La nave turca Mabruka, sequestrata dalle milizie di Haftar il 5 dicembre, è stata rilasciata dopo il pagamento di una “multa” e di conseguenza anche il suo equipaggio è stato liberato. I 7 marinai potranno quindi tornare presto a casa, i nostri 18 marinai, sequestrati sempre da Haftar, invece marciscono in qualche carcere libico da più di tre mesi. senza che questo tolga il sonno al nostro Governo.
Sei giorni, tanto è bastato al governo di Ankara per ottenere la liberazione della nave turca che i miliziani di Haftar avevano fermato con l’accusa di trasportare droga, i turchi hanno fermamente smentito questa versione sostenendo che la nave trasportava generi alimentari destinati a Misurata.
La nave turca è stata fermata a pochi chilometri dalla costa libica mentre i pescherecci italiani, anche se in acque dichiarate area economica esclusiva dai libici, si trovavano molto più lontani dalla terraferma. L’accusa poi, i siciliani andavano a pescare mentre i turchi (secondo gli uomini di Haftar…) trafficavano droga.
Nonostante tutto ciò, non stupisce che la Turchia sia stata in grado di risolvere la questione in appena sei giorni mentre l’Italia sta a guardare mentre le famiglie di 18 lavoratori italiani soffrono per i propri cari sequestrati.
Serve poco per capire la differenza di trattamento, basta guardare alla differenza di reazione, il ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu aveva subito detto “noi ricordiamo che se gli interessi turchi in Libia verranno presi di mira ci saranno delle gravi conseguenze e gli autori di queste azioni verranno considerati degli obiettivi legittimi“.
Nel frattempo il ministro degli esteri italiano Di Maio affermava i merito ai nostri connazionali rapiti: “La delicatezza del contesto ci richiede di perseguire questo obiettivo senza iniziative clamorose o di propaganda, ma con quel basso profilo che vicende del genere richiedono.”
In effetti martedì notte i caccia turchi hanno sorvolato per alcune ore l’ area di Jufra e Sirte, la linea del fronte fra le forze del governo di Tripoli e quelle di Haftar. Il messaggio dev’essere arrivato forte e chiaro anche dalle parti di Bengasi.
Cosa devono pensare le famiglie di questi pescatori? Cosa devono pensare gli italiani? Che il nostro paese non conta più niente? L’Italia è bene ricordarlo ha un PIL tre volte tanto quello della Turchia ma sta diventando sempre più un nano politico.
Erdogan che nella partita libica sostiene Tripoli è il peggior nemico Haftar e grazie al suo sostegno Sarraj è riuscito a rompere l’assedio di Tripoli. La diplomazia italiana guidata da Di Maio invece, dopo aver snobbato la Turchia al vertice di Palermo di due anni fa, ha iniziato un balletto tra il Cairo ed Ankara riempiendosi la bocca di parole vuote, dando l’impressione di mancare completamente di visione strategica e alla fine sono arrivati i Turchi a salvare l’ENI.
Ora Haftar dopo aver visto come ci siamo fatti umiliare da Al Sisi sul caso Regeni, avrà pensato bene di poterci calpestare.