Quella di Israele è sempre stata anche una guerra alla verità, d’altronde la fondazione stessa dello Stato di Israele trova origine in miti fondativi costruiti per fornire una legittimità fittizia a quella che è un’usurpazione in piena regola.
Si tratta della storia di Israele, il suo carattere intrinseco e appunto fondante, la mistificazione, la menzogna, e il ribaltamento della realtà come filosofia ufficiale.
“Un popolo senza terra per una terra senza popolo” dicevano i sionisti, la stessa terra che spregiudicatamente un movimento anti-religioso come il sionismo ha trovato nella Torah come promessa al popolo di Israele.
I sionisti sono riusciti a convincere il mondo di esser stati costretti a creare uno Stato su terra altrui perchè aggrediti dagli arabi, facendo dimenticare il terrorismo dell’Irgun e dell’Haganah, facendo passare una spietata pulizia etnica per un’azione difensiva.
Da perseguitati si sono trasformati in carnefici, riuscendo a convincere di essere ancora vittime. Seduti su un arsenale atomico, denunciano al mondo di essere bersaglio del terrorismo palestinese, mentre bombardano una Gaza già devastata e allo stremo, facendo strage di bambini, riescono ad incassare la solidarietà internazionale a difesa della loro democrazia, l’unica del Medioriente come amano ripetere.
Questo è Israele, ci si può e ci si deve indignare se la stampa mainstream vede le bombe dell’occupante ma racconta al mondo le pietre dell’occupato, ci si deve indignare ma non ci si può stupire.
I sionisti hanno condotto e conducono da decenni una guerra incessante alla verità, hanno elaborato un vocabolario e un prontuario di menzogne apposito per questo aspetto determinante della guerra.
Negli anni i meccanismi del racconto mediatico si riproducono con una puntualità sconfortante, per cui la cronologia della catena di azione e reazione viene tagliata e capovolta ma soprattutto viene estrapolata dal contesto storico e dal presente di un’occupazione feroce ed in costante espansione.
Il diritto, quello internazionale, non ha nessuna valenza, ciò che per gli altri, anche in scala minore, comporterebbe sanzioni e bombardamenti umanitari a Israele è concesso.
I media sono pressochè unanimi, i partiti anche, da destra a sinistra, senza eccezioni di rilievo.
A sinistra oggi il massimo del sostegno alla causa palestinese consiste nell’accusare Netanyahu di fascismo, a dimostrazione di quanto provincialismo intellettuale, codardia politica ed idiozia ideologica ci tocchi sopportare oggi. Quanto sono lontani i discorsi di Pertini su Sabra e Chatila e di Craxi in Parlamento sulla legittimità della lotta armata dei palestinesi contro l’occupazione.
I paesi arabi stanno uno ad uno calando la maschera della retorica anti-israeliana dietro a cui celavano la decennale colloborazione con i sionisti e c’è chi riesce a giustificare tutto in nome della ragion di Stato.
Ma di fronte all’ennesima aggressione contro Gerusalemme, contro la Moschea di Al Aqsa e contro Gaza è necessario prendere nota di chi collabora con gli assassini e trarre innanzitutto delle conseguenze politiche.
Dobbiamo denunciare in ogni sede possibile l’occupazione e l’apartheid, la violenza sionista e la violazione dei diritti umani più basilari, pretendere la fine della collaborazione con entità israeliane o aziende e organizzazioni complici di Israele, pretendere dal nostro governo l’interruzione dei rapporti di cooperazione militare e in ogni altro ambito. Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni in sintesi.
Dobbiamo ovviamente sostenere l’informazione libera affinchè la guerra che Israele da sempre conduce contro la verità trovi un argine solido.