Non molto tempo fa, esattamente nel novembre del 2020, è stato pubblicato, per i tipi della casa editrice Mimesis, un agile volumetto di Francesca Bocca-Aldaqre che reca un titolo in qualche misura sconcertante: Nietzsche in paradiso.
Già, il titolo è un po’ strano; ho sempre pensato banalmente, lo ammetto, che il filosofo tedesco, il celebre autore di Così parlò Zaratustra, della Gaia Scienza, di Umano troppo Umano, e di tanti altri capolavori filosofici, al paradiso non potesse essere accostato; ed il perché è abbastanza scontato: Friedrich Nietzsche che, abbandonati i suoi studi di teologia, proclamò la morte di Dio, è autore amato, spesso molto amato, da chi al paradiso proprio non vuol credere; in genere dai nichilisti, un tempo solo di destra, e da Massimo Cacciari in poi, anche da una certa intellighenzia.
Comunque, che il titolo dell’opera sia in qualche modo fuorviante è un sospetto, e se qualcuno ha parlato di scelta furba, da parte dell’editore, di un titolo accattivante per sollecitare la curiosità dei potenziali lettori, forse tutti i torti non li aveva. Forse. In effetti la furbizia dell’editore, se proprio così è andata, ma di questo io non ne ho certezza, almeno con me ha funzionato.
Oddio, non solo il titolo ovviamente, ma anche la curiosità di leggere cosa avesse da dire questa giovane autrice e intellettuale musulmana e italianissima, che avevo visto e ascoltato in televisione, nel programma di Giorgio Zanchini su rai3, mentre parlava tutta avvolta in un impeccabile hijab, insieme a Pietrangelo Buttafuoco, di un libro scritto a quattro mani, dedicato a Goethe e al suo amore per l’Islam, e che era riuscita più che a incuriosirmi, direi a incantarmi.
Nietzsche nel libro di Francesca Bocca in fin dei conti occupa l’attenzione del lettore solo per un capitolo, benché importante: il secondo.
Ma il Nietzsche che scopriamo nel capitolo a lui dedicato è un Nietzsche evocato dal grande mistico, poeta e filosofo pachistano Muhammad Iqbal (1877-1938) ed è Iqbal stesso che nelle sue riflessioni, nel suo immaginario dialogo con lui, lo colloca in paradiso.
Ed è un filosofo, Nietzsche, che solo una certa pigrizia e una certa superficialità ci hanno impedito di cogliere in tutta la complessa varietà del suo pensiero; la sua profonda spiritualità, la sua curiosità e il suo amore per l’Islam e per l’oriente, purtroppo rimasti solo in abbozzo, e mai compiutamente maturati.
Ma al di là del capitolo sul filosofo tedesco e sul mistico pachistano, tutto il filo rosso che anima e mette in comunicazione gli otto capitoli dell’opera di Francesca Bocca – ad eccezione del primo, in cui i protagonisti sono due creazioni romanzesche, Robinson Crusoe e Hayy Ibn Yaqzān- è l’accostamento di due giganti del pensiero: uno occidentale, l’altro orientale e musulmano. Così negli altri capitoli vedremo confrontarsi, vivere, dialogare idealmente, qui non li cito tutti, coppie di personaggi come Ernest Jünger e Jamaluddin Al-Afghani, Martin Heidegger e Ibn ‘Arabi, René Descartes e Al-Ghazali.
Nietzsche in paradiso, non è una lettura semplice, tutt’altro; forse non proprio adatta a tutti, ma nemmeno impossibile per chi sia dotato anche solo di un minimo di curiosità intellettuale e di un certo desiderio di migliorarsi intellettualmente e spiritualmente, e questo è solo uno dei suoi pregi.
I temi trattati, oltre ai personaggi, sono numerosi e sottili. Il libro non è solo una processione di nomi celebri nella storia del pensiero umano. Vi si parla di filosofia, di arte, di poesia, di cose un po’ astruse per il lettore medio non addentro ai grandi temi della filosofia e della scienza, come l’occasionalismo, la nostra percezione del mondo, i quanti. Ma alla fine di queste pagine, se si avrà avuto la costanza di arrivare in fondo, ci si sentirà migliori, più curiosi e più desiderosi di approfondimento; e questo è quello che veramente conta.
Francesca Bocca dimostra di avere una profonda conoscenza, non solo della cultura occidentale di cui evidentemente è figlia, ma anche di quel pensiero islamico, che ha conosciuto e approfondito abbracciando l’Islam, e che è invece ancora colpevolmente ignorato, o comunque superficialmente conosciuto, qui in occidente.
Il merito principale dell’autrice di questo prezioso volumetto è quello di essere riuscita a mettere in comunicazione, una comunicazione fertile e feconda, questi due mondi così solo apparentemente agli antipodi; queste due civiltà, non solo ritenute agli antipodi, ma spesso anche drammaticamente e dolorosamente in conflitto: il tristemente famoso, banale e sostanzialmente falso, scontro di civiltà.
Scorrendo le pagine del libro, presi per mano in questi splendidi dialoghi ideali, si ha certezza del fatto che il Pensiero è cosa unica; un unico grande fiume che scorre tra le rive d’Oriente e d’Occidente; che solo l’arroganza e la limitatezza mentale di una parte purtroppo dominante dell’Occidente, nella sua presunzione di incarnare con il razionalismo e con il materialismo, sfociati in una scienza che si è fatta religione tecnocratica, l’unica possibile verità, ci impedisce di vedere che il nostro mondo con i suoi idoli, altro non è che uno dei mondi possibili, pieno di limiti e di contraddizioni, e che non il rifiuto dell’Islam, e del suo pensiero, e della sua storia, ma al contrario nel suo incontro sarà possibile sfuggire a quella aridità di mente e di cuore che acceca, a quella distopia prossima ventura che occhieggia ammiccante e che rischia di essere già lì, proprio dietro l’angolo, nel nostro futuro prossimo venturo.