Pensate un mondo dove per ammonire un figlio intemperante lo si minacciasse di non mandarlo a scuola l’indomani.
Immaginate una scuola fatta all’aperto, dove bambini e ragazzi si accomodano alla meglio sotto un albero intorno al docente, sarebbe molto vicino alle scuole peripatetiche dell’antica Grecia o a quelle degli antichi romani, dove i discenti sedevano a terra in cerchio intorno al maestro.
Immaginate una scuola dove non si spenda o forse sarebbe meglio dire perda tempo, come accade oggi, in interrogazioni e verifiche, dove anche i voti siano banditi e con essi tutta quella consuetudine alla competizione a cui educhiamo con gli attuali sistemi i nostri figli. Significherebbe eliminare quelle situazioni che al giorno d’oggi sembrano oramai purtroppo d’abitudine come crisi di ansia per l’interrogazione o il compito in classe o attacchi di panico come valvola di sfogo per una pressione che a volte sugli scolari risulta insopportabile.
Immaginate una scuola dove i genitori si inventino dei laboratori pomeridiani per spirito di mutuo soccorso così da trasformarsi in insegnanti per il doposcuola, e quindi periodicamente condividere con i compagni di classe dei propri figli le personali competenze nei campi più disparati, perché agli alunni piace imparare e a casa non vogliono tornare al termine delle ore canoniche.
Se una scuola del genere oggi esiste lo dobbiamo a famiglie coraggiose e all’odierna crisi, che ha di sicuro fornito la spinta per dar vita a dei progetti di scuola all’aperto i cui risultati sono strabilianti.
Che tutto il sistema scolastico stia soffrendo delle misure imposte dall’epidemia in corso è fuori discussione, ma l’essere umano si abitua a tutto, ci si adatta e ci si dimentica che può sempre esistere un mondo migliore il che equivale, in fondo, a divenire dimentichi di se stessi e del perchè della vita.
La consuetudine ci rende dimentichi che esistono delle possibilità di vita migliori, ci rende pigri e sottomessi al contingente. Chi riesce a prescindere da tutto ciò e a coltivare la propria visione alternativa delle cose, ha il potere di risvegliare gli altri, quelli addormentati, come il pizzico che risveglia l’imbambolato o l’assorto nei propri pensieri.
Pochi giorni fa mi sono imbattuto in una famiglia felice, genitori e due figli piccoli in età scolare. Da sempre critici del sistema educativo italiano, di cui tutti conosciamo qualità e limiti, come molti hanno sentito in modo particolarmente acuto l’ulteriore pressione imposta dalla pandemia in corso e hanno trovato il modo di reagire partecipando al progetto di una scuola all’aperto parentale.
L’aria dei genitori e dei bambini era come quella di chi vive in un mondo parallelo a quello del COVID. Per non parlare del cambiamento dei bambini che sembrano come privi di quella tensione che si legge sempre negli occhi di alunni e docenti, ma come fiori sbocciati appaiono sbloccati nella loro capacità di crescita.
La scuola, in quanto permanente progetto di edificazione di un mondo migliore, può rappresentare il perno per una svolta positiva dall’attuale crisi. Il successo di questo tipo di esperienza sta chiaramente nel saper riaccendere l’amore per la conoscenza e con esso un clima di condivisione e solidarietà. Risvegliare il mondo delle possibilità a partire dalla sensazione di oppressione provocata dalla crisi sanitaria è il modo migliore con cui possiamo reagire, ciascuno nel proprio ambito, alla situazione attuale.