Cosa hanno in comune tutte le più frequenti patologie che attualmente imperversano nel mondo? Sia che si tratti, a titolo di esempio, di patologie tumorali, di COVID o di autismo? Cosa accomuna, dal punto di vista medico, le patologie autoimmuni ai disturbi dell’apprendimento dei minori? La cosa potrà sorprendere nonostante sia evidente, eppure quello che accomuna tutte le condizioni patologiche più frequenti oggi nel mondo è che di nessuna di esse conosciamo la cosa più importante, cioè come curarle!
Terapia non significa guarigione
Oggi curarsi non significa liberarsi del male che ci colpisce, anzi spesso con cura si intende un tentativo di convivenza con i disturbi che esso ci provoca. Eppure ci sono le terapie, ma sono o terapie sostitutive, come ad esempio l’ossigenoterapia per la polmonite da Covid e la dialisi per l’insufficienza renale, o terapie di supporto psicologiche o pseudoriabilitative, come per l’autismo o la demenza senile, o terapie di tipo soppressivo, come quelle per le malattie autoimmuni e le patologie tumorali, ma tutte queste, sembra un ossimoro, non sono terapie che portano alla guarigione.
Meglio di niente?
Si potrebbe obiettare che meglio così che nulla. Rispondo che qualche domanda in più dovremmo iniziare a farcela, perché di fronte ai numeri dei minori con disturbi dell’apprendimento, si parla di mezzo milione solo in Italia, per non parlare dell’esercito di malati di Alzheimer, dovremmo quanto meno prendere coscienza che la nostra conoscenza in merito alla patogenesi della maggior parte delle malattie è molto limitata. Il passo successivo sarebbe quello di cercare delle risposte invece di crogiolarci soddisfatti, come società intendo, nei mirabolanti progressi della nostra scienza.
Non confondere la scienza con la tecnologia
Oggi la scienza medica si è tradotta esclusivamente in uno sviluppo tecnologico che quasi mai è stato figlio di un progresso del pensiero. L’epidemia di COVID ha rappresentato l’esempio massimo di questo stato di cose. L’impegno di tutte le nostre risorse economiche e non solo, si è tradotto da una parte nel potenziamento delle misure di supporto per i malati e dall’altra nello sviluppo di vaccini, ma in nessun modo c’è stata una maggiore comprensione della patogenesi della malattia e men che meno lo sviluppo di terapie efficaci.
Nonostante o forse in conseguenza del disastro che stiamo vivendo, sembra difficile rendersi conto di tutto ciò, rendersi conto cioè, del fatto che la nostra conoscenza medico-scientifica è sempre più povera e superficiale. Sotto la pelle del leone dell’innovazione tecnologica si nasconde l’asino della nostra ignoranza.
Riprendere il filo di una scienza libera
Dovremmo renderci conto altresì, che solo una ricerca libera dall’interesse economico e quindi sovvenzionata da risorse pubbliche, potrà farci riprendere il filo della ricerca di base, la quale sola potrà fornire le stabili premesse per una scienza medica capace non solo di curare, ma anche e soprattutto di guarire.