La pressione selettiva è quella caratteristica dell’ambiente che determina una capacità di sopravvivenza e riproduttiva differente tra in membri di uno stesso gruppo. Per fare un esempio potremmo immaginare cosa succederebbe se un fattore ambientale rendesse la vita impossibile a tutti gli uomini che non hanno i capelli rossi.
In breve tempo la popolazione mondiale sarebbe verosimilmente formata quasi esclusivamente da persone con i capelli rossi per via della pressione selettiva esercitata dal fattore ipotizzato.
Nella pratica medica la pressione selettiva è chiamata in campo per spiegare il fenomeno dell’antibiotico resistenza, ovvero quel fenomeno in ragione del quale alcuni batteri prima resistenti a determinati antibiotici, in seguito all’uso degli stessi, ne diventano non più suscettibili. Sappiamo che l’antibiotico resistenza è alla base di numerose infezioni e di un numero elevato di decessi a causa proprio dell’impossibilità di trovare farmaci efficaci.
Adattamento
Possiamo pensare la pressione selettiva come l’altra faccia della medaglia dei naturali fenomeni di adattamento. L’equilibrio tra pressione selettiva e adattamento ad esempio, fa sì che alcune specie riescano a sopravvivere ai cambiamenti ambientali, i quali esercitano appunto una pressione selettiva, mentre altre specie soccombono.
Affrontare la complessità con ragionamenti semplici
Senza voler ridurre la complessità delle cose, ci vengono però in mente alcune considerazioni? Sappiamo che il fenomeno della pressione selettiva agisce sui virus come su ogni essere vivente, e sappiamo che stiamo esercitando questa pressione tramite l’attuale politica di profilassi farmacologica chiamata impropriamente vaccinazione, essendo questa in realtà una terapia genica. Sappiamo d’altra parte, che la popolazione dei virus responsabili dell’attuale pandemia hanno come loro caratteristica una estrema capacità di adattamento, tanto che alcune varianti di esso, probabilmente per di più resistenti alle attuali terapie profilattiche, sono già state isolate.
Se ammazziamo tutti o quasi i biondi e i bruni del pianeta e risparmiamo i rossi, è verosimile che i rossi prolifereranno molto di più sostituendo la popolazione mondiale in breve tempo. E siccome questo non starebbe bene alla nostra furia omicida, dovremmo ammazzare anche i rossi che nel frattempo però sono diventati tantissimi, sempre sperando che non rimangano gli albini che ci costringerebbero a dover ricominciare da capo il nostro lavoro di sterminio.
Insomma mi domando, sapendo che la vita, specie quella microbiologica, soffre di una sorta di horror vacui, cioè il posto di uno viene preso sempre da un altro, non è che per questa via rischiamo le fatiche di Sisifo?
Mettere il dito in certi delicati meccanismi di adattamento e farlo per di più su scala planetaria può scatenare una complessità di cui difficilmente potremmo prevedere gli effetti.
Non è inverosimile pensare ad esempio che varianti più virulente potrebbero essere favorite dalla minor presenza dell’attuale variante e quindi, non solo dare nuovo impeto ad altre epidemie, ma anche favorirne di peggiori dell’attuale. Per non parlare dell’effettiva impossibilità, che è sotto gli occhi di tutti, di vaccinare tutta la popolazione mondiale, il che rende tutta l’attuale strategia vaccinale ancora meno credibile.
Siamo ad un bivio
Credo che i promotori della pratica vaccinale indiscriminata su tutta la popolazione debbano cominciare a prendere in seria considerazione la verosimile ipotesi di fallimento della loro strategia e prendere atto che questa eventualità ci sta portando di fronte ad un bivio che ha a che fare con tutti gli aspetti della vita che conosciamo.
Da una parte l’ostinazione in questa direzione potrebbe portarci verso un mondo che passerà da squilibrio in squilibrio e da pandemia in pandemia e da vaccino in vaccino e quindi ad attraversare tutto quello che oggi stiamo vivendo fino alle sue estreme conseguenze, dall’altra bisognerebbe aprirsi a strategie alternative, come quelle avanzate ad esempio dalla Great Barrington Declaration ma non solo, e riconoscere che, per quanto altamente scientifico e tecnologico, tutto quello che stiamo facendo non è poi cosi razionale.
Questo bivio si profila nell’immediato futuro con Bill Gates da una parte, che già si prepara alla prossima pandemia guidando il pianeta come un pifferaio magico verso una visione distopica del mondo, e dall’altra ci sono apparentemente piccoli movimenti di grande significato, come la Germania che sta cercando di accaparrarsi tutta la produzione di anticorpi monoclonali, come se vi fosse un crescente dubbio riguardo alle ferree politiche perseguite finora.
La perseveranza è una grande qualità mentre l’ostinazione è una calamità, basta non perdere di vista il proprio obiettivo per essere immuni da quest’ultima. Allora prima di decidere se supportare o assecondare o meno le attuali strategie globali contro il COVID19, è il momento di chiederci quale sia il nostro di obiettivo ovvero qual’è la vita che vogliamo.