A proposito della preghiera in assenza del defunto che in alcune moschee sarà eseguita per Luca Attanasio domani dopo quella congregazionale del venerdì, sarà utile ricordare quando e come fu istituita nell’Islam.
Gli imam Bukhari e Muslim hanno riferito da Abu Hurayra: “Informato che fu della morte del negus dell’Abissinia, il Profeta Muhammad fece chiamare la gente e la condusse al terreno della preghiera dove eseguì la preghiera sul defunto che comprende quattro takbir (esclamazione che afferma che Dio è il più grande)”.
Forse nessuno o ben pochi sapevano che il monarca si era convertito all’Islam, ma nessuno obiettò davanti alla decisione dell’Inviato di Dio.
Molti certamente sapevano della sua esistenza e di quanto aveva fatto accogliendo e proteggendo i musulmani che erano sfuggiti alle persecuzioni degli idolatri meccani rifugiandosi nel Paese che governava.
Parliamo di quella che è nota come la prima Hegira e le fonti ci raccontano così come avvenne e come il re protesse i credenti:
Per i Musulmani che non potevano godere di una protezione tribale efficace la situazione alla Mecca diventava sempre più critica e pericolosa.
Sottoposto a vessazioni e torture, qualcuno era stato costretto a pubblica abiura e, pur mantenendo in cuore la fede, era tagliato fuori dal resto della comunità.
Per evitare che i più deboli fossero oppressi, il Profeta (pbsl) consigliò loro di emigrare in Abissinia. “In quel paese regna un sovrano sotto il quale nessuno è perseguitato. Vi potrete rimanere finché Dio non ci aprirà una strada.”
Partirono a piccoli gruppi per non dare troppo nell’occhio, un’ottantina di persone in tutto, senza contare i loro figli più piccoli. Guidavano questi emigranti Uthman ibn Affan con sua moglie Ruqayya, la figlia dell’Inviato di Allah, e Jafar ibn Abu Talib che ne era il portavoce . La sua presenza e la sua oratoria si resero preziose quando i Coreisciti decisero di inviare una missione diplomatica, per convincere il re di quel paese a restituire loro i fuggiaschi. I maggiorenti della Mecca avevano infatti intuito la pericolosità della presenza dei Musulmani in un paese con il quale essi mantenevano proficue relazioni commerciali.
Gli Abissini erano cristiani e non amavano il paganesimo ed era certo che la religione proclamata da Muhammad (pbsl) aveva molte affinità con quella praticata dal Negus e dal suo popolo.
Per i Coreiscii era importante soffocare sul nascere una qualsiasi possibilità di incontro tra i due culti e relegare i credenti all’interno dell’autocratica società meccana per poterli eliminare con facilità.
Amr ibn al-’As, un uomo noto per la sua scaltrezza e spregiudicatezza fu incaricato di condurre la trattativa. Egli giunse alla corte abissina carico di regali ed ebbe contatti con tutti i principali notabili e con i generali del Negus, affinché usassero la loro influenza a suo favore.
Quando fu ricevuto dal re gli descrisse i musulmani come reprobi e ingrati, gente che aveva tradito le loro famiglie e bestemmiato il culto dei padri e chiese che fossero estradati.
Nonostante le pressioni dei cortigiani che appoggiavano la richiesta di Amr, il Negus decise di ascoltare quello che avevano da dire i musulmani; li fece venire al suo cospetto e li interrogò a proposito della loro religione.
Jafar parlò a nome di tutti gli altri: “O re, noi vivevamo nell’ignoranza, adoravamo gli idoli, mangiavamo le carogne, ci abbandonavamo alla fornicazione e opprimevamo i deboli. Dio ha suscitato tra noi un Messaggero. Un uomo che ben conoscevamo e che stimavamo per la sua sincerità, rettitudine e castità. Ci ha insegnato a non adorare altri che Dio nella Sua unicità, a pregare, a dare elemosine a digiunare e ad astenerci dall’iniquità e dal crimine. A causa di ciò siamo stati perseguitati dai nostri concittadini ed è per questo che siamo venuti nel tuo paese nel quale siamo stati accolti e rispettati.
Il Negus chiese che gli riferissero un passo della Scrittura che era stata loro rivelata. Jafar recitò un brano della sura di Maria. “Ricorda Maria nel Libro, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo ad oriente. Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto. Disse [Maria]:” Mi rifugio contro di te presso il Compassionevole, se sei[di Lui] timorato!. Rispose: “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro. Disse:” Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina? Rispose:”E’ così. Il tuo Signore ha detto: “Ciò è facile per Me Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. E’ cosa stabilita”.(Corano XIX,16-21).
La recitazione suscitò una grande impressione nel re e in tutta la corte. Quando poi i versetti furono tradotti, molti scoppiarono in lacrime e il Negus disse: ” Questa luce proviene dalla stessa fonte da cui proviene il messaggio di Gesù” poi si rivolse agli inviati dei Coreisciti: “Andate, poiché non ve li consegnerò mai”.
Amr tentò ancora di rovesciare la situazione a suo favore. Ritornò dal re e gli disse che i Musulmani insultavano Gesù figlio di Maria definendolo “un servo”.
Quando furono di nuovo di fronte al sovrano che chiese loro spiegazioni in proposito, Jafar rispose con grande coraggio e fermezza: “Diciamo di Gesù quello che ci ha insegnato il nostro Profeta, e cioè che egli è un servo di Dio, Suo Messaggero, uno Spirito da Lui proveniente, Parola da Lui data a Maria vergine benedetta”.
Turbato e profondamente convinto da quanto aveva sentito, il Negus prese un pezzetto di legno e disse: “Gesù figlio di Maria non oltrepassa quello che avete detto nemmeno della lunghezza di questo bastoncino. Poi confermò loro la sua benevolenza e congedò freddamente Amr.