12 gennaio 2009, Gaza. Vittorio Arrigoni è ansimante durante il collegamento con la Rai. Sta convulsamente scendendo le scale della sede della stampa locale. “È appena arrivato un avviso per telefono che l’aviazione israeliana sta per bombardare l’edificio”. Dichiara ai colleghi e agli ascoltatori nella sicurezza dei loro salotti. Alla domanda su quanto preavviso avesse, Arrigoni ride. “Abbiamo due-tre minuti”.
Quello che colpisce nel suo intervento non è la conta drammatica dei morti, né la voce salda dinanzi alla Guernica palestinese. Ciò che sorprende è l’uso del pronome “noi”. Arrigoni afferma: “siamo in una catastrofe innaturale”, “siamo abbandonati a noi stessi”. Vittorio, un europeo, bianco si è completamente identificato con gli oppressi, in un estremo esercizio di empatia. Mangia ciò che mangiano, respira ciò che respirano, vive ciò che vivono.
Quando gli chiedono: “Arrigoni, ma lei come fa vivere così? Come ci si trova a vivere una vita così?”, Vittorio risponde: “Eh, eh, come ci si trova? Ma non sono solo io, siamo un milione e mezzo”.
Ben Gurion aveva dichiarato, riferito ai Palestinesi: “Li vediamo come asini”. E’ solo sotto una simile de-umanizzazione dell’altro che si possono uccidere bambini. Arrigoni è l’occidentale che ha maggiormente restituito umanità ai Palestinesi, accettando di vivere con loro sotto assedio a Gaza.
Sarebbe facile tracciare un parallelismo agiografico con San Francesco, ma non è questo il contesto. Il parallelismo facile da vedere è quello con la situazione attuale nel 2021. Dieci anni dopo la morte di Arrigoni, la stessa situazione si ripete con la devastazione delle sedi di Al-Jazeera e Associated Press. Dieci anni dopo la morte di Arrigoni, torniamo a contare il bilancio dei morti: bambini, donne e uomini inermi. Non si possono citare i numeri, perché in continuo aggiornamento. Non i nomi delle vittime, ma i numeri sono diventati ardui da registrare. Considerate questo.
Al lettore agnostico, neutrale sulla questione, sorgeranno spontanei dubbi riguardo la legittimità, o perlomeno l’efficacia, delle missioni antiterrorismo israeliane. Se la maggioranza delle vittime sono civili, come si giustifica la violenza militare? Se Israele ha il diritto a difendersi, ai Palestinesi rimane il diritto alla sopravvivenza? E difendersi da chi, se le vittime degli attacchi sono civili indifesi? Quale minaccia rappresentano, per meritare ancora il mortaio? Come si può costruire la pace, lasciando neonati agonizzanti tra le braccia dei genitori? Quanto odio si sarà disseminato nei cuori degli orfani e delle vedove? Che guerra al terrorismo è quella che genera terrore tra gli innocenti?
Il lettore agnostico diffidi dagli opinionisti di entrambe le parti, si armi di sano scetticismo e si informi. Legga i report degli osservatori internazionali, consulti le centinaia di risoluzioni ONU, dia ascolto ai giornalisti sul campo, come Arrigoni, che si è immolato sull’altare della verità e le cui cronache sono state raccolte nel libro Restiamo Umani.
E se il lettore agnostico iniziasse a pensare che tutte le fonti citate siano tarlate da un subdolo antisemitismo delle élite mediatiche ed intellettuali, allora il lettore agnostico si rivolga ad autorevoli voci ebraiche.
Veda i pareri di Moni Ovadia, attore e autore italiano, ebreo. Veda Bernie Sanders, candidato alle presidenziali americane, ebreo. Guardi Noam Chomsky, considerato il più grande intellettuale vivente, ebreo. Legga Zygmunt Bauman, il più influente sociologo degli ultimi decenni, ebreo. Legga Norman Finkelstein, esperto sulla questione palestinese, il cui padre era ad Auschwitz e la madre a Majdanek, ebreo, se non fosse chiaro. Legga Raul Hilberg, di gran lunga riconosciuto come la massima autorità sull’Olocausto, ebreo. Legga Gideon Levy, il più accreditato giornalista israeliano, ebreo.
Se il lettore agnostico troverà una storia di segregazionismo, discriminazione, assedio, violenze ingiustificate, illegali espropriazioni di territori, becero colonialismo, demolizione di case … Se il lettore agnostico avrà trovato questo, allora si infiammi e si appassioni, perché, con le parole di Gramsci: “l’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. […] Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà”.
Il lettore agnostico si appassioni, perché la minima reazione all’ingiustizia è l’indignazione, se non per amore del prossimo, almeno per la sopravvivenza della propria coscienza.
All’ombra di Vittorio Arrigoni, restiamo umani.