La medicina come arte medica
“La vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione fuggevole, l’esperimento pericoloso, il giudizio difficile” cosi recita il primo degli aforismi ippocratici. Il soggetto dell’aforisma è chiaramente la medicina concepita quindi come arte e conosciuta nei secoli appunto come “l’arte lunga”, e varrebbe la pena riflettevi, specie in questo periodo dove la medicina sembra dominata dallo spirito del giudizio lapidario e dell’esperimento spregiudicato.
L’idea della medicina come arte è quanto mai lontana dalla concezione che ne abbiamo oggi. Comprendere in un’unica locuzione arte e scienza potrebbe essere considerato oggigiorno, a differenza dei tempi antichi, un ossimoro. La medicina odierna è concepita come una professione o al massimo come una passione, ma accostarla all’idea di arte sembra anacronistico e difficilmente concepibile.
La riduzione della medicina a mestiere
Bisognerebbe forse chiedersi quale peculiarità distingue il mestierante e dall’artista. La differenza risiede innanzi tutto nella libertà dell’artista che invece manca al mestierante, libertà che si manifesta nella capacità di essere in continua crescita e cambiamento secondo un percorso unico e personale, una crescita umana e al contempo professionale che non dipende esclusivamente da quello che c’è scritto sui libri né si limita a ciò che è funzionale ad un determinato sistema economico o politico, perché l’artista appunto impara sul libro dei libri che è la natura. Da qui ovviamente nasce la forza dirompente dell’arte e la minaccia di censura che spesso su di essa incombe. Come può dirsi libero colui che non può che esprimersi negli stretti confini dell’utilitarismo?
Difficile oggi quindi pensare al medico in senso classico, stretto com’è tra linee guida e protocolli, ridotto a mero esecutore e impossibilitato financo al dissenso, la sua figura è ben lontana anche da quella del semplice libero pensatore.
La fine della medicina come arte
Che la medicina, da questo punto di vista, sia morta da tempo è una cosa nota, rimane forse qualche barlume di essa nell’amore che il singolo può mettere nell’eseguire i dettami che il tecnicismo gli impone, ma di certo non rimane molto della capacità di comprensione di tutto ciò che non si può vedere al microscopio.
La perdita della figura del medico come praticante dell’arte lunga potremmo immaginarla come la scomparsa di tutti gli architetti del mondo, sarebbe un mondo pensato solo dalla mente dei geometri, ce ne potrebbero essere anche di bravissimi, ci si potrebbe vivere lo stesso, ma un mondo senza architettura non sarebbe lo stesso.
Secondo una tradizione islamica, quando Dio vuole privare gli uomini di una scienza richiama a se tutti coloro che ne sono i detentori, perché la scienza è un dono di Dio e come tutti i doni va conservato e quindi quando necessario difeso.