Mohsen Fakhrizadeh, professore di fisica nucleare presso l’Università Imam Hosseyn di Teheran, direttore dell’Organizzazione per la ricerca e l’innovazione del Ministero della difesa iraniano, considerato il padre della scienza nucleare iraniana, era specializzato nell’aspetto difensivo, ossia come comportarsi in caso di attacco nucleare.
Ricordiamo che la ricerca nucleare in Iran ha solo scopi pacifici e non militari, essendo, in base alla fatwa della stessa Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Khamenei, proibiti l’acquisizione, lo sviluppo e l’uso di armi nucleari.
Il professor Fakhrizadeh era negli ultimi mesi impegnato anche nel campo dell’emergenza sanitaria a seguito della diffusione del Covid-19: aveva contribuito a vari progetti come la produzione di kit diagnostici prodotti in Iran e la ricerca sul vaccino era arrivata a buon punto.
È stato ucciso il 27 novembre 2020 in un attentato dove sono state rilevate prove che dimostrano il coinvolgimento del regime sionista.
Netanyahu aveva menzionato Fakhrizadeh, chiedendo di tenere a mente questo nome, nel 2018, in uno dei tanti “teatrini” che negli ultimi anni ha messo in atto per dimostrare che il programma nucleare iraniano non è pacifico. L’Iran era a conoscenza della possibilità che potesse essere ucciso, già alcuni tentativi erano stati fatti in passato, e per questo gli era stata messa a disposizione una scorta.
Non è la prima volta che scienziati nucleari iraniani vengono uccisi in attentati: tra il 2010 e il 2012 toccò la stessa sorte a Masoud Alimohammadi, Majid Shahriari, Darioush Rezaeinejad e Mostafa Ahmadi Roshan. Anche in quei casi per gli inquirenti iraniani fu chiaro il coinvolgimento del regime sionista. Gli assassinii mirati sono una tattica ormai conosciuta del Mossad, e di cui per altro Israele è “orgoglioso”.
Come negli attentati precedenti, le condanne da parte della comunità internazionale sono state molto blande, proviamo solo a immaginare quale sarebbe stata la reazione, anche mediatica, a parti inverse. Notiamo quindi i doppi standard e i due pesi e due misure della comunità internazionale nel valutare ciò che succede in Medioriente, in particolare se legato all’Iran e al terrorismo.
D’altra parte, non potrebbe essere altrimenti, essendo l’Unione Europa sotto forte influenza delle lobby sioniste e dell’imperialismo americano, ai quali tutto è concesso, oltre al fatto che il gruppo terrorista dei Mek (Mojahedin-e Khalq), macchiatosi del sangue di migliaia di iraniani innocenti dalla Rivoluzione del ’79 fino ad oggi, ha trovato asilo proprio in Europa, e non è escluso un suo coinvolgimento in questi attentati, infatti il nome di Fakhrizadeh era stato citato recentemente in un incontro online dei Mek.
Inoltre, in considerazione del recente incontro tra il ministro degli esteri americano Pompeo, Netanyahu e Bin Salman in Arabia Saudita, non si esclude anche un coinvolgimento saudita nell’attentato di Fakhrizadeh. D’altra parte alcuni paesi arabi, come Bahrein e Emirati Arabi Uniti, già da tempo hanno dimostrato la loro debolezza e sottomissione al regime sionista, il cui culmine è stato cedere al “Patto di Abramo”, tradendo in modo definitivo il popolo palestinese.
Nelle ultime settimane alcune testate israeliane avevano annunciato la possibilità che Stati Uniti e Israele attuassero alcune missioni segrete in Iran, sostenendo che l’Iran non avrebbe reagito negli ultimi mesi di presidenza di Trump; ovviamente anche in questo caso nessuna indignazione da parte della comunità internazionale, d’altronde a loro tutto è concesso, compreso minacciare e compiere interventi per prevenire quello che essi sostengono essere il “pericolo iraniano”.
Una domanda che alcuni si pongono ora è: l’Iran risponderà a questo vile atto? Indipendentemente da quella che sarà la reazione dell’Iran, credo che considerati i doppi standard della comunità internazionale e la violazione del diritto internazionale da parte di Stati Uniti e Israele, quello che bisognerebbe chiedersi è: se l’Iran non reagisce in modo adeguato all’attentato, c’è qualcuno all’interno della comunità internazionale che possa garantire che un’azione di questo tipo non si ripeta più?
L’Iran non cerca la guerra, dalla Rivoluzione Islamica nel ’79 ad oggi, non ha intrapreso alcuna iniziativa nei confronti di altri Stati che non fosse di tipo difensivo, ovviamente è suo diritto proteggere il proprio popolo e la propria comunità scientifica, soprattutto a fronte di una palese debolezza della comunità internazionale, dove Stati come il regime sionista e il regime americano violano il diritto internazionale senza che vi siano forti prese di posizione nei loro confronti.
E ciò non riguarda solo l’Iran, bensì tutto il Medioriente: il diritto internazionale non viene applicato né rispettato, ormai è un dato di fatto, e ciò perché a determinati Stati interessa solo mantenere un perenne stato di destabilizzazione in questa zona ricca di risorse naturali, dove vi sono popoli e ordinamenti che non vogliono piegarsi ai dettami oppressivi di quegli Stati.