La Francia ha dato la più alta carica onorifica – la Legion d’Onore – a chi in Italia meriterebbe una Legion di Disonore, Al Sisi.
Sì, perché mentre la Francia festeggia col dittatore, le ferite italiane causate dall’omicidio di Giulio Regeni si riaprono. Mentre a Roma i magistrati ascoltano le testimonianze di come Giulio fosse stato torturato, un altro Paese europeo – un “alleato” – si nutre indirettamente del sangue di Giulio.
E’ anche vero che fra la dittatura egiziana e quella sempre più consolidata in Francia le differenze si vanno assottigliando. Prima le violenze ed i soprusi contro le minoranze islamiche e la discriminazione di Stato sistematica, poi i blitz contro minoranze e luoghi di culto. Tutto nel quadro di un estremismo secolare codificato in legge denunciato dall’ONU e da Amnesty International in occasione delle violenze delle forze dell’ordine che Macron vorrebbe coprire con l’articolo 24 della legge francese sulla sicurezza globale. La legge proibirebbe ai giornalisti di denunciare in qualsiasi modo significativo i soprusi delle forze dell’ordine, divenute l’ordine del giorno.
La dittatura egiziana almeno può essere giudicata nel contesto di una regione dove la democrazia non esiste mentre quella francese non può che essere attribuita ad una degenerazione strutturale, politica e ideologica ormai intrinseca. Con un ruolo più prominente acquisito dopo la Brexit da Parigi, sembra improbabile che l’UE denunci la Francia nel prossimo futuro, troppo potente, per essere controllata a differenza dei Paesi dell’Est Europa, che in queste settimane si vorrebbero escludere dai fondi europei a causa della loro posizione anti-LGBT.
Che sia il momento per l’Italia di usare con più leadership il suo ruolo di fondatore della UE? Con meno islamofobia, e con un contro-bilanciamento dell’ondata progressista l’Italia può farsi carico delle anime conservatrici e non in Europa promuovendo un discorso vincente.