In Italia si stanno verificando preoccupanti casi di intolleranza verso la religione islamica che vedono coinvolti bambini in età scolastica. La tanto sbandierata laicità fa un passo indietro quando si tratta dei cittadini musulmani ai quali viene chiesta una buona dose di “cattolicizzazione” come segno di integrazione, soprattutto nelle scuole. Le famiglie musulmane sembrano purtroppo accettare tutto questo.
E’ passato quasi un secolo da quando l’Italia del Fascismo stipulò il Concordato con la Chiesa Cattolica, tenuto in vita alla nascita della Repubblica, ma negli ultimi decenni sono stati fatti grossi passi indietro in tema di Libertà Religiosa e per questo l’Italia sarà processata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’Ora di Religione ha guadagnato terreno istituzionale come non mai, nonostante i cambiamenti nella società che portano ad un aumento della rinuncia di quello che tecnicamente è, nero su bianco, un insegnamento confessionale nella scuola pubblica di uno stato sedicente laico.
I più sprovveduti rispetto a questo grosso equivoco sono proprio i cittadini musulmani di origine straniera, e con loro le cosiddette seconde generazioni, che credono quasi ciecamente alla dimensione “culturale” di quello che sulla carta si chiama IRC – Insegnamento della Religione Cattolica, volgarmente noto come Ora di Religione. Questo porta a volte alla ghettizzazione di chi sceglie di non avvalersi di questo catechismo, ed anche di chi chiede una dieta differenziata nelle mense scolastiche. Con l’avvicinarsi del Ramadan siamo arrivati a scuole che stabiliscono il divieto di digiuno.
E’ di questi giorni una folle circolare di una scuola milanese che proibisce agli alunni musulmani la scelta del digiuno e minaccia le famiglie di segnalazioni alle autorità competenti, un po’ come in Cina che ai musulmani viene imposto di mangiare il maiale a Ramadan. Se una cosa del genere avesse riguardato le scelte religiose di bambini di famiglie ebree a quest’ora qualcuno sarebbe sotto tortura mediatica e la comunità ebraica sarebbe giustamente sul piede di guerra. Invece riguarda i musulmani e il senso comune è quello di chiedere loro di cattolicizzarsi, ed i musulmani in Italia sembrano tendenzialmente remissivi nei confronti di queste pressioni che li vogliono catto-musulmani.
Pochi giorni fa c’è stato il caso molto singolare di un giudice che ha imposto al figlio di un musulmano tunisino di frequentare l’ora di religione e mangiare maiale a scuola per una buona integrazione. E’ un caso delicato che vede coinvolto un bambino molto piccolo i cui genitori si sono separati in maniera conflittuale. La madre, come si legge nella sentenza, non è cattolica ma ha deciso unilateralmente di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica a scuola per suo figlio.
Il bambino precedentemente aveva una dieta differenziata a mensa e non seguiva l’ora di religione, la madre molto probabilmente utilizza questa cosa nel conflitto col padre del bambino. Il giudice ha avuto il coraggio di scrivere una sentenza raccapricciante in cui afferma che le scelte minoritarie sono dannose per i bambini e che la madre avrebbe il diritto di scegliere l’ora di religione “per cultura” (è questa la motivazione della madre, non cattolica) nonostante il padre, che ha ottenuto l’affidamento congiunto, la pensi diversamente.
Senza tirare in ballo nuovamente il confronto con gli ebrei, quello che lascia perplessi è la reazione dei musulmani davanti ad una notizia come questa. Sui social gran parte della comunità islamica ha difeso l’idea dell’ora di catechismo cattolico a scuola “per cultura”, “per l’integrazione”, “per il dialogo”.
Molti hanno testimoniato che “nell’ora di religione non si fa neanche religione”, e quello che è a tutti gli effetti un’inadempienza professionale (da parte degli insegnanti di religione) viene considerata come un valore.
Questi insegnanti sono pagati dallo stato italiano per fare catechismo cattolico, e già questa è una cosa che grida vendetta, ma se non lo fanno stanno anche rubando lo stipendio. Un po’ come il giudice che ha imposto il catechismo per cultura.