Il Regno Unito ha dato l’ok per la somministrazione del vaccino anti-COVID in tutto il territorio nazionale. Ma c’è un però: il governo ha anche concesso l’immunità legale al gigante farmaceutico Pfizer contro qualsiasi responsabilità legale derivante dall’uso del vaccino. Il vaccino dichiara di avere un tasso di successo del 95% e gli effetti avversi fin ora osservati e riportati da Pfizer sono fatica, mal di testa e restano ancora ignoti i possibili effetti sulla fertilità.
Il 2020 è stato un anno difficile anche a causa della pandemia, tale da portare la rivista TIME a definirlo come “il peggior anno di sempre”. Sorvolando sul titolone acchiappa-click e riflettendo sull’immunità concessa dai vicini inglesi, è importante soffermarsi su come i governi abbiano reagito alla crisi.
Il COVID-19 ha insegnato che le democrazie sono molto fragili e non sono adatte ad affrontare crisi. Il virus ci ha risvegliati da un sogno caratterizzato da un dopo-guerra pieno di crescita e abbondanza, escludendo gli strutturali periodi di crisi economica.
La prova della fragilità del sistema democratico contemporaneo, che ha la tendenza ad ergersi come modello a livello globale – con una vena non trascurabile di eccezionalismo e imponibile a suon di bombardamenti se necessario – è la seguente: le primissime cose che sono state sacrificate sono state le libertà fondamentali, essenza e giustificazione della stessa democrazia.
Certo, l’emergenza e la praticità possono giustificare secondo il buon senso la restrizione di libertà come quelle di movimento e assembramento. Ma il minimo che si sarebbe dovuto fare, e che è venuto pericolosamente a mancare, è un dibattito serio sulle conseguenze di queste restrizioni.
Si è parlato tanto di mascherine, coprifuoco, e zone rosse, gialle e arancioni. Non si è parlato, escludendo qualche timido commento, di cosa comporti il sacrificio di queste libertà. Vae Victis?