Il 14 dicembre il Ministro dell’Istruzione Azzolina ha firmato col Cardinale Gualtiero Bassetti un’intesa dal testo non pubblico che stabilisce i termini di un concorso speciale per l’immissione in ruolo nella scuola pubblica degli insegnanti di religione cattolica. Come al solito la cosa avviene nell’indifferenza dei più e tra le inutili proteste senza eco dei pochi che invece seguono questa perpetua controversia italiana.
Quando, con la legge 148 del 1990, dalla materna e dalle elementari usciva la figura del maestro unico faceva la sua comparsa in queste scuole il maestro di religione cattolica.
Allora il Ministro dell’Istruzione era l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il Premier era Giulio Andreotti. Fino ad allora l’insegnante di religione cattolica era previsto dalle scuole medie, con quella riforma entrava anche in classe con bambini dai 3 agli 11 anni per ben 2 ore a settimana.
Il 14 dicembre il Ministro dell’Istruzione Azzolina e il Presidente della CEI Cardinale Gualtiero Bassetti hanno siglato un’intesa preliminare per l’immissione in ruolo nella scuola pubblica degli insegnanti di religione cattolica mediante un apposito concorso che dovrà essere indetto nel 2021. Questa intesa non è stata ad oggi resa pubblica su alcun sito istituzionale e non è stato in alcun modo possibile prendere visione del testo integrale. Sulla base di quello che però già si sa, puntuali sono arrivate le proteste dei pochi che seguono questa perpetua controversia italiana.
Cosa si sa di questo concorso ?
Per quasi un secolo la selezione di questo personale docente molto particolare è stata delegata alla Chiesa che rilascia il certificato di idoneità diocesana firmato dal vescovo e verosimilmente ottenuto su indicazione della parrocchia di prossimità. Lo stipendio di questi insegnanti invece è sempre stato a carico della scuola pubblica senza l’indizione di alcun concorso.
Il primo concorso per l’immissione in ruolo di alcuni di questi insegnanti c’è stato nel 2005, dal 1929!!!, e quest’anno ce ne sarà un altro per un’ulteriore percentuale di essi, gli altri invece arriveranno a scuola sempre direttamente dalla parrocchia.
Per quest’ultimi nella relazione tecnica del Decreto Milleproroghe è ribadito che la relativa spesa pubblica “ha natura obbligatoria poiché è sostenuta in adempimento agli obblighi assunti con un accordo internazionale”, cioè il Concordato del 1929 tra Italia e Vaticano.
Nel 2021 come nel 2005 il certificato di idoneità confessionale sarà sempre requisito per l’accesso al concorso. In aggiunta, un insegnante di ruolo di religione cattolica che dovesse perdere questa idoneità, magari per essere andato a convivere senza sposarsi, non può più insegnare religione cattolica ma automaticamente risulterebbe abilitato all’insegnamento delle materie consentite dal suo titolo di studio.
Ad esempio, gli studi in teologia fatti nelle facoltà ecclesiastiche, abilitanti per insegnare religione cattolica alle medie ed alle superiori, sono già equiparati alla laurea in lettere per l’accesso a tutti i concorsi pubblici. Quindi una persona formata dalla Chiesa e da essa poi selezionata su basi etico-morali per l’insegnamento, dopo essere stata abilitata mediante un concorso riservato, in caso perdesse i requisiti etico-morali passerebbe comunque avanti ai precari che insegnano altre materie e che sono in attesa dei relativi concorsi. Ci sono quindi cittadini con un santo in paradiso che ti salva anche quando vieni cacciato dal paradiso.
Quando ha avuto inizio tutto questo?
In Italia l’inizio della perpetua controversia sull’ IRC, Insegnamento della Religione Cattolica, si deve a Benito Mussolini. Con l’Unità d’Italia (1861) e soprattutto con la presa di Roma (Braccia di Porta Pia, 1970), l’insegnamento confessionale divenne facoltativo e progressivamente ridimensionato, soprattutto dalle scuole medie in poi dove di fatto scomparve.
Nel 1873 furono soppresse le facoltà teologiche di Stato e le lauree in teologia rilasciate dalle facoltà ecclesiastiche non vennero più riconosciute (oggi invece ti consentono di accedere ai concorsi pubblici come fossero una laurea in lettere).
Nel 1908 la proposta di abolire completamente l’insegnamento della religione cattolica alle elementari, comunque impartito dal maestro unico e senza una specifica ora di religione, fu il casus belli per uno scisma all’interno del Grande Oriente d’Italia e per la conseguente nascita della Gran Loggia d’Italia costituita da chi non aveva appoggiato la proposta di abolizione. E’ risaputo che la laicità nel periodo liberale del Regno d’Italia (cioè prima dell’avvento del fascismo) era animata dall’anticlericalismo massone, tratto distintivo del Risorgimento, ed anche il Parlamento era in buona parte espressione della massoneria.
