Me lo ricordo alla Mecca.
Trascorrevano gli ultimi giorni del mese di Ramadan 1420, passavamo la notte nell’Hàram Sharif, vicino alla Ka’aba e lo vedemmo alla preghiera del fajr, per due o tre volte di seguito, sempre nello stesso punto della moschea.
Era solo, vestiva un tunica marrone.
I fratelli che stavano con me volevano che andassimo a salutarlo, li convinsi a lasciarlo in pace conoscendo il suo riservo in merito alla sua appartenenza religiosa.
Tornando in patria, per levarmi un residuo dubbio, investigai se il consolato saudita gli avesse rilasciato il necessario visto… ne ebbi confidenziale conferma.
Io lo avevo intuito da molti anni, da quando vent’anni prima, era il 1982, da musulmano che si avviava alla pratica religiosa, sentii per la prima volta “Centro di gravità permanente”: anche lui stava facendo un percorso simile al mio e vedendolo alla Mecca, alla preghiera dell’alba fui certo del suo islam.
Ora, che come con Fabrizio De André, quelli che lui stigmatizzò per tutta la vita, si affannano nelle loro lamentazioni ipocriti, lo affidiamo alla misericordia dell’Altissimo, Lui avrà cura della sua anima.