Il ministro degli Esteri, Simon Coveney, ha definito la mozione come un “chiaro segnale” della profondità di questa convinzione in Irlanda
Il parlamento irlandese ha condannato l’ “annessione de facto” da parte di Israele dei territori palestinesi, si tratta di una svolta storica in quanto è la prima volta che un paese UE usa ufficialmente quell’espressione.
I partiti del governo e dell’opposizione hanno votato unitariamente per sostenere una mozione che criticava il trattamento riservato da Israele ai palestinesi.
Il ministro degli Esteri, Simon Coveney, ha definito il voto espresso dal Dail (la camera bassa del parlamento) un “chiaro segnale della profondità di questo sentire in tutta l’Irlanda”.
Israele ha risposto inviperito definendo la mozione “oltraggiosa”, “priva di fondamento” e una “vittoria per le fazioni palestinesi estremiste”. Lior Haiat, un portavoce del ministero degli Esteri, ha affermato che escluderà l’Irlanda dalla sua speranza di svolgere un ruolo costruttivo nel conflitto.
John Brady, membro del parlamento del partito di opposizione irlandese Sinn Féin, che ha sponsorizzato la mozione, ha definito il voto una vittoria per la giustizia.
Il Dail ha tuttavia respinto un emendamento di People Before Profit, un piccolo partito di sinistra, per espellere l’ambasciatore israeliano.
Il ministro Coveney ha affermato che il governo di centrodestra ha appoggiato la mozione a causa di quello che ha definito un trattamento “manifestamente ingiusto” di Israele nei confronti del popolo palestinese.
“La portata, le modalità e la natura strategica delle azioni di Israele in merito all’espansione degli insediamenti e l’intento che evidenziano ci hanno condotto a un punto in cui dobbiamo essere onesti su ciò che sta effettivamente accadendo … È de facto l’annessione”, ha detto Coveney in parlamento”, ha poi aggiunto: “Questo non è qualcosa che dico con leggerezza. Siamo il primo Stato dell’UE a farlo. Ma riflette l’enorme preoccupazione che abbiamo per l’intento delle azioni e, ovviamente, il loro impatto “..
Per più di 50 anni, Israele ha mantenuto un’occupazione sui territori palestinesi. Negli ultimi anni, i funzionari del governo israeliano hanno annunciato l’intenzione di rivendicare o annettere definitivamente la terra.
La differenza tra occupazione e annessione è fondamentale poiché i palestinesi che vivono su terre annesse vivrebbero tecnicamente all’interno di Israele senza diritti di cittadinanza.
Circa 450.000 coloni israeliani vivono nella Cisgiordania occupata, tra circa 3 milioni di palestinesi.
E’ assolutamente significativo che la rappresentanza istituzionale di un popolo che ha lottato contro l’imperialismo britannico per quasi 400 anni e ancora soffre l’occupazione dei 6 delle sue storiche contee, non abbia più potuto rimanere silente di fronte all’evolversi tragico della situazione in Palestina.
Nell’Ulster, ancora sotto il dominio UK, la parte della popolazione (intorno al 40%) che sostiene il permanere dell’occupazione discende da quella colonizzazione del XVI secolo che aveva anche connotati culturali e religiosi nota come Plantation of Ulster a beneficio di parte della popolazione inglese e scozzese.
Tutti i possedimenti dei regnanti irlandesi O’Neill ed O’Donnell, così come di coloro che li avevano in passato supportato, furono confiscate e riassegnate ai nuovi coloni. Le terre raggiungevano la cifra di circa mezzo milione di acri (2.000 km²)
Come requisito, gli aspiranti coloni dovevano parlare inglese ed essere protestanti.
La Plantation of Ulster fu la maggiore di quelle avvenute in Irlanda. Lo scopo di tale operazione fu di prevenire ogni successiva ribellione, dato che era stata l’area dell’isola irlandese che più aveva contrastato il dominio inglese nel secolo precedente.
Ogni parallelismo con l’insediamento ebraico nei territori palestinesi, non è casuale, è inevitabile.