In questa nostra Italia, devastata da una crisi profondissima causata dalla pandemia di Covid19, dove ad una situazione sanitaria sempre molto complicata, si avvicina lo spettro di una tragedia sociale terrificante, con milioni di famiglie che hanno perso, o stanno perdendo, lavoro e reddito, con tutta una generazione di ragazzi alla quale si sta di fatto rubando la gioia di vivere serenamente la propria giovinezza e i propri studi, cosa propone come istanza prioritaria e irrinunciabile il PD, in questo sostenuto e confortato da tutto un coro di personaggi non a caso chiamati influencer, gente come Fedez e Chiara Ferragni o come lo chef stellato Bottura?
Propone il disegno di legge Zan, cioè una legge già approvata alla Camera, ma attualmente ferma in Senato, contro la cosiddetta omotransfobia, che non è una parolaccia, ma un neologismo di fresco conio che significa fobia, cioè paura irrazionale e acuta, dell’omosessualità e della transessualità.
In soldoni questo disegno di legge, che raccoglie e unifica le precedenti molto simili proposte in questo senso presentate da altri esponenti del PD e di Leu, tra cui l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, e l’onorevole Scalfarotto, contro chiunque inciti all’odio contro gli omosessuali maschi e femmine, contro i transessuali, che abbiano cambiato sesso o che intendano farlo, e contro i portatori di handicap, propone pene detentive che con le aggravanti possono giungere fino a sei anni di carcere.
Così, per chiunque si renda responsabile di incitamento all’odio contro persone omosessuali in ragione della loro omosessualità o di transessuali in ragione della loro transessualità, o che, anche peggio, non si limiti all’incitamento, ma passi alle vie di fatto nei loro confronti, si apriranno le porte del carcere per una pena detentiva tutt’altro che trascurabile.
Sei anni di prigione non sono un dettaglio casuale, per il semplice fatto che per reati che prevedano pene detentive superiori ai quattro anni, è possibile per il PM, che si occupa delle indagini, chiedere agli inquirenti di utilizzare strumenti investigativi come le intercettazioni telefoniche e ambientali. In pratica, chiunque si renda sospetto di avere un atteggiamento ostile nei confronti dell’omosessualità, può semplicemente e solo per questo essere oggetto di indagine, magari a sua totale insaputa.
Come ci si comporterà per esempio nei confronti di un religioso; sia esso sacerdote cattolico, rabbino o imam, o chiunque altro, che in una pubblica funzione si riferisca agli atti omosessuali definendoli aberranti? Definire l’atto omosessuale un’aberrazione, un atto contrario alle leggi della natura e di Dio, è solo un’opinione criticabile e rigettabile finché si vuole, ma solo un’opinione e quindi non sanzionabile col codice penale, oppure si tratta di incitamento all’odio e alla violenza nei confronti delle lesbiche e degli omosessuali maschi?
Come ci si comporterà nei confronti di passi come quello contenuto nella Lettera ai romani di quel famigerato omofobo chiamato Paolo di Tarso? Il passo, piuttosto noto, è il seguente: Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento……E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa. (San Paolo, Lettera ai Romani 1, 26-32, versione Bibbia di Gerusalemme) Per essere accusati di incitamento all’odio e alla violenza contro membri del movimento LGBT, che bisogna dire d’altro? Non c’è andato leggero l’apostolo: meritano la morte.
Quella di Paolo è solo un’opinione “aberrante” o si configura invece come incitamento all’odio omotransfobico? E se è incitamento all’odio omotransfobico, perché non proibire la Bibbia o quantomeno censurarla emendandola dai passi, diciamo così, non politically correct?
La proposta dell’onorevole Zan però, oltre al bastone, dei 4 anni+ eventuali 2 aggiuntivi e 6.000 euro di multa per sanzionare i reprobi, offre anche la possibilità a chi si pente, di emendarsi e di evitare il carcere facendo volontariato in favore di associazioni omofile come ad esempio l’Arci-gay. Insomma un perfetto contrappasso, e sale qui un sottile profumo di mondo distopico dove si perdonerà il colpevole, ma violentandolo nella psiche e nell’anima.
