Dilagano in queste ore le critiche nei confronti del testo scolastico di Storia di Vittoria Calvani (Mondadori, 2018), una delle pagine del testo, che in queste ore sta facendo il giro del web, contiene errori grossolani ed assurdità sull’Islam. Numerosi genitori musulmani ci stanno segnalando la gravità delle affermazioni riportate nel libro di testo.
La pagina, è piena di errori ed imprecisioni. Dal nome “Maometto” passabile ma non degno di un libro di Storia che vuole dirsi accurato, al riferimento alla jihad come “guerra santa” che invece è un concetto che fa parte della Storia cristiana. Jihad infatti significa “sforzo” e può indicare lo sforzo per la lotta contro il proprio ego, il grande jihad appunto, e la lotta contro l’oppressione e gli oppressori ”jihad minore”.
I paragrafi associano erroneamente il nome Islam, ad un fantomatico obiettivo di sottomissione dell’intera penisola araba che il Profeta Muhammad avrebbe concepito dopo l’espulsione in seguito all’oppressione dei politeisti alla Mecca. Il significato della parola “Islam” è invece quello di “sottomissione a Dio”, significato che parte della religione islamica sin dai suoi albori.
L’autrice del testo Vittoria Calvani è nota già per altri gravi errori. Il Fatto Quotidiano riporta in un articolo di Davide Turrini del 2019 anche vari errori dell’autrice che sono risultati anche nel ritiro di uno dei testi dal mercato. L’articolo definiva come “Una robaccia brutta da bocciatura senza appello già alle scuole medie il lavoro della Calvani.”
Il testo fa poi riferimento ad un altro fatto storico travisato, quello dei Banu Qurayza di cui il testo sempre essere poco conscio. Nel testo si parla di come dei “generali” del Profeta Muhammad avrebbero “sterminato” la tribù di ebrei perché essi non si convertirono. I fatti storici invece hanno visto una vera e propria guerriglia contro il Profeta ed i civili musulmani contro cui gli ebrei della tribù dei Banu Qurayza tramarono un attacco a sorpresa per sopprimere la leadership del Profeta e supportare i politeisti tentando di garantire l’egemonia economica e politica di Medina, luogo strategico per i Banu Qurayza.
Le gravi imprecisioni non finiscono qui. Il testo afferma nella totale falsità che La Mecca fu conquistata con le armi. I testi storici insegnano invece all’unanimità accademica che Mecca fu conquistata straordinariamente senza alcuna battaglia e pacificamente. La città si arrese pacificamente al Profeta che quando assunse il controllo della Mecca affermò “oggi non vi accadrà alcun male” come riportato dalle fonti storiche e di hadith (tradizioni profetiche).
Il testo continua con grave fare propagandistico affermando che l’eredità spirituale del Profeta per i credenti dopo la sua morte fu quella di “obbedienza al messaggio di guerra lanciato dal Profeta”. Questa affermazione, degna dei peggiori “spot” dell’ISIS e della destra islamofoba, è ancora una volta falsa. Molti dei popoli che furono “conquistati” dalla comunità di credenti accolsero infatti i musulmani come liberatori. La causa di ciò fu principalmente l’oppressione dell’Impero Romano che opprimeva già ai tempi del Profeta Muhammad le minoranze cristiane ed ebree in modo feroce. Solo sotto il governo dei musulmani ebrei e cristiani delle più varie dottrine riuscirono a convivere.
Il testo finisce affermando che la pietra nera conservata presso la Kaaba a Mecca sarebbe secondo la tradizione islamica “più diffusa” l’occhio di un “Angelo incaricato di verificare l’afflusso dei pellegrini”. Tralasciando la mancanza di un riferimento bibliografico, è superfluo sottolineare quanto questa storia non sia una tradizione islamica conosciuta dai musulmani come invece lo è la tradizione secondo cui la pietra nera fu un segno divino per mostrare ad Abramo dove costruire la Kaaba.
Molti si sono mossi non solo per denunciare le gravi imprecisioni del testo ma anche la pericolosa narrazione falsa che si presta ad interpretazioni grossolanamente erronee e goffe tipiche dei discorsi d’odio islamofobi.