Un professore svedese di epidemiologia ha abbandonato le ricerche sul COVID-19 dopo aver subito reazioni violente a causa delle sue scoperte, secondo le quali la malattia costituisce una bassa pericolosità per i bambini – screditando quindi l’argomentazione politica secondo cui le scuole non possono riaprire.
Jonas Ludvigsson, professore di epidemiologia clinica presso il Karolinska Institute, ha dichiarato di aver perso il sonno a causa dei “messaggi furiosi ricevuti tramite i social media e le e-mail” che hanno attaccato i suoi studi, incolpandolo in parte anche per la strategia in controtendenza della Svezia sul COVID-19, come ha riportato il College Fix.
La sua ricerca si è concentrata su bambini di età compresa tra 1 e 16 anni durante la prima ondata di pandemia della scorsa primavera, compresi quelli con “COVID-19 verificato in laboratorio o clinicamente verificato, compresi i pazienti che sono stati ammessi per sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini” perchè “probabilmente” correlata col virus.
Secondo il rapporto, solo 15 bambini sono andati in terapia intensiva – un tasso dello 0,77 ogni 100.000. Quattro avevano “una condizione cronica coesistente all’origine” e nessuno di loro è deceduto.
Per quanto riguarda gli insegnanti invece meno di 30 sono finiti in terapia intensiva durante lo stesso periodo – un tasso di circa 19 ogni 100.000.
Ludvigsson ha anche osservato che i bambini non indossavano maschere per il viso, mentre il resto dei cittadini svedesi era semplicemente “incoraggiato” a praticare le distanze sociali.
Ora, a causa delle ripercussioni che Ludvigsson ha dovuto affrontare durante la sua ricerca, la Svezia intende aumentare le tutele della libertà accademica con alcune leggi, secondo il College Fix.
Il ministro dell’istruzione superiore Matilda Ernkrans ha dichiarato al British Medical Journal che il governo sta pianificando di modificare la legge sull’istruzione superiore per garantire “che l’istruzione e la ricerca siano tutelate per consentire alle persone di scoprire, ricercare e condividere liberamente le conoscenze”.
Il presidente del Karolinska Institute, Ole Petter Ottersen, ha dichiarato al giornale che le “accuse odiose e sprezzanti e gli attacchi personali non possono essere tollerati”, sia contro il pediatra che contro altri ricercatori che si sono “ritirati dal dibattito pubblico dopo essere stati minacciati o molestati”.
Ludvigsson ha detto che la sua lettera all’editore, pubblicata sul numero datato 18 febbraio del New England Journal of Medicine, era stata sottoposta a diverse modifiche e “revisioni paritarie formali esterne”, anche dal punto di vista statistico.