Arian Kajashi è il presidente del Collegio dei Garanti ed ex presidente della Comunità Islamica di Piacenza che ha ottenuto da pochi giorni il riconoscimento di luogo di culto anche da un punto di vista urbanistico, lo abbiamo intervistato.
Quello che avete ottenuto è un importante risultato per la vostra Comunità, ma al di là di questo, è il segno che una dirigenza capace e operosa possa affrontare e risolvere questioni che spesso paralizzano lo sviluppo e la piena integrazione dei musulmani nel tessuto anche amministrativo di un territorio.
Da un punto di vista sostanziale, cosa cambia per i musulmani di Piacenza?
Voglio precisare che riuscire ad avere un luogo di culto, non è l’obbiettivo finale del nostro impegno ma un mezzo che facilita quelli generali della comunità.
Abbiamo ottenuto un diritto sancito dalla nostra Costituzione, quello di professare la nostra religione in modo dignitoso e nella pienezza della legalità.
Sappiamo che ogni volta che si avvicinano le elezioni, i centri islamici diventono “la palla da gioco” che alcuni partiti si buttano addosso, ripetendo la tiritera “ moschea abusiva” o cose simili per prendere qualche voto in più
Quando le amministrazioni sono della cosidetta destra, ci usano per distrarre i cittadini da altri problemi reali: attaccare i centri islamici è sempre una modalità per far leva su ostilità preconcette che vogliono intercettare e trasformare in consenso elettorale
Diventando un luogo di culto, abbiamo perfezionato la nostra posizione e siamo usciti dal dilemma “moschea, non moschea” , in questo modo possiamo usare il nostro tempo e denaro in modo più proficuo. Concentrandosi sui bisogni sostanziali della comunità.
Vuoi raccontarci brevemente il percorso che avete intrapreso e i suoi costi?
Il percorso ovviamente non ha inizio con la presentazione della documentazione ma molto prima.
La comunità già dalla sua costituzione è sempre stata una realtà attiva e dialogante con tutta cittadinanza piacentina, promuovendo e organizzando diverse attività rivolte alla città. Siamo stati presenti ovunque fosse necessario e opportuno, instaurando relazioni sia con i rappresentati della società civile che con tutte le istituzioni locali. Questo è stato l’atteggiamento di fondo che abbiamo sempre avuto e su cui si è innescato il percorso.
Tra il 2015 e 2017 a l’amministrazione comunale stava preparando il nuovo Piano Regolatore e noi abbiamo presentato una richiesta che prevedesse una soluzione per i luoghi di culto (non si trattava solo problemi delle moschee, ma anche altre confessioni presenti nel territorio che erano in situazioni analoghe alla nostra)
L’amministrazione nel nuovo documento urbanistico ha inserito una parte delle zone classificate “produttive” , compresa quella dove si trova il nostro Centro islamico come “compatibile con i luoghi di culto”
Dopo l’approvazione del PSC, (Piano Strutturale Comunale) abbiamo potuto presentare la richiesta per il cambio della destinazione d’uso in luogo di culto.
Tramite un nostro tecnico di fiducia, nel 2020 abbiamo presentato una SCIA (Segnalazione Certificata Inizio Attività), dopo alcune richieste di integrazioni, l’iter si è concluso correttamente.
I costi sono stati abbastanza bassi, tra i compensi del tecnico, i diritti di segreteria, e l’aggiornamento catastale, non hanno superato i 1000 euro
Apprendiamo che l’amministrazione comunale sembra spaccata e sta infuriando una polemica che vorrebbe inficiare un fatto amministrativo compiuto per ragioni meramente politiche. Cosa puoi dirci in merito?
Sinceramente non ci aspettavamo tutto questo polverone, anche perché prima di presentare la richiesta formale all’ufficio tecnico, avevamo già preventivamente informato il sindaco, chiarendo anche l’iter che avevamo intenzione di seguire.
Ma, a quanto pare, i partiti della maggioranza hanno trovato l’occasione di scontrarsi tra loro, forse per vecchie questioni irrisolte.
E’ veramente paradossale: fino a ieri nella campagne elettorali si diceva che “è una moschea mascherata”, adesso che abbiamo ottenuto il riconoscimento ufficiale in base alla legge, non va bene lo stesso.
Sta di fatto che sono in corso “verifiche” per trovare un appiglio per tentare la revoca del cambio di destinazione d’uso in luogo di culto.
