In questi ultimi giorni di Ramadan si intensificano le aggressioni israeliane alla moschea di Al Aqsa a Gerusalemme e oggi è il Jerusalem Day, la ricorrenza con cui i sionisti celebrano l’occupazione illegale della città santa, la tensione è destinata a salire ulteriormente.
Si tratta del primo luogo verso il quale i musulmani hanno pregato, della loro prima qibla. Ed oggi, la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme è il terzo luogo sacro per i fedeli musulmani, dopo la Mecca e Medina.
Dunque, qualsiasi attacco verso la santa moschea di Al Aqsa, riguarda e colpisce due miliardi di musulmani. Il primo attacco alla moschea è avvenuto la sera di venerdì 7 maggio. E no, non si tratta di “scontri” come la maggior parte dei giornali nazionali afferma. Uno scontro presuppone che le due parti siano coinvolte allo stesso modo nell’avvio dei disordini e che le parti in questione siano dotate della stessa forza militare.
Citando infatti il dizionario Treccani, la definizione di “scontro” riportata è questa: “scóntro s. m. [der. di scontrare]. – 1. a. Lo scontrarsi di truppe nemiche; urto di forze militari, battaglia: i primi s. tra Romani e Cartaginesi in Italia avvennero sul Ticino e sulla Trebbia; nello s. di Palestro i Piemontesi sconfissero le retroguardie austriache; lo scontrarsi di più avversari armati o comunque dotati di mezzi di offesa: la polizia è riuscita a stento a evitare lo s. fisico delle due opposte fazioni di studenti; scontro a fuoco, con l’uso delle armi da fuoco: c’è stato uno s. a fuoco tra banditi e carabinieri; assalto di un duello o di un incontro di scherma: c’è stato uno s. all’arma bianca tra i due rivali; fu ferito, restò ucciso al primo s.; sin dai primi s. si rivelò la superiorità del fiorettista francese.”
In base a questa definizione e andando per esclusione, ciò che è avvenuto dalla prima sera del 7 maggio e poi le altre sere, non era uno scontro tra truppe nemiche, non era urto di forze militari, e non è stata una battaglia. Tantomeno uno scontro tra avversari armati o dotati di mezzi di offesa. E per ultimo no, non mi risulta fosse un duello o un incontro di scherma.
Secondo fonti obbiettive, precise, affidabili e oggettive come i video girati alla moschea, ciò che è avvenuto a partire da venerdì è stata un’aggressione violenta e armata a civili inermi durante un momento in cui erano vulnerabili. Il momento sacro della preghiera. Ricordiamo che queste sono le ultime notti di Ramadan e che la veglia notturna è particolarmente importante per i fedeli musulmani.
I video girati da tutte le angolazioni possibili, mostrano i fedeli che pregano e ad un certo punto, le truppe militari attaccano. Lanciano granate, proiettili di gomma, bombe sonore. I fedeli interrompono la preghiera, il panico dilaga. Oltre all’attacco alla spianata della moschea, i soldati entrano proprio all’interno della moschea. Sono più di 200 agenti di polizia. Calpestano i tappeti con le scarpe, profanando così un luogo di culto. Testimoni oculari citati dall’agenzia WAFA hanno riferito che sono stati lanciati proiettili di metallo rivestiti di gomma, bombe sonore e lacrimogeni nella sala preghiera per costringere i palestinesi a lasciarla. Raccontano poi che i soldati hanno lanciato per terra il sacro corano e lo hanno calpestato.
Atti di terrorismo a tutti gli effetti. Le grida dei palestinesi nei video, lacerano. Stavano pregando. Chiunque dovrebbe indignarsi di fronte a questa violenza. La mezzaluna Rossa Palestinese riporta che la prima sera sono rimasti feriti 205 civili, ricordiamo, totalmente inermi. Un grande numero di loro è stato ferito alla testa e agli occhi. 88 di loro sono finiti in ospedale. E un uomo ha perso entrambi gli occhi. Poi le porte della moschea sono state chiuse ed è stato impedito a chiunque di entrare o per chi era ancora dentro, di uscire. Alcuni video mostrano anche l’agghiacciante lancio di granate e bombe sonore al personale medico che soccorreva i feriti.
La mattina di sabato 8 maggio le strade verso Al Aqsa sono intasate. Sono piene di macchine e autobus. I soldati, che hanno il controllo dell’accesso a Gerusalemme Est e Al Aqsa, bloccano alcune macchine ma soprattutto gli autobus. I palestinesi allora scendono dagli autobus e cominciano a camminare verso Al Aqsa con una forza e una determinazione senza precedenti. E i residenti di Gerusalemme accorrono con le loro macchine e li caricano. Alla sera, i fedeli presenti alla moschea sono 90 mila. La vogliono proteggere, si vogliono fare forza. Ma soprattutto vogliono pregare. È la sera del 27 di Ramadan, la più accreditata per essere la notte del destino.
Ma poi accade la stessa cosa della sera precedente. Ancora aggressioni. Le foto mostrano donne sanguinati e i video, donne che vengono picchiate. Così accade anche la sera di ieri, 9 maggio. La tattica è sempre la stessa. Aggressione durante la preghiera con proiettili rivestiti di gomma e bombe sonore.
Ma perché e qual è la correlazione tra le violenze di questi giorni alla moschea di Al Aqsa e la questione di Sheikh Jarrah, della quale abbiamo recentemente parlato?
La correlazione c’è ed è semplice. La moschea Al Aqsa viene utilizzata come strumento di minaccia per fare pressione e per controllare i palestinesi. La minaccia è la seguente: “Se non ci consegnate le case di Sheikh Jarrah, se continuate a ribellarvi, vi prendiamo Al Aqsa.”, è sempre stato così. Le questioni irrisolte in Palestina si sono sempre proiettate con violenza gratuita alla moschea di Al Aqsa.
Questo perché i sionisti sanno bene quanto per i palestinesi e per i musulmani questo luogo sia importante. Ricordiamo a questo proposito come è cominciata la seconda intifada, nel 2000, con la minaccia di Sharon e la sua camminata sulla Spinata delle moschee. La moschea è il punto debole, il punto più vulnerabile, il tallone d’Achille dei palestinesi.
Questo ricatto esiste da quando hanno preso il controllo di Al Aqsa e Gerusalemme est nel 1967, in una maniera definita illegale dal diritto internazionale.
Oggi, 10 maggio, giornata del Jerusalem Day (i sionisti festeggiano la loro occupazione illegale della città), a Gerusalemme si raduneranno migliaia di coloni. Le loro intenzioni non sono affatto buone; dunque si prospetta una giornata molto calda. Vi terremo aggiornati.