenti d’azienda. Avendo solo una comprensione superficiale delle realtà sociali e culturali della Francia, costruiscono un rapporto che rimane epidermico. I politici lo sanno bene e ne approfitano. Oggi siamo nella situazione che il CFCM che viene convocato da Macron all’Eliseo e chiede ai suoi dirigenti di redigere un documento che consenta allo Stato di stabilire chi siano gli imam “repubblicani” e quelli che non lo sono.
Lo Stato che denuncia l’Islam politico ne approfitta a tutti i livelli e in tutti i campi. Non perché lui (Macron) si occupi di “islamisti”, ma perché si impegna in politica contro una religione, in questo caso l’Islam. Purtroppo alcuni leader di comunità bisognosi di legittimazione hanno sete di riconoscimento e quindi soccombere all’Eliseo è un prezzo che vale la pena accettare, come gli ausiliari ai tempi della colonizzazione. Macron non accetterà mai di trattare con musulmani francesi organizzati in completa autonomia, capaci di dire no a qualsiasi strumentalizzazione dei valori repubblicani e laici. Il bisogno di musulmani docili non è una novità nella pratica politica dei nostri leader in Francia… è la regola.