Non ho dubbi, stanno facendo un buco nell’acqua, il nostro locale è compatibile col luogo di culto e la prassi che abbiamo seguito rispetta tutte le regole urbanistiche
Un assessore all’urbanistica che chiede all’ufficio tecnico di effettuare controlli dopo che l’iter si è concluso, è un fatto senza precedenti, qualsiasi sia l’esito delle verifiche, noi siamo intenzionati a difendere i nostri diritti costituzionali.
Quali consigli ti senti di poter dare alle comunità che volessero ottenere questo importante riconoscimento urbanistico-amministrativo?
Non sono un esperto in questo, ma posso elencare alcuni punti di forza che hanno portato la nostra comunità ad avere dei risultati importanti
Investire su i giovani, una comunità che non investe su i giovani, non può avere futuro.
Investire vuol dire responsabilizzarli, coinvolgerli nell’amministrazione del centro, incoraggiarli, far sentire loro che la comunità gli appartiene.
In tutti i direttivi della nostra communita i giovani hanno avuto un ruolo molto importante.
I Centri islamici non devono essere mai un ghetto, ma devono essere aperti a tutta la cittadinanza, promovendo incontri, convegni, conferenze, dibattiti, devono creare e mantenere continue relazioni con le istituzioni locali, con l’ associazionismo e con la società civile.
Le associazioni islamiche devono attenersi pienamente alle regole statutarie dell’associazionismo: promuovere campagne per far aderire piu soci possibile, dare loro opportunità di candidarsi alle cariche sociali.
Non si puo pensare che ancora oggi in un centro islamico frequentato da piu di mille persone alla settimana i soci aderenti risultino essere solo una decina e, peggio ancora, avere dirigenze fossilizzate e chiuse da decine di anni.
Dobbiamo cogliere l’opportunità che ci offre la multietnicità delle nostre comunità bisogna coinvolgere e fare spazio a tutte le nazionalità ed etnie presenti sul territorio. Si otterrà uno straodinario arricchimento culturale e spirituale.
Presso la “moschea di Piacenza” perché ora la possiamo chiamare così a pieno titolo, si svolgono attività altre che il culto in senso stretto. Pensiamo all’Istituto Averroé che sta svolgendo un’importante azione culturale a livello nazionale.
Puoi illustrarci le sue attività?
Per prima cosa devo precisare che il cambio di destinazione d’uso in luogo di culto riguarda solo il piano terra, il primo piano rimane com’era, cosi possiamo proseguire le attività culturali parallelamente a quelle del culto.
La comunità si è distinta sempre per le sue attività all’infuori del culto in senso stretto. Abbiamo l’Istituto Averroè che è impegnato all’educazione islamica delle nuove generazioni, e questo sia a livello locale che nazionale come appunto ricordavi.
Abbiamo un’importante attività nel sociale verso le famiglie in difficoltà, organizziamo i riti funebri per i defunti musulmani e spesso anche raccolte per le spese di rimpatrio quando i famigliari decidono di seppellire nel paese di origine. Siamo presenti per i detenuti musulmani presso casa circondariale. Teniamo conferenze, convegni, concorsi per stimolare l’apprendimento del Corano, e molte altre cose.
Anche le azioni rivolte alla cittadinanza sono veramente numerose, ad esempio posso ricordare che in questa pandemia la comunità è stata molto attiva, abbiamo distribuito pacchi di viveri a chiunque lo richiedesse, ma anche alla Croce Rossa e alla Misericordia, e abbiamo fatto un’importante donazione in denaro all’ospedale,
Siamo molto attivi anche nel dialogo interreligioso e posso ricordare le cene di Iftar che ormai sono diventate una nostra consuetudine, invitiamo esponenti delle istituzioni locali, prefetto, sindaco, questore ma anche consoli, come quello del Marocco e dell’Albania e rappresentanti della società civile .
Abbiamo organizzato la mostra sulla biodiversità “Taffakkur” presso il museo di storia naturale e incontri con l’ Anpi. Stimoliamo la presa di coscienza civica della nostra comunità con dibattiti come quello del referndum qualche anno fa, tra due esponenti di parere opposto e, in occasione delle elezione regionali, abbiamo messo i “candidati a confronto”.
Insomma, la realtà della Comunità Islamica di Piacenza è in crescita positiva e stiamo facendo tutto quello che possiamo perché sia sempre più organizzata, trasparente e attiva, integrata e fedele ai suoi valori e dialogante con il resto del territorio,