A morte gli arabi e insulti al Profeta, il video shock dei sionisti a Gerusalemme

La marcia della morte: orde di sionisti occupano Gerusalemme inneggiando alla morte ed alla distruzione. Fra i partecipanti anche giovanissimi.

Il 16 Giugno ha visto la marcia di orde di sionisti a Gerusalemme in chiave colonialista e xenofoba. La marcia è stata accompagnata da ulteriori bombardamenti contro Gaza da parte dell’esercito sionista che ha affermato di aver risposto a dei “palloni incendiari” di Hamas.

L’ennesima aggressione sionista avviene in concomitanza con la salita al potere del nuovo primo ministro israeliano Naftali Bennet, noto per le sue istigazioni alla violenza come “ho ucciso molti arabi, non c’è niente di male in ciò”.

I video della marcia in particolare hanno suscitato le denunce degli attivisti che hanno anche puntato il dito contro il silenzio mediatico in Occidente in seguito alla sconfitta mediatica del regima sionista ottenuta grazie al lavoro degli attivisti per la Palestina.

Il video mostra ebrei di tutte le età dai giovanissimi a più anziani cantare ed inneggiare alla ”morte degli arabi”, bestemmie contro il Profeta Muhammad (pbsl), e inneggiare ad una seconda Nakba – la brutale espulsione forzata avvenuta nel ‘48 di metà della popolazione locale palestinese -. I cori hanno incluso frasi come “l’unico arabo buono è l’arabo morto”, “l’arabo è figlio di puttana”, “la Palestina è morta”, e “che i vostri villggi possano bruciare. Questa è la nostra casa, andatevene in Thailandia”.

Le forze sioniste hanno scortato le orde di manifestanti attraverso Gerusalemme mentre i palestinesi denunciavano il doppio standard adottato e l’ingiustizia. Alcuni rappresentati di spicco della comunità islamica come l’imam Omar Suleiman (USA) hanno denunciato la censura di alcuni dei loro post a Facebook ed Instagram che hanno semplicemente mostrato le immagine ed i video della marcia della morte.

Nell’assordante silenzio dei media occidentali, risuona oggi con ancor più forza l’analisi del celebre storico ebreo Ilan Pappe che nel parlare della Nakba del ’48 e dell’infrastruttura coloniale, apartheid ed oppressiva del sionismo che l’hanno accompagnata la accostò al nazismo:
“Io ho cercato un caso di una simile natura ed un destino di questo genere invano attraverso la storia del mondo come lo conosciamo all’indomani della seconda guerra mondiale. Vi sono in effetti casi simili prima di ciò come la pulizia etnica dei non-ungarici alla fine del XIX secolo, il genocidio degli armeni, e l’olocausto perpetrato dall’occupazione nazista contro i Rom negli anni ’40“ (Pappe, 2007:09).