I timori che la manifestazione pro palestina, che si è tenuta ieri a Roma, potesse essere non altrettanto partecipata di quelle che si sono tenute nel resto d’Italia e del mondo, sono andati fugati alla vista di una piazza Esquilino gremita fino a scoppiare.
Migliaia di persone hanno voluto partecipare nonostante le difficoltà legate alla situazione sanitaria. Ai movimenti e associazioni pro Palestina e alle diverse sigle dei sindacati di base che hanno assicurato il grosso della presenza, si sono aggiunte le realtà più diverse, da comitive provenienti dalla provincia limitrofa, fino a gruppi di cittadini dell’Equador e dello Sri Lanka, tutti a manifestare la loro solidarietà con il popolo palestinese a fianco degli oppressi di tutto il mondo.
Numerosi anche i singoli cittadini che hanno voluto sottolineare ciascuno le istanze più diverse, da Marco che protestava per il transito di armi nei porti italiani il quale, in barba alle leggi nazionali, nutre questo e altri conflitti, a Donato che non più un giovanotto di primo pelo, si è preso la briga di alzare il suo dissenso verso un mondo politico italiano in generale e la sinistra in particolare, schierati tutti dalla parte degli oppressori e non degli oppressi. Ancora ci ha attirato il cartello di Mario, antifascista da sempre, attonito di fronte al silenzio in questa circostanza della senatrice Segre.
Mentre sul palco si avvicendavano gli interventi, gli slogan hanno scandito una ordinata e pacifica manifestazione come non se ne vedevano da tempo, partecipata da una cittadinanza informata e puntuale nella propria protesta.
Due sono stati gli aspetti macroscopici: primo, l’assenza di leader politici che invece numerosi si sono presentati alla manifestazione pro sionista tenuta sempre a Roma nei giorni passati. Secondo, il minimo comune denominatore che sembra aver accumunato la protesta di tutti è stata l’accusa al mondo dell’informazione. Anche in questa occasione infatti esso ha dimostrato di non essere più meritevole di alcun credito, a causa della propria manifesta incapacità di ospitare la pluralità delle posizioni.