Verso mezzogiorno del 22 febbraio, le strade della capitale, e di molte altre città algerine, si sono riempite di migliaia di manifestanti nonostante la presenza della polizia in assetto anti sommossa e senza neppure temere il contagio da Covid-10.
Il presidente Abdelmadjid Tebboune credeva che la liberazione di un certo numero di militanti arrestati nel corso degli ultimi mesi potesse essere considerato un appeasement nei confronti del Hirak, il movimento pacifico di massa che dal 2019 sta chiedendo a gran voce la fine del regime militare che governa l’Algeria dal colpo di stato di Houari Boumedien del 1962, non è stato così.
Gli slogan scanditi dalla gente sono inequivocabili, oltre a Istiqlal (indipendenza) che riecheggia significamente quanto voluto dal popolo algerino nella lotta contro il colonialismo francese, anche parole d’ordine che attualizzano il momento specifico: “IL POTERE E’ IL VIRUS”, “NON SIAMO USCITI A FESTEGGIARE, SIAMO USCITI PER FARVI ANDAR VIA”.
L’inizo di questa nuova ondate di proteste era iniziata a Kherrata (nell’est del Paese) martedì 16 febbraio e ha segnato una svolta. A Khenchela (Est), i manifestanti hanno marciato venerdì scorso, nei luoghi in cui due anni prima, avevano rimosso un gigantesco ritratto dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika, prima di calpestarlo davanti alla facciata del municipio.
Il principale soggetto evocato è proprio l’attuale presidente Tebboune, a cui il movimento nega qualsiasi legittimità in quanto sarebbe stato eletto dopo uno scrutinio fraudolento (secondo dati ufficiali ha votato solo il 23% degli aventi diritto)
Il dispositivo di dissuasione messo in campo dal regime è stato massiccio: lunedì scorso decine di persone arrestate la mattina dalla polizia ad Algeri nei posti di blocco istituiti ai principali accessi stradali della capitale per impedire ai residenti di altre wilaya di unirsi alla protesta. Per evitare di rimanere bloccati, molti di loro avevano fatto il viaggio la sera prima, trovando riparo e ospitalità presso amici e parenti.
In via Didouche Mourad, le tensioni hanno minacciato di intensificarsi nel primo pomeriggio tra agenti di polizia e giovani manifestanti che guidavano il corteo cercando di aprirsi la strada. Di fronte all’atteggiamento ostile della polizia, i manifestanti hanno preferito evitare lo scontro tornando indietro. La manifestazione, durata tutto il pomeriggio, si è conclusa pacificamente.
Altre marce importanti si sono svolte in tutto il paese, in particolare a Bejaïa, Tizi-Ouzou, Costantine e Sétif a est, Oran e Mostaganem dove l’ex candidato alla presidenza Rachid Nekkaz, rilasciato venerdì scorso dopo 14 mesi di custodia cautelare, ha tentato di tenere un discorso prima di essere violentemente interrotto dalle forze dell’ordine.
Da registrare la liberazione di Khaled Drareni dopo 11 mesi di detenzione. Drareni, corrispondente di France24 era stato incarcerato per “attentato alla sicurezza dello Stato” l’accusa solitamente rivolta a tutti gli oppositori
Ora l’appuntamento è oggi, venerdì 26 febbraio, e tutto lascia presagire che il movimento darà un’altra spallata ad un potere ormai fragilizzato al suo interno e senza più consenso nella gran parte della popolazione.