L’Islam si presta bene all’esposizione “da dizionario”. Già la stessa parola islam necessita di definizione, e così la miriade di parole arabe – dal semplice hijāb alla controversa fatwa – che popola questa religione. Le iniziative editoriali che hanno adottato questa forma, oltre a una certa parzialità nella scelta dei termini (L. Declich, Islam in 20 parole, Laterza, 2016) sono state spesso poco fruibili dal pubblico generale (M. Campanini, Dizionario dell’Islam, BUR, 2013).
Tutt’altro libro è Luci sull’Islam, 66 voci per un lessico di Dario Tomasello.
Nell’Introduzione, il professor Alberto Ventura elogia l’aderenza del libro all’islam tradizionale, in opposizione al fondamentalismo. È certo un aspetto meritevole del testo, ma da una prospettiva islamica il pregio principale di questo libro è ancora oltre. Luci sull’Islam è un’esposizione vissuta di ogni termine, che al rigore accademico unisce l’autenticità esperienziale. È una fenomenologia quanto più possibile completa, che mostra come per liberarsi dalla tutela intellettuale di cui soffre il pensiero islamico italiano non sia necessario adottare posizioni ideologiche o compromettere la qualità accademica.
È anzi una possibilità più completa. Così il secondo termine della raccolta, adab, viene illustrato come “versante esteriore di una cortesia spirituale interiore che mira, prima di tutto, al mantenimento della sincerità nei rapporti tra il servo e il suo signore”. È l’attimo in cui il lettore che, come me, è stanco di leggere nell’orrendo termine ortoprassi l’accusa continua di formalismo e legalismo nei confronti dell’Islam, tira un respiro di sollievo.
Un esempio della radicale differenza che l’autenticità fenomenologica porta a un testo di questo tipo è termine sakīna, considerato solitamente secondario nelle trattazioni accademiche. È però questa “Vera Pace” che l’autore sviscera in una delle riflessioni più sentite del libro; sakīna condivide etimologia con il povero, miskīn, ed è dalla necessità assoluta che all’uomo si spalanca la possibilità della Pace.
La continuità con le tradizioni religiose precedenti è colta in un guizzo di intuizione; disse Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv, XIV, 27).
Come si auspica Tomasello nella Prefazione, ogni voce è davvero una luce. Un libro da consigliare per una prima introduzione all’islam per chi non ne conosce nulla, e da centellinare con cura per chi invece, vivendolo, ne desidera uno sprazzo di luce.