Il racconto pro-sionista ed anti-palestinese dei media mainstream di questi giorni di aggressione israeliana ha suscitato la risposta di masse di cittadini che si sono mobilitati online per denunciare e sensibilizzare la violenta offensiva contro Gerusalemme e Gaza.
In questo contesto il lavoro del quotidiano La Luce è stato fondamentale per dare voce a chi non ne ha e per offrire un racconto libero dacensure politiche.
Il quotidiano ha denunciato le fake news e i pregiudizi dei media riunendo dando voce attraverso i suoi articoli e le sue trasmissioni live a molti attivisti ed esperti che hanno informato in modo onesto e coraggioso sulle quotidiane violazioni dei diritti umani e della legalità internazionale da parte di Tel Aviv.
Questo non avverrà più per settimane in seguito alla decisione di Facebook di bannare il direttore Davide Piccardo a causa della pubblicazione nel social di un articolo che spiegava l’origine e la storia di Hamas, il social network ha accusato Piccardo di fare apologia del terrorismo.
Il quotidiano denuncia con fermezza la decisione di censurare e bannare una voce importante della comunità islamica italiana e soprattutto il direttore di una testata giornalistica per settimane in un periodo delicato come questo in cui la disinformazione e la propaganda anti-palestinese dilagano.
Il direttore ha dunque espresso la sua intenzione di agire legalmente per ripristinare il suo diritto di espressione e per difendere la libertà di stampa e di informazione:
“Si tratta di una grave violazione della libertà di espressione e della libertà di stampa, diritti garantiti dalla nostra Costituzione e dal nostro Stato di diritto, Facebook è un’azienda privata ma non può fare quello che vuole in quanto presta un servizio pubblico e pertanto deve sottostare alle leggi della Repubblica, questo è già stato stabilito da varie sentenze e ci batteremo per far valere i nostri diritti”.
Piccardo poi entra nel merito della questione: ritengo grave che Facebook abbia fatto riferimento al terrorismo, è ridicolo e offensivo, noi facciamo informazione e abbiamo pubblicato un articolo di Paolo Gonzaga che è un esperto che ha alle spalle anche pubblicazioni sul tema, l’articolo non ha nessun intento apologetico, anche fosse non dovrebbe essere censurato, ma comunque così non è. Risulta evidente che il nostro lavoro sulla Palestina sta dando molto fastidio.
Il ban infatti, probabilmente il risultato di segnalazioni in massa di haters e critici che seguono la pagina del direttore fu preceduto da un altro ban per la pubblicazione di un articolo pubblicao dal quotidiano Il Manifesto sull’importanza delle cure domiciliari in tempo di COVID-19.
Il rischio di censura permanente e l’impatto che questa aggressione rischia di avere per la comunità islamica, per i palestinesi, e per il mondo del giornalismo richiedono un’azione decisa e la mobilitazione di tutte le parti interessate per garantire che mezzi di informazione di privati ma che provvedono de facto un servizio pubblico rimangano liberi ed imparziali.