Mentre migliaia di attività chiudono, mentre pende, come una spada di Damocle, sulla testa dei lavoratori la fine del blocco dei licenziamenti, nell’anno 2020 la ricchezza dei miliardari è aumentata a dismisura toccando un nuovo record e arrivando a 10.200 miliardi di dollari di patrimonio suddiviso tra solo 2.189 billionaires.
Ma non tutti i miliardari hanno incrementato le proprie richezze in egual misura: quest’anno è aumentato il divario tra gli imprenditori del digitale e della tecnologia e dell’industria farmaceutica e sanitaria da una parte e gli imprenditori di settori tradizionali dall’altra, con i primi capitanati da aziende come Amazon che hanno di gran lunga surclassato i secondi.
Un giorno capiremo forse, guardando indietro al lockdown, cosa sta succecendo e capiremo che i sacrifici non saranno passeggeri e che li avranno fatti i molti a favore dei pochi.
Capiremo che nel 2020 si è innestata una grandissima trasformazione, un’accelerazione brusca del processo di concentrazione della ricchezza per cui milioni di persone che faticosamente avevano una qualsiasi attività diverranno dipendenti e consumatori di poche multinazionali, in molti saranno sostituiti dai robot e forse ci sarà un sussidio miserrimo per permetterci di continuare a comprare.
Non si può fermare il mondo, certo. Ma dovremmo avere il diritto ed il dovere di capire dove stiamo andando e se davvero vogliamo andarci.
Preoccupa il fatto che a fronte dell’inesorabile, ora accellerata, morte dell’industria e del commercio nazionale non vi sia alcuna reazione degna di questo nome.
Credere di potere mantenere questa pur difettosissima democrazia con una concetrazione tale della ricchezza, e quindi del potere è poi solo una pia illusione.