Fino ad oggi la Comunita Musulmana Albanese (KMSH) non ha ancora condannato il terrorismo israeliano. Anzi, il sito “Izraeli sot”(Israele Oggi) riporta come pochi giorni or sono l’ambasciatore israeliano, assieme al capo della Communita Bektâşî albanese, Edmond Brahimaj (Baba Mondi), avevano organizzato una cena per la rottura del digiuno (Iftar) cui hanno partecipato rappresentanti di varie fedi, tra i qualli il Mufti di Tirana Lauren Luli, come pure l’ambasciatrice statunitense Yuri Kim.
Nella capitale albanese una manifestazione in piazza c’è stata, anche se gli organizzatori rimangono sconosciuti, con molte persone a manifestare contro l’ingiustizia che continua a subire il popolo palestinese.
Le bandiere palestinesi hanno sventolato anche in Macedonia, a Skopje, in un evento di protesta contro i crimini israeliani organizzato dal Dunja Social Center (Социјален центар Дуња).
La Comunità Religiosa Islamica della Repubblica Macedonia del Nord (BFI) aveva già condannato il terrore israeliano riguardo agli incidenti avvenuti a Gerusalemme, dichiarando “profondo rammarico per gli attacchi [israeliani] in quanto atti disumani e incivili, contrari ai principi della pace internazionale e alle convenzioni sull’inviolabilità dei luoghi sacri”.
La Comunita Islamica di Kosovo si e’ espressa tramite il messaggio Naim Ternava, il grande Mufti: “Ho seguito con preoccupazione la situazione a Gerusalemme. Esprimo la mia profonda preoccupazione e quella dei credenti musulmani per la violenza contro il popolo palestinese a Gerusalemme e nei territori palestinesi… Gerusalemme è il luogo di tutte le religioni e credenze monoteiste, e come tale dovrebbe essere il luogo della convivenza e della comprensione.
Preghiamo che Gerusalemme, Al-Aqsa e altri luoghi di culto trovino la pace il prima possibile e che il popolo di Gerusalemme trovi pace e sicurezza”.
Centinaia di persone si sono radunate nella piazza principale di Prishtina per protestare contro le violenze e l’oppressione verso i palestinesi in una manifestazione organizzata da attivisti della società civile, e durante la quale è stato rivendicato il diritto ad una “Palestina libera” e sono riecheggiate le condanne “Contro il fascismo israeliano”.