Chiedi alla polvere di John Fante, un romanzo che ha il sapore forte della vita

Chiedi alla polvere, questo il titolo del romanzo probabilmente più famoso di John Fante (1909-1983), un titolo che suona bene, che nell’ originale inglese, Ask the Dust, suona anche meglio, perché più secco e sonoro che in italiano; un titolo che fa pensare al verso iniziale di una bella poesia; e in effetti Chiedi alla polvere è anche una lunga poesia tutta in prosa; verso libero, liberissimo: il mondo sembrava un mito, un piano trasparente, e tutte le cose su di lui erano lì per un solo momento; tutti noi, Bandini, e Hackmuth e Camilla e Vera, tutti noi eravamo lì per un breve istante, e poi eravamo in qualche altro posto; non eravamo vivi per niente; ci eravamo avvicinati alla vita, ma non ci siamo mai riusciti. Moriremo. Anche tu, Arturo, anche tu devi morire.

E ancora: un anno, cinque anni, dieci anni, e non ho visto il mare. Mi son detto, che è successo al mare? E ho risposto, il mare è ritornato, ritornato nel serbatoio della memoria. Il mare era un mito. Non c’è mai stato il mare. Ma c’era un mare!  …..  ci sarà solitudine con solo le mie lacrime come bagnati uccellini consolanti, che scendono ad addolcire le mie riarse labbra. Ma ci sarà consolazione, e ci sarà bellezza come l’amore di qualche fanciulla morta. Ci sarà una risata, una contenuta risata, e una quieta attesa nella notte, una soffice paura della notte come prodigo, insultante bacio di morte. Quindi sarà notte, e i dolci unguenti dalle rive del mio mare, versati sui miei sensi dai capitani che abbandonai nel sognante impeto della mia giovinezza…

In una Los Angeles anni trenta, un giovane aspirante scrittore forte di un talento narrativo ancora verde ma autentico, trascorre i suoi giorni chiuso nella stanza di un hotel a buon mercato cercando ispirazione. Vuole scrivere un romanzo. Come tutti i giovani un po’ bohémien, e come spesso capita agli artisti incompresi, Arturo Bandini soffre di una costituzionale, disperante mancanza di denaro. Il denaro poi arriverà in seguito ai suoi successi letterari, inviato come per miracolo dall’editore mr. Hackhmuth, personaggio che aleggia lontano ma benefico come un santo protettore al quale rivolgersi e al quale offrire devozione. Ma il giovane artista del denaro non sa bene che farne, e quando arriva lo sciupa, e lo spende con assoluta e totale noncuranza, per poi ritrovarsi al punto di partenza, povero ancora.

Chiedi alla polvere è un romanzo che pagina dopo pagina con la sua intrinseca poesia offre immagini sorprendenti, e lirismo, e struggimento; un romanzo che crea una sensazione leggera e difficile da definire, immerso com’è in un mondo umano e psicologico lontano da schemi consueti.

L’ universo, quello in cui è ambientata la storia, è quello californiano degli anni trenta; la California, una terra dove legioni di pensionati provenienti dalle regioni continentali degli Stati Uniti vanno a cercare il sole e il colore del cielo e delle arance, ma che agli occhi giovani di Arturo Bandini altro non fanno che finire mestamente i loro giorni, ed il sole e le arance di California non potranno cambiare il loro destino e forse neppure addolcirlo.

E a loro, ai vecchi danarosi in cerca di un paradiso non più alla loro portata, si contrappone il giovane Arturo Bandini con il suo sogno di gloria letteraria e d’amore. 

Il figlio di immigrati italiani, che a Los Angeles vengono designati col termine dispregiativo di dagos, incontra in un locale una cameriera messicana, una cameriera greaser, e greaser, cioè un termine che significa più o meno imbrillantinato, è invece il nome d’arte -si fa per dire- che gli americani di origine wasp -acronimo per white, anglosaxon, protestant-, cioè gli americani bianchi, biondi, di origine anglosassone e in genere ricchi, affibbiano ai latini, agli immigranti latino-americani, che non sono biondi, di colore tendono all’olivastro, e non hanno origini anglosassoni, ma provengono da paesi come il Messico e il Guatemala, e in genere non sono ricchi, anzi. 

John Fante ci racconta l’incontro fra il giovane aspirante scrittore di origini italiane, e la giovane cameriera messicana; il giovane dago e la bella cameriera greaser, che nel suo cuore Arturo Bandini trasfigura fino a pensarla come un’autentica principessa maya, che ama alla follia e dalla cui coppa beve un nettare dolcissimo e inebriante capace però di diventare, ahimè, anche amaro come il fiele.

La cameriera, l’amore perduto di Arturo, si chiama Camilla. E non è una storia semplice quella che si sviluppa fra i due. L’amore di Arturo è un amore- ahimè, purtroppo capita- non ricambiato o mal ricambiato, pieno di chiaroscuri; fonte, come tutti gli amori non ricambiati o mal ricambiati, di infiniti e lancinanti dolori. La trama è piuttosto complicata e lascio il piacere di scoprirla a chi vorrà prendere in mano e leggere questo bel libro. 

Chiedi alla polvere, un romanzo che emana luce e che ha il sapore forte della vita.