Questa è la storia di un Imam turco che ha salvato decine di tossicodipendenti dal baratro.
“C’erano più tossicodipendenti in questa zona che in tutto il quartiere. Dopo gli orari delle preghiere, tornavo sempre a casa molto nervosamente. Un giorno mi hanno bloccato, chiedendomi del denaro, ed io gliel’ho dato. Quando sono arrivato a casa, ho discusso con mia moglie su quel che potevamo fare per queste persone. Dato che il mio salario non sarebbe stato sufficiente neanche per me se li avessi pagati tutti i giorni”, racconta l’Imam Emin Kir.
Kir è conosciuto come baba (padre) da decine di ex-tossicodipendenti – che ora si prendono cura tutti insieme di una moschea e forniscono supporto a tanti altri che erano nella loro stessa situazione. Da oltre 15 anni dà una mano ai bisognosi, a Istanbul, fornendo alloggio ai senzatetto e aiutando i tossicodipendenti a guarire.
Kir è l’Imam della moschea Kaab di Istanbul, situata nello storico quartiere di Balat. Ha aiutato oltre 30 tossicodipendenti a rimanere aggrappati alla vita quando per loro tutto sembrava perduto. Ogni giorno in moschea offre pasti caldi e tè alle persone che vivono per strada.
“Quando arrivano qui non chiediamo niente della loro religione, non chiediamo chi sono. Prima di tutto sono esseri umani, dobbiamo mostrare pietà”, dice Emin Kir.
“Questa è la casa di Dio. Ciò dovrebbe essere fatto in tutte le moschee, essendo il luogo che accoglie persone di ogni estrazione sociale”.
Nel 2006 Kir è stato nominato Imam della moschea Kaab che si trova nella zona occidentale del Golden Horn, a Istanbul.
Dopo aver assunto le sue funzioni, è stato colpito dalla quantità di persone che facevano uso di droghe e che consumavano alcolici nelle zone attorno al luogo di culto. Kir ha quindi deciso che il modo migliore per gestire la situazione era attraverso la solidarietà.
“Un giorno mi hanno nuovamente fermato, uno di loro si chiamava Ramadan. Ho detto che avrei fatto delle zuppe calde alla moschea ed hanno accettato di seguirmi”.
Kir ha convinto tutta la comunità a riunirsi e a fornire sostegno fornendo zuppe, pasti e tè ai tossicodipendenti.
L’Imam riteneva che il modo migliore per aiutare gli afflitti a combattere i loro demoni fosse attraverso l’empatia. Ha iniziato ad affrontare i bisogni dei tossicodipendenti a condizione che non portassero droghe all’interno della moschea. Il suo aiuto non si limita solo ai tossicodipendenti, ma aiuta anche i membri della comunità a risolvere le divergenze tra di loro e fornisce pasti, riparo, docce e vestiti ai senzatetto.
“Dopo un certo periodo, Ramadan ha iniziato a rimanere con me alla moschea. Ho costruito un pollaio per Ramadan, ho comprato delle galline, ogni mattina abbiamo fatto colazione insieme per aiutarlo a cambiare la sua mente e poi ha cominciato a chiamarmi papà”, ha detto Kir a TRT World.
“Non l’ho mai abbandonato. Ha smesso di usare droghe, un giorno mi ha chiesto di cercargli un lavoro, lo abbiamo trovato, ha iniziato a guadagnare i suoi soldi. Tredici anni dopo, nel 2019, mi ha chiesto di mandarlo nella sua città natale, Nigde. Adesso lavora, non è più dipendente dalle droghe. Ogni settimana ci sentiamo, e viene ancora a farmi visita quando si trova ad Istanbul” aggiunge.
Ispirato dalla nuova prospettiva di vita di Ramadan, nel 2019 l’Imam – col sostegno del governatore distrettuale, del mufti e di filantropi – ha deciso di aiutare ancora più persone.
“Negli ultimi due anni abbiamo aiutato a sopravvivere oltre 30 persone. Per aiutare un tossicodipendente c’è bisogno di trarre beneficio dalle esperienze avute con gli altri che li hanno preceduti. Quelli che abbiamo aiutato hanno anche cominciato a darci una mano per riuscire ad arrivare ad altri tossicodipendenti presenti nella regione, perché loro riescono a comprenderli meglio”, dice Kir.
“Appena arrivano, per prima cosa diamo a questi giovani un letto caldo e cibo. Quando si sono riposati, cominciamo ad ascoltare le loro storie. Quindi li aiutiamo se vogliono uscire dalla tossicodipendenza”.
Un ex-tossicodipendente di 24 anni, Baris, considera l’Imam come suo padre.
“Quest’uomo mi ha preso per mano, mi ha aiutato. Sono uscito dalla tossicodipendenza, ho trovato un lavoro e mi sono costruito una vita. Adesso guadagno il mio denaro”, dice Baris a TRT World.
“Alcune persone mi hanno criticato dicendo che qualche ragazzo drogato ha una lunga fedina penale. Ma io non posso controllare il passato di una persona che mi ha chiesto aiuto. La mia religione mi ordina di aiutarlo”, dice l’Imam.
“Il nostro amabile, adorato profeta (pbsl) dice che la religione è sincerità. Quindi credere significa essere sincero con chiunque, sorridere, essere misericordiosi: ciò permette di conquistare il cuore della gente, e questo è ciò che sta avvenendo nella nostra moschea”.
“Questi ragazzi mi chiamano papà. Sono tornati a vivere. Dicono ‘che Dio ti benedica’. Ci può essere soddisfazione migliore di questa?”.
Definisce quel che fa come un “obbligo di lealtà”.
“Ho lavorato in Turchia per 35 anni, sono Stato pagato dallo stato, quindi perchè non fare qualcosa extra per il mio stato? Essere imam non è soltanto guidare le preghiere, ma anche aiutare questi ragazzi cambiando le vite della gente. Ho fatto crescere i miei stessi figli grazie allo Stato, ed ora sto cercando di essere utile al mio Paese, alla presidenza degli Affari Religiosi”.
Kir ha detto che vuole costruire un villaggio per le attività poiché molti tossicodipendenti hanno bisogno di essere tenuti occupati per incanalare le loro energie verso attività positive.
“Nel villaggio voglio aprire laboratori basati sui talenti delle persone tossicodipendenti. La tossicodipendenza non può essere curata solo con i farmaci. E’ così che ho salvato Ramadan e altri, ho dato loro compiti che li hanno aiutati a sbarazzarsi della dipendenza”, dice.
Articolo di Ufuk Nekat Tasci pubblicato da TRT World