E come non ricordare in proposito le parole del Grande Inquisitore, del romanzo di Dostoevskji , I fratelli karamazov:
Ma gli uomini sono deboli e vili. Allora noi daremo loro la tranquilla, umile felicità degli esseri deboli, quali essi furono creati. Proveremo loro che sono deboli, che sono soltanto dei poveri bimbi, ma che la felicità infantile è la piú dolce di tutte. Essi diverranno mansueti, guarderanno a noi e a noi si stringeranno, nella paura, come i pulcini alla chioccia. Ci ammireranno e avranno paura di noi, e saranno fieri che noi siamo cosí potenti e cosí intelligenti da aver potuto pacificare un cosí tumultuoso e innumere gregge. Certo li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro organizzeremo la loro vita come un giuoco infantile con canti e cori e danze innocenti.
Il rischio di introdurre surrettiziamente nella legislazione italiana una sorta di psico-reato è tutt’altro che teorico.
Il filosofo cattolico Augusto Del Noce (1910-1989) aveva profetizzato una società nella quale la sinistra tradizionale, che in Italia era rappresentata dal partito comunista e socialista e da altre formazioni che nascevano da quel grande filone storico, si sarebbe trasformata col tempo in un grande partito radicale di massa. Le previsioni di Del Noce si sono avverate. La sinistra ideologica, che lui chiamava sacrale, non esiste più; si è sciolta come neve al sole con la fine dell’Unione Sovietica e dell’ideologia che la sosteneva, insieme al sogno del sol dell’avvenire.
La sinistra post crollo del muro non si è estinta, ma si è trasformata e vive oggi nella società italiana completamente staccata da quelli che erano i temi e i legami sociali prediletti dal vecchio PCI; si pensi alla difesa degli interessi operai, ai grandi temi delle riforme sociali, alla lotta per le cosiddette “riforme di struttura.”
La sinistra di oggi, che a livello politico formale significa sostanzialmente il PD e poco altro, ha fatto suo invece lo Zeitgeist (lo spirito del tempo); ha abbandonato ogni sogno di rivoluzione o perlomeno di riforma sociale, per accogliere tutte quelle istanze che sorgono da un mondo completamente desacralizzato; desacralizzato non solo a livello religioso in senso tradizionale, e cioè per quanto riguarda l’attenuazione fino alla scomparsa del dominio e della sensibilità religiosa e spirituale sulle masse, -si pensi al declino nella società italiana della chiesa cattolica-, ma desacralizzato anche nei valori laici di cui essa si è fatta portatrice fino alla caduta del muro.
La nuova sinistra post 89, abbandonando come zavorra i vecchi sogni ideologici, ha coniugato invece la sua nuova visione politica, che nei fatti si traduce in un europeismo neoliberista, con il mondo nuovo dei desideri e delle pulsioni; desideri e pulsioni che si sono fatti legge e totem di massa.
Ed ecco in un crescendo inarrestabile, la sinistra si è fatta nella società italiana paladina dei “diritti”: negli anni 70 del diritto al divorzio, e all’aborto; poi si è fatta paladina del femminismo e di tutte le sue istanze, e ha abbracciato senza riserve la causa del movimento omosessuale, promuovendo il gay pride e difendendone a spada tratta ogni aspirazione e ogni sogno: dal diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso, fino a quello all’adozione e, perché no, alla gravidanza surrogata, ed ora spinge con forza, in una situazione come abbiamo detto all’inizio che dovrebbe avere ben altre priorità, per l’approvazione di una legge che di fatto innalza le persone omosessuali e transgender ben oltre al diritto alla dignità e a non subire offese e violenze che dovrebbe essere accordato ad ogni essere umano, indipendentemente dalla sua razza, dalla sua religione o dalla sua sessualità.