Una nuova vittoria per l’associazione culturale Assalam di Cantù nel contenzioso che da anni la vede vittima della linea ostile ai musulmani portata avanti dall’amministrazione comunale a guida leghista.
Con Sentenza pubblicata il 18 gennaio 2021 il Tribunale amministrativo lombardo ha dato ragione all’associazione che, assistita dall’avvocato Vincenzo Latorraca, aveva presentato ricorso contro il diniego di permesso di costruire con cambio di destinazione d’uso a luogo di culto espresso dall’amministrazione locale.
Il capannone di via Milano, sede dell’associazione è oggetto di un duro contenzioso tra la comunità islamica locale e l’amministrazione comunale che in passato era arrivata fino ad espropriare l’immobile, decisione poi annullata sempre da un giudice.
Il Tar ha stabilito che il diniego alla trasformazione a luogo di culto fosse illegittimo, e lo ha fatto citando la recente sentenza della Corte Costituzionale che dichiara l’illegittimità dell’art. 72, commi 2 e 5 della legge Regionale “anti-moschee” della Lombardia. Secondo la Consulta infatti “la regione può gestire lo sviluppo armonico del territorio ma non può ostacolare l’esercizio del culto”, cosa che secondo gli alti magistrati invece ha fatto fino ad oggi. La sentenza nasceva dal ricorso dell’associazione islamica Ticinese e dal successivo intervento della stessa associazione islamica di Cantù.
La libertà di culto quindi secondo la Corte si traduce nel diritto di disporre di spazi e il ruolo delle autorità pubbliche competenti è duplice: in positivo, agire per prevedere e fornire spazi per il culto e in negativo, non frappore ostacoli ingiustificati all’esercizio del culto.
Il Tar pertanto respinge la tesi del Comune di Cantù secondo la quale la realizzazione del luogo di culto non sarebbe possibile a causa dell’intervento della legge regionale anti-moschee.
Il Piano di governo del territorio di Cantù prevede che in quell’area possa realizzarsi un’attività di culto ed è quello che si impegnano a fare ora i rappresentati dell’Associazione Assalam che si dicono molto soddisfatti del risultato e tendono ancora una volta la mano all’amministrazione.
Alice Galbiati, sindaco leghista di Cantù, invece non sembra avere una volontà dialogante e annuncia di riservarsi di ricorerre contro la decisione del Tribunale amministrativo.