Impossibile pensare un mondo senza medicina. Anche nelle epoche dove la medicina è stata poco più che millanteria o vuota filosofia, il medico ha comunque goduto di un certo prestigio sociale, a prescindere quindi dalla sua reale efficacia, in quanto imprescindibile oggetto in cui la società potesse riporre le proprie speranze.
Basti pensare ai templi di Esculapio Medico, quando i questuanti cercavano una guarigione miracolosa, o ancora più incredibilmente alla sopravvivenza per molti secoli della medicina galenica, della cui infondatezza oramai non vi è più ombra di dubbio. La medicina ha costituito da sempre un centro di potere nella misura della sua utilità reale o presunta.
Non a caso, non solo in Italia, per quasi tutto il secondo millennio la pratica medica è stata una professione prerogativa di determinate classi sociali. L’immagine del medico con il sindaco ed il farmacista e con i notabili del paese è nell’immaginario collettivo degli italiani una memoria simbolo del potere borghese. Oltre questo però, nessuno mai in tutta la storia della medicina ha mai pensato ad essa come un vero e proprio potere sociale simile agli altri, a causa della propria indipendenza da questi e a ragione della sua innata liberalità.
Infatti il medico dovrebbe curare tutti coloro che desiderano essere curati indipendentemente dalle proprie idee o appartenenze e farlo in scienza e coscienza, ovvero secondo la propria arte e il proprio giudizio libero da imposizioni. Oggi assistiamo invece ad un fenomeno del tutto inedito e inquietante.
La medicina si è intrecciata in un intricato legame con i poteri degli stati e con il quarto potere ovvero quello dell’informazione, divenendone colluso e dipendente a prezzo non solo della propria indipendenza, ma anche della propria liberalità.
Il sempre più frequente spostamento delle sedi di discussione delle questioni mediche dalle aule delle università alle sedi giudiziarie, politiche e financo massmediatiche testimonia la realtà di questo cambiamento. L’efficacia delle terapie viene decisa in sede giudiziaria, come nel recente caso delle cure domiciliari per i pazienti affetti da COVID19, le sperimentazioni delle cure nei CDA delle industrie, l’agenda e il disegno degli studi sui vaccini sono quasi esclusivamente nelle mani delle case produttrici degli stessi, gli ordini dei medici sono oramai al servizio delle decisioni politiche come una sorta di longa manus o potere esecutivo del ministro della salute, ultimo eclatante caso la legge sull’obbligo vaccinale dei sanitari, i medici addetti a problematiche mediche di interesse sociale sono divenuti delle star dei media mentre nel contempo le riviste scientifiche non ospitano di fatto alcun contraddittorio anche se all’interno di un ambito tutt’altro che eterodosso.
La medicina divenuta dapprima funzionale al nostro sistema economico è poi passata al servizio di questo. Stiamo assistendo ad una contrazione non solo delle libertà costituzionali ma financo del diritto naturale in nome e con la complicità della medicina nei passaporti sanitari che altro non sono che un vile sistema di ricatto. Non abbiamo saputo cogliere i prodromi di quello che sta accadendo ora quando ad esempio l’ospedale è divenuto azienda e quindi il paziente cliente o prima ancora quando sotto il nome della standardizzazione delle cure, inteso come raggiungimento di standard assistenziali minimi, abbiamo accettato l’idea del protocollo terapeutico che ha significato relegare il medico ad operatore d’ordine e il paziente a numero.
Ma verosimilmente la trasformazione della scienza medica non terminerà qui. Nello sviluppo dell’intelligenza artificiale già si intravede la possibilità di una pratica disumanizzata e disumanizzante sotto la bandiera del progresso scientifico e con la benedizione dell’economia. E ora di porci delle domande di fronte all’enorme cambiamento in atto nella società a livello globale. È ancora medicina nella accezione comune l’insieme di pratiche alle quali ci rapportiamo oggi, oppure oramai è divenuta qualcosa d’altro? Ci possiamo affidare ad essa ora che ha perso la sua indipendenza e liberalità divenendo una sorta di quinto potere?