Ho conosciuto diversi convertiti all’Islam che ora sono sepolti sotto una croce, dopo un funerale in chiesa, perché sono diventati musulmani “in segreto” e tali sono rimasti fino alla morte. Il caso dell’ambasciatore italiano ucciso in Congo potrebbe rientrare in questa fattispecie ma con ogni probabilità non lo sapremo mai.
E’ importante sapere se, al momento dell’uccisione, Luca Attanasio si considerasse musulmano? Dal punto di vista religioso sì, è importante, perché il suo funerale di Stato ha avuto luogo in una chiesa. E perché la religione è una cosa seria, almeno per le persone religiose, e il funerale e la sepoltura fanno parte dei rituali della vita di una persona religiosa. Chi ritiene che queste cose siano dettagli insignificanti, o addirittura che siano cose di cui non è opportuno parlare in questa circostanza, è probabilmente un fondamentalista laicista perché vede la religione come una cosa da relegare nella sfera privata. Oppure è avverso alla religione islamica. Pretendere che il punto di vista laicista sia condiviso dalle persone religiose è anche contrario ai principi della nostra Costituzione (art.19) con cui tanti, indegnamente, si riempiono la bocca. Chi ha queste convinzioni è poi anche una persona superficiale, perché considera i rituali religiosi come dei giochi di ruolo intercambiabili, alla stregua degli abiti di Carnevale.
La conversione dell’ambasciatore
E’ acclarato che il diplomatico Luca Attanasio abbia sposato la moglie Zakia Seddiki anche in Marocco dichiarando di essere musulmano. In Marocco non gli sarebbe stato possibile sposarla in altro modo perché lì non esiste il matrimonio civile. Su questo punto l’imam Pallavicini ha avuto lo stomaco di affermare che la qual cosa potrebbe essere avvenuta “per via delle regole che disciplinano il matrimonio con una donna musulmana marocchina, forse in risposta a una richiesta per motivi amministrativi o dei genitori della sposa, nel senso di un atto di rispetto, adesione o appartenenza alla religione della moglie, per l’unità familiare” ed inoltre ha sentenziato che “laddove non ci sia traccia della disposizione di una sepoltura di rito islamico, debba essere rispettata l’identità religiosa di nascita”.
Di fatto questo imam, per fare come al solito il “moderato”, ha inscritto l’ambasciatore nel novero di quelli che il Corano definisce “ipocriti”, ed il cui peccato per l’Islam è decisamente grave. Inoltre, Pallavicini implicitamente accusa Attanasio di aver formalmente dichiarato il falso in atto pubblico, in un paese straniero. Va ricordato che Attanasio era stato console in Marocco non un cittadino qualsiasi.
L’UCOI, Unione delle Comunità Islamiche in Italia, ha ritenuto invece di rilasciare le solite dichiarazioni di regime, funzionali cioè al funerale di Stato che si è tenuto in chiesa, dicendo sostanzialmente che della conversione dell’ambasciatore non si sarebbe dovuto parlare: “Lasciamo che la scelta religiosa resti un fatto privato”. In pratica l’UCOII si è espressa come fosse l’Unione dei Musulmani per il Cattolicesimo di Stato, allineandosi ad una posizione molto diffusa che è laicista solo con le religioni diverse da quella cattolica e per le quali si vuole un eterno mimetismo religioso. Per l’UCOI avremmo dovuto lasciar parlare solo il prete, che ha fatto affermazioni fuorvianti sia al punto di vista della Chiesa che dal punto di vista islamico, ma che è stato citato come fonte autorevole da tutti i giornali che hanno attaccato la nostra scelta di dare la notizia della conversione di Attanasio. Viene da chiedersi quale sia lo scopo dell’UCOII come ente di culto islamico.
Cos’ha detto il prete
Don Angelo Gornati, il parroco di Limbiate, ha testimoniato di aver spostato Attanasio in chiesa con rito “misto” poco prima che i due andassero a fare la stessa cosa in Marocco, con rito islamico “misto”. Che il prete ignori che è impossibile un matrimonio islamico tra una donna musulmana ed un uomo non musulmano ci può stare. Che consideri “normale” per la sua religione che un cattolico si sposi anche secondo un’altra religione è invece non conforme (ma da musulmano posso accettare questa cosa senza pianti).
Quando si celebra un matrimonio cattolico dove uno dei due sposi non è cattolico il rito prevede che la persona non cattolica accetti formalmente che il partner cresca i figli con un’educazione cattolica. E la cerimonia religiosa in Italia ha anche valenza civile (il sacerdote in quel momento è sia ministro di culto che ufficiale di stato civile). Siccome anche il prete era a conoscenza del matrimonio in Marocco, secondo le regole dei due matrimoni, avremmo una donna musulmana che si è impegnata con la Chiesa Cattolica in Italia a crescere figli cattolici, sposata due volte con un uomo che si è dichiarato musulmano in Marocco e che lì avrebbe potuto anche contrarre altri tre regolari matrimoni islamici, da musulmano poligamo, senza alcuna validità in Italia e quindi senza commettere reato né per uno Stato né per l’altro.
Le dichiarazioni della moglie di Attanasio confermerebbero questo melting pot, ma per il prete Luca era un “cattolico praticante”. Per chiunque sia dotato di discernimento ci sono anche altre possibilità.
I musulmani nascosti
Ho conosciuto diversi convertiti all’Islam che ora sono sepolti sotto una croce, dopo un funerale in chiesa, perché sono diventati musulmani “in segreto” e tali sono rimasti fino alla morte. Si tratta di persone che hanno in comune con me l’essere arrivati all’Islam prettamente per la sua dimensione spirituale, il Sufismo, magari dopo l’11 settembre 2001. E non necessariamente innamorandosi di una persona musulmana. Queste persone vivono in un universo parallelo, con potenziale ascendente-devianza, e nascondono a vario grado la propria conversione.
Si va da chi la nasconde nella sfera pubblica, soprattutto lavorativa, a chi non la palesa neanche alle persone più intime, mangiando maiale e bevendo vino in occasioni conviviali. Ci sono non pochi docenti universitari, di materie inerenti l’Islam, che sono arrivate alla conversione a seguito dei propri studi e ricerche, ma che tengono segreta la cosa perché ritengono che in ambito accademico per loro potrebbe essere la fine.
E poi ci sono, e qualcuno lo ammette pubblicamente, quelli che si sposano in paesi come il Marocco e si dichiarano musulmani solo per potersi sposare.
A quale casistica appartenesse Luca Attanasio io non potrò mai saperlo con certezza, e neanche mi interessa molto.
L’unica cosa sicura è che si è dichiarato musulmano in atto pubblico e fino a prova contraria per me era un musulmano, non un baro.
A me dispiace, oltre che per la sua tragica fine, che per lui non siano stati previsti un funerale ed una sepoltura islamica.