La situazione Covid ha mostrato tutte le mancanze di tante organizzazioni che non si sono mai rialzate dalla prima quarantena. Oggi però se osserviamo alla comunità islamica italiana il problema è ancor più grave.
Da anni oramai tantissimi lamentano l’immobilismo dell’attivismo fin dalla semplice moschea locale che si trovi nel piccolo paesino di provincia o nella grande città. Gli stessi dirigenti detengono il potere da decenni e sono quasi impossibili da spodestare.
Tutto questo ha semplicemente creato e continua a creare un sempre più forte allontanamento dall’attivismo religioso e comunitario, passi dal dare il 101% alla tua comunità locale per poi abbandonare tutto dopo che non sei riuscito a fare un granché perché vorresti evolverti da semplice volontario sapendo che dopo anni qualche idea di miglioramento oltre a darla la vorresti anche vedere messa in pratica.
Tutti si chiedono dove sono i giovani nell’attivismo islamico? Sono scappati da quello che si è realizzato o per meglio dire non realizzato negli anni.
Con la pandemia tante moschee hanno chiuso e hanno smesso di fornire servizi. Oggi che la società ha più bisogno della spiritualità e che si potrebbe fare tantissimo: sostenere i poveri, fornire un pasto, fornire una coperta o un semplice sostegno spirituale; i musulmani sono fuori da tutto.
Ho sentito diversi fratelli e sorelle nelle varie località dello stivale e tutti riportano la stessa versione: i nostri dirigenti non vedono l’importanza di questa cosa, sono fermi ad un attivismo di 20 anni fa.
Serve lasciar spazio a persone diverse, che hanno esperienze e percorsi diversi, perché oggi più che mai l’attivismo islamico ha bisogno di una rivoluzione nel metodo, oggi che sforniamo laureati e diplomati, giovani qualificati in tutti i settori che possono rendere finalmente la piccola o grande moschea una realtà importante nel suo contesto sociale.
Non serve solo criticare, ma serve anche attivarsi nel concreto, personalmente ritengo di potermi permettere la critica in virtù del fatto che da anni mi sporco le mani nell’attivismo della moschea locale della mia città e lo faccio ancora oggi che mi costa moltissima fatica, ma finché non sarò sicuro che la mia moschea avrà fatto il salto di qualità non cederò perchè so che non bisogna cedere, ne va del nostro futuro.