In alternativa però abbiamo oggi invece una laicità ipocrita.
Con l’avvento del fascismo, nel 1923 tornò l’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica e con il Concordato del 1929 (firmato per l’Italia da Benito Mussolini) venne per la prima volta istituita l’ora di religione cattolica e la figura dell’insegnante di religione cattolica (dalle scuole medie in su) così come la conosciamo oggi, cioè scelto dallo Stato Vaticano e pagato dallo Stato Italiano. Con la presa di Roma la Chiesa Cattolica aveva perso lo Stato Pontificio (grande quanto la regione Lazio) su cui il Papa esercitava il suo potere temporale. Dopo soli 59 anni Mussolini ridiede alla Chiesa uno territorio su cui far nascere il suo nuovo stato, la Città del Vaticano, piccolissimo rispetto a quello perso nel 1970 ma con tanti benefici a spese dell’Italia.
Dopo la Breccia di Porta Pia la Chiesa Cattolica ha quindi prima fatto breccia nella massoneria, spaccandola, poi ha sbancato col Fascismo. Da allora non ha più perso terreno, anzi.
La riforma del 1984 e la contromossa del 1990
Si deve all’allora premier Bettino Craxi una riforma complessiva in materia di culto che avvicinò l’Ialia ad uno standard laico che ancora oggi non abbiamo raggiunto. A quelle riforme, che sostituirono con l’8×1000 facoltativo lo stipendio dei preti che l’Italia pagava dal 1929, manca tutt’oggi una Legge sulla Libertà di Culto in attuazione dell’articolo 19 della Costituzione. Venne però data una rinfrescata alle forme pattizie previste dalla Carta Costituzionale, con una riforma del Concordato (art.7) e con l’avvio delle Intese (i “concordatini” con le altre confessioni dell’art.8 comma 3).
Con la riforma del Concordato del 1984 l’ora di religione cattolica divenne facoltativa. A quasi 40 anni dalla stesura della Costituzione, laica ed antifascista, e meno di 40 anni fa, un istituto confessionale creato dal fascismo e dallo stesso reso obbligatorio si riuscì a renderlo facoltativo ma non a farlo cessare di esistere. Già nel 1990 però, con Mattarella ed Andreotti, questo istituto è stato esteso anche alle scuole materne ed elementari.
I numeri attuali
Il MIUR non rende pubblici i dati sul numero di studenti che scelgono di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica mantenendo un intollerabile segreto. Abbiamo quindi a disposizione solo le fonti cattoliche secondo le quali comunque la scelta di non avvalersi dell’IRC cresce di anno in anno. Siamo oltre il 10% degli studenti (sempre secondo la Chiesa Cattolica) ed alle scuole superiori questa percentuale supera anche il 20%.
Per quanto riguarda il costo degli insegnanti di religione cattolica questo si aggira intorno al miliardo di euro, circa il 2% della spesa complessiva della scuola pubblica italiana. Ed è una spesa che non ha mai risentito dei tagli alla scuola.
L’alternativa che non c’è
Una delle ingenuità più frequentemente proposta, da chi critica il controverso istituto dell’IRC, è quella di sostituire questo insegnamento con la storia delle religioni. Purtroppo i tecnicismi sono indigesti ai più e non ci si rende conto che le questioni sono assolutamente disgiunte. Qualsiasi insegnamento può essere introdotto a scuola ma in maniera del tutto indipendente dal fatto che l’IRC venga abolito o meno. Ed abbiamo visto che questo insegnamento introdotto dal fascismo si rafforza col tempo.
C’è talvolta anche un’ambigua fascinazione nei confronti degli insegnanti di religione che in classe “parlano di attualità”. In fin dei conti si tratta di persone che non svolgono il lavoro per il quale sono comunque pagati (cioè insegnare la religione cattolica).
Da segnalare invece che, anche se aumentano gli studenti che non si avvalgono dell’IRC, non viene mai reso uniformemente adeguato l’insegnamento della materia alternativa che il più delle volte risulta improvvisato e questo contribuisce a scoraggiare i genitori dei bambini più piccoli tenuti spesso parcheggiati nei corridoi. Come se non bastasse, da quest’anno la scelta delle attività alternative alla religione cattolica potrà essere effettuata solo a giugno, e non più a gennaio quando ci si iscrive, e così le scuole avranno ancora meno tempo per organizzarsi.