I limiti dello sviluppo sanitario occidentale mostrati dal Covid
Per qualche europeo potrà risultare strano sapere che dai primi anni di questo secolo sta maturando nel continente africano un movimento chiamato “Please Stop To Help Africa”- Questa pandemia dimostra ancora una volta come e perché invece esso sia particolarmente sensato anche in fatto di gestione delle politiche sanitarie globali.
L’ipocrita diritto alla salute
Fare leva sui principi per innalzare a diritto quelli che di fatto sono dei privilegi è la storia dell’ipocrisia delle politiche occidentali verso i paesi in via di sviluppo. Mentre ad inizio pandemia si voleva vaccinare tutto il mondo senza escludere le nazioni più povere assecondando le politiche del GAVI, allo stato dei fatti tutto ciò è rimasto lettera morta, tanto più che i paesi occidentali fanno fatica a soddisfare le proprie esigenze interne.
Senso di superiorità di un sistema non esportabile
Ci sono paese come la Tanzania che hanno detto di no al vaccino, ma siccome esso è un paese africano è “solo” un paese negazionista mentre nessuno si è sognato di affibbiare la stessa etichetta all’Australia, anch’essa per ora attendista sulla questione. Eppure basterebbe un minimo sforzo di immedesimazione per comprendere la logica di simili posizioni. Ad esempio, il solo fatto che l’età media della popolazione in certi paesi sia molto più passa della nostra, ci dovrebbe far capire come anche l’impatto in termini di mortalità possa essere significativamente minore a certe latitudini e quindi lo sforzo economico non giustificato. Per non parlare del fatto che a fronte dei circa 1,5 milioni di morti per Covid nel mondo durante il 2020, ce ne sono stati circa dieci volte tanto causa fame nello stesso periodo. Per cui non stupisce affatto che anche il Madagascar segua politiche simili o che il Sudafrica non sia anch’esso completamente allineato con le politiche internazionali a questo punto dettate non si sa bene da chi.
Non siamo i migliori
Ma la visione “occidentalocentrica” della salute ha dimostrato i suoi limiti anche in ambito tecnologico e politico, siamo di fatto ostaggio di Big Pharma che oltre incassare cifre da capogiro e a dettare le regole sui contratti, decide anche a chi dare priorità sulle forniture dei farmaci, mentre la Russia, la Cina e persino Cuba ci danno una lezione producendo esse stesse in modo indipendente il loro vaccino e distribuendolo gratuitamente alla popolazione. Forse il nostro modello non è forse poi necessariamente nè il migliore nè il più efficiente.
Chi è negazionista
In quest’ambito poi la questione del vaccino russo Sputnik è stata la ciliegina sulla torta. L’inaccettabile idea che la Russia fosse arrivata prima degli altri a mettere a punto un vaccino, ha fatto si che esso venisse dapprima nemmeno preso in considerazione anche in ambito strettamente scientifico, per poi scoprire di fronte all’evidenza dei fatti che esso non solo è più efficace dei “nostri” ma anche più alla portata.